7 maggio 2024
Aggiornato 12:30
I segnali di crisi non sono rassicuranti

Stati Uniti vs. Cina e Russia: verso la terza guerra mondiale?

Sembrano ipotesi da fantapolitica. Eppure, per analisti e addetti ai lavori i segnali di una crisi prossima a scoppiare sarebbero evidenti: il dispiegamento di forze militari Usa volte a contenere Russia e Cina, l'aggressività delle politiche estere sino-russe, e un sempre maggior avvicinamento economico e strategico tra Mosca e Pechino

WASHINGTON – Gli Usa stanno preparando una guerra contro Russia e Cina? Per alcuni, i segnali vanno in questa direzione. In un’intervista a PressTv, l’analista americano Mike Billington ha spiegato che le minacce militari Usa contro le due potenze e il dispiegamento di forze intorno ai loro territori potrebbero costituire l’antipasto di una terza guerra mondiale. Combattuta nella temutissima era termonucleare.

I tentacoli militari di Washington
Fantapolitica, si dirà. Eppure, i segnali di crisi sono piuttosto evidenti. Per l’ex assistente segretario del Tesoro per la politica economica Usa Paul Craig Roberts, «Pechino si sta oggi confrontando con il pivot asiatico di Obama e con la costruzione di basi navali e aeree che aumentano il controllo di Washington sul Mare Cinese Meridionale». A ciò si aggiungerebbe il tentativo americano di ridimensionare la Russia attraverso la crisi ucraina. D’altronde, l’installazione di sistemi missilistici Usa nell’Europa orientale è stata una mossa ben poco gradita a Putin. Così, nonostante per la Commissione europea Mosca non abbia il diritto di interferire sulla questione, il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha promesso che la risposta russa non si farà attendere.

Legame sino-russo stretto ma non troppo
Nel frattempo, il giro d’affari sino-russo cresce a vista d’occhio. Gli scambi bilaterali sono arrivati a quota 95 bilioni di dollari nel 2014, vicini all’obiettivo dei 100 bilioni per il 2015. Nel 2014, la Russia ha firmato un accordo trentennale da 400 bilioni per una fornitura di 38 milioni di metri cubi di gas alla Cina dal 2018 al 2047. Per non parlare, poi, delle esercitazioni navali congiunte nel mar Mediterraneo. Eppure, secondo l’analisi di The Diplomat, gli interessi di Mosca e Pechino non sarebbero così allineati come può sembrare. Nonostante il crescente legame economico tra le due potenze, infatti, il mercato Usa rimane insostituibile per la Cina, così come quello europeo per la Russia. Piuttosto, si può affermare che il legame tra le due potenze dipenda dai loro rispettivi rapporti (sempre più problematici) con l’Occidente, in primis con gli Stati Uniti.

Tensioni pronte a esplodere?
Tanto Putin quanto Xi Jinping sono leader forti, intenzionati a rivivere le glorie dei passati imperi. Lo dimostrano le loro politiche estere «aggressive»: la Cina verso il Mar Cinese Orientale e Meridionale; la Russia con la Crimea e l’Est dell’Ucraina. Ma ciò che più di tutto li accomuna è il rifiuto per l’ordine mondiale costruito dagli Stati Uniti, e che gli Usa fanno di tutto per preservare. «I finanzieri di Londra e Wall Street non accettano il fatto che la Cina, la Russia e i cosiddetti BRICS [...] stiano mettendo insieme una nuova alternativa al fallito sistema economico occidentale», ha spiegato a Press Tv Billington. D’altro canto, per Roberts né la Russia né la Cina accetteranno mai «lo stato di vassallaggio accettato dal Regno Unito, dalla Germania, dalla Francia, dal resto dell’Europa, dal Giappone e dall’Australia». Così, si può dire che lo scorso 9 maggio, Giornata della Vittoria a Mosca, sia stato uno storico punto di svolta: nella quasi completa assenza dei leader occidentali, spiccava, al fianco di Putin, la presenza del presidente cinese. Un’immagine simbolica, segnale di tensioni potenzialmente esplosive.