9 settembre 2024
Aggiornato 03:00
La crisi irachena

Obama: «Raid a Mosul tutelano interessi USA»

In una lettera al Congresso, il presidente americano Barack Obama ha spiegato di aver autorizzato gli attacchi aerei contro i jihadisti dello Stato islamico che controllavano la diga di Mosul, nel nord dell'Iraq, per proteggere gli interessi americani. Il portavoce dell'Isil inserito nella lista dei terroristi USA. Commissario UE Georgieva e Bildt in visita a Baghdad.

WASHINGTON - In una lettera al Congresso, il presidente americano Barack Obama ha spiegato di aver autorizzato gli attacchi aerei contro i jihadisti dello Stato islamico che controllavano la diga di Mosul, nel nord dell'Iraq, per proteggere gli interessi americani.

Il testo della lettera - «La sera del 15 agosto 2014 le forze militari americane hanno avviato operazioni aeree mirate in Iraq - ha scritto Obama nella missiva indirizzata al presidente della Camera dei rappresentanti, John Boehner, e al numero due del Senato, Patrick Leahy - queste operazioni militari saranno limitate per portata e durata in quanto necessarie a sostenere le operazioni delle forze irachene per conquistare e consolidare il loro controllo su questa importante infrastruttura».
«La perdita della diga di Mosul potrebbe minacciare la vita di tanti civili, mettere in pericolo personale e strutture degli Stati Uniti, compresa l'ambasciata a Baghdad, e impedire al governo di Baghdad di garantire servizi essenziali alla popolazione», ha sottolineato Obama.
Coperte dall'aviazione americana, le forze curde hanno riconquistato ieri la diga di Mosul, che era finita nelle mani dei jihadisti il 7 agosto scorso. Secondo le autorità americane, tra sabato e domenica sono stati messi a segno 23 raid aerei, che hanno distrutto mezzi militari e un posto di controllo dei jihadisti.

Portavoce dell'Isil inserito nella lista dei terroristi USA - Il dipartimento di Stato statunitense ha inserito nella lista degli individui considerati come terroristi il siriano Abu Mohammed al Adnani, portavoce dello Stato islamico (Is o Isil), gruppo di fondamentalisti sunniti che ha preso il controllo di vaste zone nel nord dell'Iraq e della Siria. Lo si apprende da una nota, mentre la stessa misura è stata presa anche nei confronti dell'algerino Said Arif, legato al Fronte al-Nusra in Siria.
La dichiarazione implica il divieto per gli americani di fare affari con al Adnani e Arif, e il congelamento di tutti i loro asset che rientrino nella giurisdizione Usa. Entrambi sono stati di recente aggiunti alla lista dei terroristi delle Nazioni unite, che prevede tutti gli Stati membri applichino nei loro confronti il congelamento degli asset, il divieto di viaggio e l'embargo alle armi.
Al-Adnani, nato in Siria con il nome di Taha Sobhi Falaha, è il portavoce ufficiale nonché alto esponente dello Stato islamico, si legge nella nota del dipartimento di Stato. È stato lui a diffondere la dichiarazione sulla nascita del Califfato islamico ed era stato uno dei primi combattenti stranieri a opporsi alle forze della coalizione in Iraq.
Arif è ricercato da Francia e Interpol, dopo che a ottobre 2013 è fuggito dagli arresti domiciliari in Francia e si è unito al Fronte. Disertore dell'esercito algerino, negli anni '90 è stato addestrato nei campi di al Qaeda e nel 2006 è stato condannato con l'accusa di aver progettato attentati in Francia.

Commissario UE Georgieva e Bildt in visita a Baghdad - Il Commissario europeo per gli Affari umanitari Kristalina Georgieva si sta recando in visita in Iraq, accompagnata dal ministro degli Esteri svedese Carl Bildt, per garantire sostegno politico e aiuti umanitari al paese, oggi minacciato ai jihadisti dello Stato islamico.
Stando a quanto si legge sui loro rispettivi account Twitter, i due diplomatici faranno tappa a Baghdad e a Erbil. Nella capitale sono previsti incontri con il ministro degli Esteri facente funzione Sharistani, il presidente Masum, e il presidente del parlamento al-Jibouti.
A Erbil si farà il punto sulle necessità degli sfollati in fuga dall'avanzata dei jihadisti, ha sottolineato Bildt, ricordando che si tratta di circa 1,2 milione di persone. «Una sfida umanitaria e politica enorme», ha concluso.