19 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Soros Leaks

Al Parlamento europeo spunta la lista dei «fedelissimi» di Soros: tra loro diversi del Pd

La fondazione del magnate ungherese George Soros, la Open Society, ha pubblicato un file contenente i nomi di alcuni suoi fedeli alleati che siedono al Parlamento europeo. E tra questi europarlamentari ci sono anche degli italiani piuttosto noti

Il magnate ungherese George Soros.
Il magnate ungherese George Soros. Foto: Shutterstock

BRUXELLES – Il magnate ungherese George Soros ci sorprende ancora. La sua fondazione, la Open Society, ha appena pubblicato un file contenente i nomi degli «Alleati fidati nel parlamento europeo». Il fascicolo si riferisce a 226 deputati (su 751) dell'Europarlamento che sono molto vicini a Soros e sposano le sue battaglie in giro per il mondo. Nella lista troviamo anche alcune vecchie conoscenze del Belpaese.

Leggi anche: "Soros Leaks, perché il ricco speculatore ungherese è il burattinaio dell'ordine mondiale"

I fedelissimi di Soros nel Parlamento europeo
Gli alleati di George Soros nel Parlamento europeo sono tanti. Anzi, tantissimi. Per l'esattezza 226 su un totale di 751. E alcuni di loro sono italiani. E' possibile leggerne i nomi nel file pubblicato dalla Open Society, la fondazione-ombrello del magnate ungherese con la quale finanzia i suoi progetti «rivoluzionari» in giro per il mondo. Secondo gli hacker che recentemente hanno attaccato il sito della sua fondazione, infatti, Soros sarebbe «l'architetto o il finanziatore di più o meno ogni rivoluzione o colpo di stato degli ultimi 25 anni». Compresa quella Ucraina. Con i suoi soldi, il ricco ungherese avrebbe cercato più volte di influenzare e determinare il corso della storia.

Leggi anche: "Dietro il sistema anti-bufale di Facebook sua maestà George Soros"

E tra i suoi fedeli alleati italiani, signore e signori, ci sarebbero:

  • Sergio Cofferati
  • Kashetu Kyenge
  • Barbara Spinelli
  • Daniele Viotti
  • Roberto Gualtieri
  • Elena Gentile

Gli alleati nel Gruppo di Visegrad
Altri 13 fedelissimi apparterrebbero al Gruppo di Visegrad. Ma questo dato non sorprende più di tanto visto che la Open Society di George Soros pare sia molto attiva in Ungheria. Sembra infatti che abbia finanziato molti siti di informazione ungheresi allo scopo di rovesciare il regime di Viktor Orban. D'altronde, non sarebbe la prima volta che il magnate cerca di cambiare il corso della storia. Vale la pena ricordare che George Soros è diventato famoso per aver gettato sul lastrico la Banca d'Inghilterra e aver costretto la sterlina e la lira italiana a uscire dallo SME nel 1992. Il 16 settembre di quell'anno mise in atto una gigantesca operazione speculativa vendendo una enorme quantità di sterline allo scoperto, e gettando nel caos sia la Gran Bretagna che l'Italia.

Leggi anche: "Amnesty attacca Trump e i populisti. Ma a finanziare l'Ong c'è pure Soros"

Il burattinaio della storia
In questo modo i due paesi furono costretti a uscire dallo SME, mentre Soros guadagnava una fortuna. Ad oggi è una delle trenta persone più ricche del mondo e il suo patrimonio è stimato in circa 24,9 miliardi di dollari (i dati sono relativi al mese di maggio del 2016). Soros cercò anche di favorire la candidata democratica Hillary Clinton alle presidenziali americane, ma questa volta – come sappiamo – le cose andarono diversamente. I documenti trafugati dalla sua fondazione dagli hacker rivelano un costante impegno economico per campagne elettorali, fondazioni umanitarie, associazioni per i diritti umani e società di ricerca allo scopo di indirizzare il consenso dell'opinione pubblica (non solo americana) verso alcune questioni particolarmente care a Soros.

I finanziamenti a Amnesty e al Poynter Institute
Non sorprende, dunque, che il magnate ungherese abbia finanziato anche Amnesty International, che recentemente ha rivolto un durissimo attacco nei confronti di alcuni leader mondiali ritenuti responsabili dall'associazione di una «retorica incendiaria»: Donald Trump, Recep Tayyip Erdogan, Viktor Orban. Guarda caso tutti nemici giurati di Soros. E che dire del generoso finanziamento, sempre da parte della Open Society, verso il Poynter Institute che per Facebook si occuperà della «verifica delle notizie» attraverso un progetto di fact checking? Il celebre social network avrebbe infatti deciso di dichiarare guerra alle fake news, ma è facile immaginare che l'informazione possa essere filtrata a favore degli «amici» più generosi. A questo punto viene spontaneo chiedersi anche come e perché gli europarlamentari italiani siano stati inseriti da Soros nella lista dei suoi «fedelissimi».