Italia terra promessa della delinquenza estera. C'è da «sperare» nel complotto
Documenti abbandonati da parte di noti delinquenti che fanno strage: o il sistema di sicurezza europeo è nullo, oppure qualcuno trama contro la civiltà occidentale
BERLINO - L’auspicio è che abbiano ragione i complottisti, coloro vedono dietro ogni attacco la lunga mano dei servizi segreti occidentali: la dietrologia è l’ultima speranza dell’Occidente, ormai. I documenti che vengono puntualmente dimenticati in bella vista, e che quindi firmano inesorabilmente ogni singolo eccidio, potrebbero essere la prova di una manipolazione mediatica volta a terrorizzare l’Europa: atto conclusivo di una ramificazione che avviluppa le nostre vite. Sì, alla fine sperare che vi sia uno spectre del terrore è l’unica soluzione auspicabile, perché l’alternativa è molto più oscura e gravida di pericoli. Significherebbe ammettere una resa senza condizioni ad un'armata di straccioni indemoniati; accettare così la nostra inferiorità militare, avallare la diffusa percezione che la vita quotidiana debba essere spesa tra inutili soldati armati fino ai denti che pattugliano le nostre città, vedere in un ogni migrante un potenziale terrorista, anche se costui è l’uomo più pacifico vivente sulla terra. Sì, speriamo che sia un complotto ordito dalle multinazionali, dal potere finanziario, dalla Cia, dal Mossad e da tutti coloro che vogliono destabilizzare le vite normali di centinaia di cittadini occidentali. Qualcosa che abbia un senso più alto della pura e semplice sconfitta.
Le quattro sconfitte dell'Occidente
Le evidenze che ora dopo ora emergono da quando a Berlino è stata fatta strage sono ancora più inquietanti dell’evento in sé. Un giovane tunisino, inquadrato appena sbarcato in Italia come un soggetto border line, ha vagato per il nostro paese prima e per l’Europa poi, indisturbato. Imbarazzanti le scuse che vengono portate avanti dalle istituzioni italiane: le autorità tunisine non hanno collaborato. Lapalissiana ammissione che non riusciamo ad espellere nemmeno i peggiori delinquenti dichiarati in primis, e che il peso politico dell’Italia può essere bellamente ignorato da una piccola nazione come la Tunisia, poi.
1. Italia terra promessa della delinquenza estera
Siamo diventati la terra promessa della delinquenza estera, non abbiamo filtri che possano dividere coloro che vogliono integrarsi da coloro che vogliono solo distruggere. Una volta che un delinquente pazzo mette il piede in Italia rispedirlo a casa pare impossibile. Viene i sospetto inoltre che paesi come la Tunisia lavorino per espellere, loro, e poi mantenere fuori, i peggiori delinquenti che hanno cresciuto. Siamo di fronte a un processo di espulsione al contrario.
2. Tutti sanno ma questi agiscono in totale libertà
Secondo: un delinquente dichiarato, probabilmente affetto da turbe psichiche, può far perdere le proprie tracce, attraversare confini, essere segnalato come pericoloso, procurarsi documenti falsi e presentarli alle autorità, vivere senza un lavoro per mesi e anni, dichiarare pubblicamente ai membri della sua comunità l’odio per l’occidente: tutto questo in piena libertà. I tratti comuni dei vari soggetti che hanno fatto strage a Parigi, Bruxelles, Berlino e Nizza sono sempre questi. Tutti sanno, compreso le autorità, della loro pericolosità sociale: ma alla fine, per una ragione o per l'altra, il processo si conclude con un attacco terroristico.
3. La «radicalizzazione» si fa ormai sui social
Terzo: la «radicalizzazione» si fa ormai sui social media, dove figure carismatiche possono liberamente indottrinare chiunque abbia una connessione internet. Si apprende dai media che questi «maestri» sono universalmente conosciuti, hanno migliaia di seguaci, girano anch’essi liberamente per i nostri paesi o nei loro. Le diplomazie occidentali, che non riescono a far tornare a casa i delinquenti psicotici, di fronte a tali elementi alzano le braccia e invocano la libertà d’espressione. Il problema su internet però, da qualche giorno, sono le bufale che danneggiano i governanti occidentali.
4. I fanatici religiosi vivono grazie ad un rete informale che li copre
Quarto: i fanatici religiosi vivono grazie ad un rete informale che li copre. La latitanza di Saleh Abdelsalm, il terrorista di Bruxelles che ha vissuto nel suo quartiere, Moolembeck, per mesi, prova che il concetto di «estremismo» è fallace. Sì, probabilmente si tratta di una avanguardia disposta a combattere, ma che vive grazie al sostegno della maggioranza silenziosa della comunità a cui appartengono. Un’omertà che non si scioglie nella denuncia alle autorità di un potenziale assassino. Non è dato sapere quante soffiate provengano dalla comunità islamica verso membri che manifestano radicalismo. Immaginiamo poche, se non nessuna. Gruppi sempre più vasti manifestano empatia verso coloro che portano avanti azioni omicide, garantendo copertura, denaro, documenti, logistica. Un sordo risentimento si sta allargando in questi gruppi verso la cultura occidentale.
Non è complotto, è solo inferiorità
Per queste e molte altre ragioni, che dichiarano la resa di fronte a un nemico militarmente superiore, nonché l’inesorabile decadenza di una società senza obbiettivi, l’ultima speranza che abbiamo è quella del complotto. Non si sa di chi precisamente, non si sa per quale ragione, ma sempre complotto. Anche se nulla di tutto questo è dimostrabile.
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