26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Road map per la pace è percorso a ostacoli

Crisi ucraina, forse si muove qualcosa

Dopo l'incontro a quattr'occhi fra i presidenti Petro Poroshenko e Vladimir Putin avvenuto a Minsk, le speranze per la realizzazione del piano di pace nel Donbass, in preparazione a Kiev con il sostegno di Mosca, sono però legate ai passi concreti che saranno veramente fatti da tutte le parti coinvolte, separatisti in primis.

KIEV - Si muove forse qualcosa nella crisi ucraina, dopo l'incontro a quattr'occhi fra i presidenti Petro Poroshenko e Vladimir Putin avvenuto ieri sera a Minsk. Le speranze per la realizzazione del piano di pace nel Donbass, in preparazione a Kiev con il sostegno di Mosca, sono però legate ai passi concreti che saranno veramente fatti da tutte le parti coinvolte, separatisti in primis, senza contare che il numero dei problemi da risolvere tra i due paesi è alto, a cominciare da quello del gas.

Dopo una giornata in cui si sono confrontati in formato allargato con i presidenti di Bielorussia e Kazakistan e gli alti rappresentanti dell'Unione Europea, i due leader hanno discusso per due ore a porte chiuse nel Palazzo dell'indipendenza della capitale bielorussa, cercando il bandolo della matassa per normalizzare i rapporti tra Mosca e Kiev.

Al termine dei colloqui che ha definito duri e complessi, il presidente ucraino ha annunciato che sarà allestito un piano di pace per raggiungere il cessate il fuoco nel sudest il prima possibile.

Anche quello russo si detto disposto a sostenere gli sforzi per la tregua, ribadendo però che l'Ucraina deve discuterla direttamente con i separatisti e respingendo le accuse che la Russia voglia destabilizzare l'ex repubblica sovietica.

Uno dei punti fondamentali per l'avvio del piano è il controllo del confine, dove il flusso di uomini e armi non è stato mai fermato. Per Poroshenko il cessate il fuoco è legato al ruolo della Russia nel bloccare ogni aiuto ai ribelli.

Ieri dieci paracadutisti russi sono stati bloccati in territorio ucraino e Kiev ha accusato Mosca di aver aperto un nuovo fronte a sudest di Donetsk, in una zona in cui già da settimane le truppe governative avevano ripreso il controllo.

Nelle ultime settimane i ribelli sono stati sempre più schiacciati a ridosso delle roccaforti Donestk e Lugansk, quest'ultima da metà agosto completamente circondata dall'esercito ucraino, e starebbero ora tentando di recuperare le posizioni perdute con il sostegno di rinforzi provenienti dalla Russia.

Secondo Kiev il numero dei miliziani che combatte nel Donbass si aggira tra i 15 e i 20mila. La road map tracciata a Minsk, che riprende nei contenuti le linee già presentate nei vertici degli scorsi mesi a Ginevra ad aprile e Berlino a luglio, si presenta da subito come un percorso ad ostacoli, ma se non altro in Bielorussia si è vista la volontà di riprendere quel dialogo che finora è mancato a livello bilaterale.

Putin e Poroshenko hanno accennato anche alla possibilità di ulteriori incontri a vario livello, visto che il ventaglio dei nodi da sciogliere è ampio.

Oltre al conflitto nel Donbass c'è la questione del gas, che riguarda non solo Russia e Ucraina, ma anche l'Europa. Le trattative per la ripresa delle forniture bloccate da giugno riprenderanno il 6 settembre con un colloquio tra i ministri dell'energia e il commissario europeo Guenther Oettinger che farà da arbitro. Il duello si gioca sia sul debito di oltre cinque miliardi di dollari che Naftogaz ha nei confronti di Gazprom sia sulla revisione dei contratti firmati nel 2009 da Putin e Yulia Tymoshenko.

L'Ucraina vorrebbe una riduzione del prezzo a circa 270 dollari per 1000 metri cubi, la Russia non vuole scendere sotto i 380, in linea con il prezzo medio pagato dai clienti europei.

Poroshenko è inoltre atteso a Bruxelles questo fine settimana per un aggiornamento sui progressi nel processo di implementazione dell'Accordo di associazione che è stato firmato tra Ucraina e Unione Europea alla fine di giugno. Il parlamento di Kiev a tutt'oggi non ha ancora ratificato l'intesa, anche se dovrebbe farlo nei prossimi giorni. La Rada è stata sciolta dal presidente che ha indetto le elezioni per il 26 ottobre, ma il lavoro parlamentare prosegue.