2 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Un bilancio di Ginevra

Che ne sarà del «piano per l’Ucraina»?

All’incontro a quattro (Russia, USA, UE e Ucraina) a Ginevra sulla situazione in Ucraina tenutosi il 17 aprile è nato una specie di spartito che è stato proposto di suonare a Kiev

All’incontro a quattro (Russia, USA, UE e Ucraina) a Ginevra sulla situazione in Ucraina tenutosi il 17 aprile è nato una specie di spartito che è stato proposto di suonare a Kiev.

In sostanza, i punti del «piano per l’Ucraina» coincidono con le condizioni sulle quali a partire dall’inizio dell’anno insiste la Russia, ossia la cessazione della violenza e il disarmo di tutte le formazioni illegittime, la liberazione degli edifici occupati, una riforma costituzionale e la considerazione degli interessi dell’Est dell’Ucraina, l’amnistia per i manifestanti, il rispetto dei diritti della popolazione russofona. Il processo sarà controllato da osservatori dell’OSCE.

Come era prevedibile, l’incontro a quattro si è trasformato di fatto in trattative di due forze reali sul campo della crisi, e cioè della Russia e degli USA. Il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov hanno svolto acuni turni di negoziati. È positivo già il fatto che le parti siano arrivati alla redazione di una road map per la regolazione della crisi. Ma ciò non significa affatto che successivamente tutto andrà secondo questo piano, ritiene Sergej Panteleev, direttore dell’Istituto di studi sui russi all’estero:

È, ovviamente, molto positivo che le trattative hanno avuto luogo, ma non bisogna sopravvalutare il grado di efficacia degli accordi raggiunti. Malgrado si siano delineati gli indirizzi verso la comprensione reciproca, le parti interpretano finora gli accordi a volte in modo diametralmente opposto. I commenti degli americani sui risultati dell’incontro mostrano una palese tendenza ad accusare di tutto la Russia ed a insistere sulla legittimità delle attuali autorità ucraine.

Non ha molto senso parlare troppo degli elementi deboli nel piano presentato, visto che tutto dipenderà da quanto gli ispiratori americani di Maidan siano pronti a ridurre alla ragione gli ultranazionalisti. Le autorità di Kiev hanno violato tante norme costituzionali ucraine e tante norme del diritto internazionale che è inutile aspettarsi che si ravvedano da sole.

Eppure, secondo le parole del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, i partner americani hanno assicurato che eserciteranno influenza sui propri protetti ucraini:

In Ucraina si deve arrivare ad una situazione in cui tutte le regioni senza eccezione vivano secondo le regole comuni accettate in una società civile. Le armi devono essere solo nelle mani delle forze di sicurezza, della polizia e dell’esercito e devono essere usate conformemente alle norme internazionali, anziché contro il proprio popolo, come è previsto dall’ordine firmato a Kiev dagli attuali dirigenti, ossia per la repressione delle proteste di massa.

Il problema più grande è che le deviazioni dalle norme in Ucraina sono viste da Mosca e da Washington in modo assolutamente diverso. Il dipartimento di Stato praticamente non nasconde il fatto di ritenere l’incontro di Ginevra una specie di rivincita per il piano, fatto fallire da Mosca, di «valorizzazione» dell’Ucraina da parte della NATO. E una vendetta per la Crimea che gli americani chiedono di restituire. Per il dipartimento di Stato l’»episodio ucraino» è solo una parte dell’ «offensiva» generale contro Mosca.

Sergej Lavrov ha ammonito i partner delle trattative a quattro contro i tentativi di coinvolgere l’Ucraina nella NATO. Ciò, ha detto Lavrov, silurerebbe tutto il processo:

Prima di tutto, in Ucraina è in vigore la legge sulla neutralità politica e militare. Durante le nostre discussioni abbiamo dichiarato fermamente che il cambiamento di questo status dell’Ucraina farebbe fallire tutti gli sforzi atti ad avviare una cooperazione ed un’interazione costruttiva sulle questioni legate al superamento dell’attuale crisi in Ucraina.

Arrivano già segnali allarmanti. Subito dopo l’incontro Washington ha cominciato ad affermare che il piano di Ginevra sarebbe quasi un test per la Russia e ad inculcare l’idea che questo piano preveda il disarmo quasi esclusivamente delle «formazioni banditesche» filorusse nell’Est dell’Ucraina. Tuttavia, nel comunicato si parla di tutti i gruppi armati illegittimi senza eccezione alcuna. John Kerry ha «richiamato l’attenzione» sul fatto che i protestanti filorussi costringerebbero gli ebrei di Donetsk a sottoscrivere l’obbligo di farsi registrare. Ma durante l’incontro nessuno ha menzionato il fatto che i membri del partito neonazista «Libertà», che costituiscono un quarto del governo di Kiev, sono arrivati al potere sotto lo slogan «Abbasso gli ebrei e i moscoviti!».

Un altro difetto del piano è che è costruito come un castello di carte, e cioè basta tirarne fuori una, accusando la controparte di mancata realizzazione delle sue condizioni e tutta la costruzione rischia di crollare. È difficile dire quanto a lungo esisterà questo piano con un’architettura tanto debole. I primi risultati della realizzazione del «piano per l’Ucraina» sono attesi dagli USA già alla fine della prossima settimana.