Pensioni, le graduatorie dell'Ape social escludono il 70% delle domande
La maggior parte delle domande per l'Ape social è stata respinta perché non rispettava i requisiti di accesso. Così la pensione anticipata finirà con il diventare un miraggio per moltissimi lavoratori
ROMA – Oggi per i pensionati è un giorno importante. L’Inps ha terminato la fase di monitoraggio delle domande inviate all’Ente per richiedere l’Ape social. Perciò la graduatoria dovrebbe essere online nelle prossime ore e i candidati potranno visualizzarla andando sul sito dell’Inps e inserendo il loro codice PIN. Tuttavia, nei giorni scorsi è stato reso noto che la maggior parte delle domande è stata respinta perché non rispettava i requisiti di accesso all’Ape. Così la pensione anticipata finirà con il diventare un miraggio per moltissimi lavoratori, compresi i precoci. Dati alla mano anno fatto richiesta dell’anticipo pensionistico circa 66mila persone. Ma il 70% delle domande è stato respinto ed escluso dalla graduatoria Inps. Solo in 20mila vedranno accolta la loro richiesta. In questo modo il Governo riuscirà ad ottemperare alle coperture per l’operazione, perché i 360milioni di euro stanziati dall’Esecutivo saranno sufficienti. Qualora fossero state accolte tutte le domande non sarebbero bastati.
Accolte solo 2-3 domande su 10
L’esclusione in massa delle domande – solo 2-3 su 10 sono state accolte – ha però suscitato non poche polemiche. Tanto che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha chiesto al presidente dell’Inps, Tito Boeri, di allargare le maglie dei requisiti di accesso per andare incontro alle esigenze dei lavoratori. Boeri, però, rivendica l’operato dell’Ente e sottolinea che «ha seguito le istruzioni del ministero». Tuttavia, il numero uno dell’Inps si è detto disposto a riesaminare le domande presentate e respinte in prima battuta.
L’aumento dell’età pensionabile e la scelta del Governo
Nella diatriba tra il Ministero del Lavoro e l’Inps è intervenuto anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: «Basta rimpalli di responsabilità. Respingere la domanda a un lavoratore disoccupato da dieci anni, dopo l’esaurimento degli ammortizzatori sociali, solo perché non ha lavorato un giorno è una vera crudeltà mentale e sociale». Il capitolo Ape è rimasto al centro dell’agenda dei lavori anche dell’incontro che si è svolto stamane tra governo e sindacati sulla Legge di bilancio. Ma il nodo più difficile da sciogliere resta quello del rinvio a dopo le prossime elezioni della decisione sull’aumento dell’età pensionabile a causa dell’allungamento delle aspettative di vita. Una decisione che rischia di far arrabbiare molti pensionati e quindi determinare il risultato della chiamata alle urne. Meglio quindi – come sempre – lasciare all’Esecutivo successivo questa gatta da pelare.