24 aprile 2024
Aggiornato 18:30
La crisi Ucraina

La scommessa di Poroshenko

L'Ucraina oggi ha firmato, assieme a Georgia e Moldova, l'accordo d'associazione all'Unione europea (Ue), riportando le lancette a novembre dello scorso anno, quando l'allora presidente Viktor Yanukovich, cedendo alle pressioni russe, rifutò la firma nel summit di Vilnius.

KIEV - E' un passo storico per l'Ucraina, ma che rischia anche di accelerare la crisi. L'Ucraina oggi ha firmato, assieme a Georgia e Moldova, l'accordo d'associazione all'Unione europea (Ue), riportando le lancette a novembre dello scorso anno, quando l'allora presidente Viktor Yanukovich, cedendo alle pressioni russe, rifutò la firma nel summit di Vilnius. Ma, da allora, molta acqua è passata sotto i ponti: Yanukovich è caduto, la Crimea è stata annessa dalla Russia, l'est del paese ha visto il montare della rivolta separatista ed è sull'orlo di una guerra civile.

Mosca, come previsto, ha accolto con rabbia all'evento odierno. Il viceministro degli Esteri russo Grigory Karasin, pur concedendo che è «diritto sovrano" dell'Ucraina, della Georgia e della Moldova decidere a chi associarsi, tuttavia questi paesi non possono pensare che tale associazione non avrà "conseguenze" e che tali conseguenze non saranno «serie». I rapporti tra Mosca e l'Ue, a questo punto, sono al livello più basso dalla fine della guerra fredda.

«E' un giorno storico per il mio paese, il più importante dall'indipendenza», ha dichiarato il presidente Petro Poroshenko a Bruxelles prima della cerimonia di firma alla presenza del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Il quale, dal canto suo, ha parlato di «un grande giorno» per l'Europa, la quale oggi sarà «al fianco» dei paesi neo-associati «più che mai». Dichiarazioni che suonano come un'annessione nella sfera d'influenza europea di paesi che hanno fatto parte dell'Unione sovietica e che il presidente russo Vladimir Putin avrebbe voluto vedere nel proprio conglomerato alternativo euroasiatico che vuole opporre all'Ue e all'occidente.

Brucia, a Mosca, soprattutto la scelta di Kiev. L'Ucraina è un paese con 45 milioni di abitanti, con un importante, seppur vetusto, apparato industriale, in una posizione al momento cruciale per il transito delle sue risorse energetiche, in particolare del gas, verso i ricchi clienti europei. Finché gli accordi di fornitura gasiera con la Cina non saranno pienamente operativi, il mercato occidentale dell'energia resta vitale per l'economia russa, che sta pagando con la crisi ucraina un pesante prezzo.

In Ucraina orientale, sconvolta dalla rivolta dei separatisti filorussi, secondo Kiev manovrati e riforniti da Mosca, ogni passaggio politico assume una particolare risonanza. Oggi, alle 21 in Italia, va in scadenza il cessate-il-fuoco unilaterale proclamato da Poroshenko, il quale s'è fatto promotore di un piano di pace sostenuto dall'Occidente. Questa tregua, in realtà, è stata sistematicamente violata. Dal terreno ci sono segnali contrastanti. Per esempio, i ribelli hanno rilasciato quattro ispettori dell'Osce che erano stati catturati il 26 maggio, che tengono nelle loro mani ancora un ispettore e un interprete. Lo stesso Putin ha chiesto ai miliziani di rilasciarli.

Il conflitto è già costato in tre mesi centinaia di vite, almeno 435 secondo i calcoli diffusi. Mosca, inoltre, sta pagando il prezzo di un parziale isolamento economico da parte dell'Occidente, che ha anche messi in campo sanzioni e che minaccia di inasprirle. Ieri il capo del Cremlino ha chiesto che la tregua Poroshenko venga prorogata.

Poroshenko, dal canto suo, ha dichiarato ieri di essere «pronto a fare la pace con chiunque», ma ancora non si è espresso su un prolungamento del cessate-il-fuoco. La situazione, insomma, non sembra destinata a registrare l'auspicata distensione. A dimostrarlo anche le dichiarazioni del consigliere economico di Putin, Sergey Glazyev, il quale ha detto alla Bbc che Prooshenko ha «creato un governo nazista che sta bombardando la più grande regione del paese».

In un contesto di questo genere, per la boccheggiante economia ucraina, l'associazione all'Ue porterà ossigeno. Secondo l'Ue, questo dovrebbe portare un benedficio all'export ucraino verso i Ventotto per circa 1 miliardo di euro all'anno.

Ma il principale vantaggio sarà, secondo gli esperti, il doversi confrontare e adeguare agli standard degli affari europei. Il meccanismo studiato è quello solito: l'ancoraggio di un prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi) da 12,5 miliardi di euro a un programma di riforme.