19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Alexis Tsipras scrive al suo popolo

«Cari Greci, facciamo vedere alla tiranna Europa cos’è la democrazia»

L'opinione pubblica, sulla crisi greca, si divide. In ogni caso, che sia vero o meno, la vicenda si configura sempre più come una «lotta per la dignità e la democrazia» contro il «tiranno»: retorica ben evidente nella lettera che il premier greco ha scritto al suo popolo per annunciare il referendum, e che vale la pena leggere

ATENE – Dopo il «lunedì nero» della Grecia, si respira aria di attesa: in attesa i mercati, il popolo ellenico e l’Europa tutta. Ieri il Financial Times riportava il tweet del commissario economico Ue Pierre Moscovici, secondo cui i negoziati erano pronti a ricominciare; eppure, poco dopo l’eurodeputato di Syriza Stelios Kouloglou attaccava a Today programme: «Questo programma è un inferno. Ci devasterà. Ci saranno 300mila disoccupati in più. E’ un gioco politico per rovesciare Tsipras». Quindi, il presidente Juncker rivelava al mondo di sentirsi «tradito» da Atene.

Tsipras è un eroe?
Una crisi che divide l’opinione pubblica. C’è chi si augura che i «creditori» (tra i quali, lo ricordiamo, vi è anche il nostro Paese) possano avere indietro il malloppo prestato, e chi vede Tsipras come il primo europeo ad «alzare la testa» contro la tiranna Bruxelles. In ogni caso, sono giornate di tensione e dignità, in Grecia, giornate in cui si ha la percezione di camminare lungo un filo sottilissimo: da un lato, il baratro; dall’altro, la rivoluzionaria salvezza per la Grecia e per tutto il continente. Lo si evince anche dalla lettera diramata venerdì, verso l’una di notte, che Tsipras ha indirizzato al suo popolo e, indirettamente, all’Europa tutta.

Orgoglio ellenico
Una lettera piena di orgoglio e risentimento per la tiranna Bruxelles, davanti alle cui pretese il primo ministro ellenico sembra determinato a non abbassare la testa. «Greche e greci, da sei mesi il governo greco conduce una battaglia in condizioni di asfissia economica mai vista, con l’obiettivo di applicare il vostro mandato del 25 gennaio a trattare con i partner europei, per porre fine all’austerity e far tornare il nostro paese al benessere e alla giustizia sociale», si legge. In gioco, quella stessa democrazia di cui la Grecia fu la patria fondatrice. Perché «l’ultimatum» presentato dai creditori nell’ultimo Eurogruppo, sostiene Tsipras, «non rispetta i principi costitutivi e i valori dell’Europa, i valori della nostra comune casa europea». La proposta, anzi, caricherebbe il popolo greco di ulteriori, «insopportabili pesi», e aumenterebbe «in modo smisurato le disuguaglianze sociali».

Il «ricatto» dell’Ue
Deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, nuove diminuzioni dei salari del settore pubblico, aumento dell’IVA per generi alimentari, ristorazione e turismo, abolizione degli alleggerimenti fiscali per le isole della Grecia: misure che, a detta del premier ellenico, violerebbero «le conquiste comuni europee e i diritti fondamentali al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità», ma soprattutto mirerebbero alla mera «umiliazione del popolo greco». Di qui, il referendum: perché è il popolo sovrano l’unico a poter decidere del proprio destino.

Toni degni del grande Pericle
Un destino su cui pesa, secondo Tsipras, «l’ultimatum ricattatorio che ci propone di accettare una severa e umiliante austerity senza fine e senza  prospettiva di ripresa sociale ed economica». Di fronte a tutto ciò, il premier non si limita a offrire al proprio popolo l’occasione del referendum, ma vi si appella perché risponda con «democrazia, sangue freddo e determinazione», perché mandi un «messaggio di dignità a tutto il mondo», contro un’Europa di «padroni e ospiti». «Vi chiamo tutti e tutte con spirito di concordia nazionale, unità e sangue freddo a prendere le decisioni di cui siamo degni. Per noi, per le generazioni che seguiranno, per la storia dei greci. Per la sovranità e la dignità del nostro popolo». Toni di cui, forse, Pericle in persona si sarebbe complimentato con il suo successore.