29 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Focus sulla Turchia di Erdogan

L'economia turca potrebbe collassare entro due anni

L'economia turca potrebbe collassare entro un paio d'anni. L'allarme arriva dal professore armeno di Economia del Massachusetts Institute of Technology, Daron Acemoglu, e i fondamentali economici gli danno ragione

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Foto: Shutterstock

ISTANBUL – Nel terzo trimestre del 2016 il Pil della Turchia si è ridotto di quasi il 2%. E' la prima contrazione da nove anni a questa parte. Ed è il sintomo evidente che qualcosa, nell'economia turca, sta cambiando radicalmente. Il boom del paese si sta sgonfiando a ritmo sostenuto e molto presto per il presidente Recep Tayyip Erdogan tutti i nodi potrebbero venire al pettine.

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L'economia turca potrebbe collassare
Il boom della Turchia si sta sgonfiando rapidamente. Ma c'è di più. L'economia turca potrebbe addirittura collassare entro un paio d'anni. L'allarme arriva dal professore turco di Economia al Massachusetts Institute of Technology (Mit), Daron Acemoglu, che ha rilasciato un'intervista al quotidiano Hurriyet. I dati macroeconomici, d'altronde, parlano chiaro e confermano la tesi del professore. Nel terzo trimestre del 2016 il Pil del paese si è ridotto di quasi il 2%. E' la prima contrazione da ben nove anni a questa parte ed è il sintomo evidente che qualcosa, nell'economia turca, sta cambiando radicalmente. E a un ritmo decisamente sostenuto. Dopo anni di crescita senza soluzione di continuità, cosa sta succedendo alla Turchia?

I dati macroeconomici sono negativi
I fondamentali macroeconomici descrivono uno scenario compromesso. Il Pil si sta contraendo rapidamente (ha perso l'1,8% negli ultimi tre mesi). La lira turca precipita (in un solo mese ha perso il 10% contro il dollaro). I consumi si fanno sempre più deboli (sono in calo del 3% su base mensile) e il deficit della bilancia delle partite correnti è diventato cronico (l'export si è ridotto ancora del 7%). Ma il dato peggiore riguarda le entrate del turismo, che fino a qualche mese fa trainavano la crescita economica del paese: sono crollate del 33% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Ed è difficile credere che possano riprendersi nel prossimo futuro.

Ankara paga il prezzo di errori politici
Ankara sta pagando il prezzo di una serie di errori, soprattutto politici, e molto presto per il presidente Recep Tayyip Erdogan tutti i nodi potrebbero venire al pettine. I dati macroeconomici in questione, infatti, risentono fortemente dell'instabilità politica e delle tensioni sociali che dal fallito golpe dello scorso luglio costringono il paese in una morsa. L'ultimo attacco terroristico risale soltanto a sabato 10 dicembre e ha causato la morte di 44 persone. E' stato rivendicato dal Tak, un gruppo jihadista nato da una costola del Pkk. Non sorprende, quindi, che i flussi turistici si siano diretti altrove, accorciando i tempi per l'esplosione di una crisi economica vera e propria che sembra sempre più vicina.

L'allarme lanciato dal professore del Mit
«L'edificio non è ancora crollato, ma può farlo» avverte il professore turco di origine armena che insegna al Mit. Secondo Acemoglu, il collasso dell'economia turca potrebbe avvenire già «il prossimo anno». La situazione, per il paese, è evidentemente difficile. Ma a complicare ulteriormente il puzzle dell'economia turca è intervenuta anche un'altra variabile esogena del tutto imprevista. L'accordo OPEC per il taglio alla produzione di greggio ha determinato l'impennata del prezzo del petrolio e per la Turchia, che è un importatore netto, il contraccolpo sarà pesante nei prossimi mesi. La forbice tra importazioni ed esportazioni si allargherà ancora e il deficit potrebbe schizzare alle stelle aggravando il debito pubblico del paese. Tutti i nodi stanno venendo al pettine: dalla contrazione dei consumi alla riduzione del turismo.

I palliativi non fermeranno l'avvitamento della crisi economica
L'involuzione dell'economia nazionale procede allo stesso ritmo col quale si sta contraendo la democrazia nel paese, che paga anche il conto – decisamente salato – di una massiccia epurazione che ha gambizzato la macchina statale. Il capitale umano della Turchia dovrà faticare molto per risollevarsi e concorrere alla ripresa economica. Nel frattempo, al presidente Erdogan, non resta che ricorrere a dei palliativi: come il tetto sull'indebitamento in valuta estera annunciato dal vice ministro Mehmet Simsek, membro del governo. Il crollo della lira turca, infatti, potrebbe mettere in ginocchio tutte le imprese del paese qualora avessero bisogno d convertire i loro debiti contratti in dollari. Il governo ha perciò deciso di limitarli il più possibile. Ma Erdogan dovrà fare molto di più se vuole evitare l'avvitamento di una crisi economica nazionale.