20 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Unicredit accelera sull'aumento di capitale

Unicredit punta il tutto per tutto sull'aumento di capitale, ma rischia il bail in (e l'Italia trema ancora)

L'unica banca sistemica del paese procede a passo spedito verso l'aumento di capitale più consistente della storia dello Stivale. Ma nei pensieri di Jean Pierre Mustier potrebbe non esserci solo la maxi ricapitalizzazione

Unicredit accelera sull'aumento di capitale.
Unicredit accelera sull'aumento di capitale. Foto: Shutterstock

MILANO – Unicredit accelera sull'aumento di capitale da 13 miliardi di euro, il più grande della storia dello Stivale. Oggi si svolgerà un Cda straordinario per l'esame preliminare dei conti del 2016 dopo che è emersa la necessità di alcuni adempimenti extra finalizzati alla maxi ricapitalizzazione.

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L'aumento di capitale più grande della storia d'Italia
Unicredit è stata obbligata dalla Bce a un rafforzamento patrimoniale complessivo da 20 miliardi, così (dopo aver venduto alcuni gioielli di famiglia come Pioneer, il 20% di Fineco e la partecipazione nella controllata polacca Pekao) ora si appresta a realizzare il più grande aumento di capitale della storia dello Stivale. La cifra monstre si aggira sui 13 miliardi di euro, da raccogliere sul mercato nel primo trimestre del 2017. Nelle scorse ore è arrivato il via libera della Consob al documento di registrazione predisposto dalla banca sistemica guidata da Jean Pierre Mustier in vista dell'aumento di capitale.

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Resta il nodo delle sofferenze da smaltire
Tale documento, 1049 pagine in tutto, insieme alla nota informativa e di sintesi che resta ancora da pubblicare, costituisce il materiale messo a disposizione di azionisti e investitori per valutare l'opportunità di sottoscrivere l'aumento. Nel ventre di Unicredit, però, giacciono ancora 51 miliardi di crediti deteriorati che attendono di essere smaltiti. Per questo Francoforte ha richiesto a una delle due principali banche retail del paese (l'altra è Intesa San Paolo) di presentare, entro il 28 febbraio 2017, «una strategia in materia di crediti deteriorati, supportata da un piano operativo per affrontare la tematica dell'elevato livello» di sofferenze. Lo si legge nel Documento di registrazione, approvato dalla Consob, relativo all'imminente aumento di capitale che l'istituto si accinge a lanciare.

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L'apertura dell'offerta d'acquisto è prevista per il 6 febbraio
«Sebbene le azioni poste alla base del Piano Strategico siano finalizzate, tra l'altro, a mitigare i profili di debolezza del Gruppo UniCredit, evidenziati anche dalla BCE all'esito dello SREP 2016, alla Data del Documento di Registrazione - si legge ancora nel documento - sussiste il rischio che le azioni del Piano Strategico non siano in grado di fronteggiare adeguatamente i profili di debolezza riscontrati dalla BCE». Mentre una sottoscrizione solo parziale dell'aumento di capitale potrebbe determinare «significativi impatti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell'istituto», come si legge nel documento pubblicato oggi dalla stessa banca in attesa del Cda.

La posta in gioco e il rischio bail in
«In tale evenienza UniCredit potrebbe altresì subire degli interventi, anche invasivi, da parte delle Autorità di Vigilanza nella propria gestione, quali, ad esempio, l'imposizione di restrizioni o limitazioni dell'attività o la cessione di attività che presentassero rischi eccessivi per la solidità» della banca, si legge ancora. Infine, «sussiste il rischio che ove» Unicredit «non fosse in grado di ripristinare i requisiti patrimoniali applicabili, anche ricorrendo a misure straordinarie diverse da quelle previste nel piano strategico, possa essere necessaria l'applicazione degli strumenti di risoluzione», previsti dalla direttiva europea sulle risoluzioni bancarie (2014/59/Ue), come il meccanismo di bail in. La posta in gioco, evidentemente, è molto alta e per il prossimo 6 febbraio è prevista l'apertura dell'offerta d'acquisto (che dovrebbe concludersi il successivo 24 febbraio).

Jean Pierre Mustier e Société Générale
Nel frattempo vale la pena ricordare che Mustier ha predisposto una cura da cavallo di «lacrime e sangue» per Unicredit. Basti pensare che il piano strategico 2016-2019 presentato a Londra prevede la chiusura di 883 filiali in Italia entro il 2019 e 3.900, ai quali si aggiungono i 5.600 esuberi già pianificati, portando a 9.400 unità gli esuberi netti nel Belpaese previsti nel periodo 2015-2019, pari al 65% del totale di 14.400 esuberi decisi per l'intero gruppo nell'arco dello stesso periodo. Ma prima di iniziare a tagliare i costi, la priorità di Mustier è quella di chiudere entro fine mese la partita dell'aumento di capitale e per il momento a Unicredit non resta che aspettare. Sul destino dell'unica banca sistemica del paese, però, c'è una teoria interessante che vale la pena sottolineare e che coinvolgerebbe proprio l'amministratore delegato della banca e nientepopodimeno che Société Générale.

Le velleità dei francesi sui gioielli di famiglia italiani
Secondo Lettera43 i francesi vorrebbero mettere le mani su Unicredit e Generali. E Monsieur Mustier sarebbe l'uomo giusto al posto giusto. Non solo perché si tratta di un francese doc, ma soprattutto perché è una vecchia conoscenza proprio di SocGen, nella quale ha esordito professionalmente parlando nel lontano 1987 fino a diventare responsabile dell'Investment banking. Vale la pena di ricordare a questo proposito che attualmente Société Générale è il secondo maggiore azionista di Generali con il suo 4,2%. Alle sue spalle c'è solo Mediobanca che detiene il 13,2%. Qualora riuscisse ad assumere un ruolo rilevante in Unicredit sarebbe a un passo dal controllo di Trieste perché avrebbe a disposizione il primo pacchetto azionario di Mediobanca (pari all'8,56%) e potrebbe unirlo a quello detenuto da Vincent Bolloré (pari all'8%), il primo azionista di Vivendi, che ha anche una quota di Telecom. In parole povere, se ai francesi riuscisse di mettere insieme queste tessere del puzzle patrimoniale di Unicredit e Generali, i due colossi italiani del credito e delle assicurazioni potrebbero diventare la nuova conquista d'Oltralpe.