19 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Tra crisi greca, ucraina e migranti l'Europa è a brandelli

La dis-Unione europea

Non è un buon momento per l'Europa. Le due maggiori «emergenze» che sta vivendo - la crisi greca e la questione migratoria - la stanno letteralmente riducendo a brandelli. Gli ultimi segni di insofferenza, le manifestazioni slovacche e le elezioni danesi. Come uscirne?

BRUXELLES – Una cosa è certa: non è un buon momento per l’Europa. La Grecia sempre più appesa a un filo; la crisi ucraina che ha condotto l’Occidente sull’orlo di una nuova guerra fredda; e ancora, il flusso migratorio che divide sempre di più i membri dell’Unione, incapaci di  gestirlo. Secondo il New York Times, sempre più fessure si aprono nel tessuto del Vecchio Continente. Nelle ultime ore, i segnali sono giunti dall’Europa dell’Est e del Nord: da un lato, le proteste anti-immigrazione in Slovacchia; dall’altro, il risultato elettorale in Danimarca.

Tensioni in Slavocchia e Danimarca
In effetti, la giornata mondiale dei rifugiati celebratasi il 20 giugno, a Bratislava, è stata festeggiata «all’incontrario». Migliaia di slovacchi sono scesi in piazza nella capitale per manifestare contro l’ipotesi che quote di migranti arrivati dal Mediterraneo vengano distribuite nei diversi paesi dell’Unione europea. La manifestazione era organizzata dal movimento anti-islamico «Stop all’islamizzazione dell’Europa», in risposta alla proposta europea d’inviare in Slovacchia 471 migranti dall’Italia e 314 dalla Grecia, ed è sfociata in un centinaio di arresti. Nel frattempo, il risultato delle elezioni danesi confermava la tendenza europea: il centrodestra ha vinto sulla promessa di un giro di vite sull’immigrazione, che pure non rappresenta un problema così grande per il Paese scandinavo. Ma la propaganda xenofoba ha avuto la meglio, al punto da assegnare il 21,1% dei consensi al Partito del Popolo Danese, ultra-nazionalista e fortemente anti-immigrato.

Via libera alla prima fase della missione anti-scafisti
Nel frattempo, il Consiglio europeo ha ratificato la missione Ue anti-scafisti, che pure ha mostrato non pochi punti di ambiguità. Innanzitutto, essa è poco giustificabile sulla base del diritto internazionale, tanto da richiedere l’intervento del Consiglio di sicurezza Onu. Anche in quel caso, tuttavia, le ambiguità permangono, perché l’operazione si avvicina pericolosamente a un atto di aggressione nelle acque territoriali libiche, cui difficilmente potrebbe associarsi la giustificazione della «grave minaccia alla pace e alla sicurezza».

Europa a brandelli
E sotto i colpi della crisi greca e della difficoltà a gestire i flussi migratori che l’attraversano, l’Europa, secondo il primo quotidiano degli Stati Uniti, si sta letteralmente disintegrando. a Bratislava le manifestazioni anti-immigrazione sono scoppiate lo stesso giorno del meeting tenutosi tra leader regionali e analisti, riguardo a un’altra preoccupante «emergenza»: la «minaccia» russa. Ma sono soprattutto la questione migratoria e la crisi greca a causare divisioni e polemiche. Mentre la Grecia è sull’orlo del collasso e i suoi rapporti con le istituzioni europee si fanno sempre più difficili, il piano Ue per la ridistribuzione delle quote di migranti è fortemente osteggiato da più parti: la crisi di Ventimiglia e la decisione dell’Ungheria di costruire un muro anti-migranti ne sono stati palesi dimostrazioni. Ma il fatto che anche in Danimarca, che pure per Trattato può asserragliarsi dietro una clausola di esclusione dalle politiche migratorie europee, i sentimenti xenofobi abbiano la meglio, è un segnale preoccupante: è l’indice di un malessere quasi irrazionale e di principio, indipendente dalle ricadute concrete del fenomeno. Ma soprattutto, è l’indice che l’Europa, oltre a non volere i migranti, non vuole essere «Europa».