Banche, Monte Paschi: perché la Ue potrebbe decidere una «soluzione alla greca» per salvarla
Le trattative tra il governo Renzi e la Commissione europea per salvare Mps sono in corso e all'orizzonte c'è l'ipotesi di una «ricapitalizzazione precauzionale» in vista dei risultati degli stress test. Ecco di cosa si tratta.
ROMA – Il governo Renzi sta lavorando a uno «scudo per Siena». Un piano d'emergenza per salvare il Monte dei Paschi in caso di ulteriori tempeste finanziarie post-brexit che rischiano di travolgere come uno tsunami l'istituto senese. Ecco perché all'orizzonte si profila una soluzione «alla greca» con il benestare di Bruxelles.
Le trattative tra il governo Renzi e la Commissione europea
Le trattative tra il governo Renzi e la Commissione europea sono in corso. Si mette male per Mps, dopo il diktat di Bruxelles e il tonfo del suo titolo in Borsa, e l'Esecutivo nostrano deve correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Per evitare che le imprevedibili conseguenze economico-finanziarie della brexit travolgano quel che resta del Monte dei Paschi, i funzionari del Tesoro e i rappresentanti della Commissione europea sono al lavoro per raggiungere un'intesa che permetta allo Stato italiano di intervenire direttamente nella ricapitalizzazione delle banche private.
In vista c'è la «ricapitalizzazione precauzionale»
Il piano d'emergenza del governo Renzi per mettere in salvo l'istituto senese, infatti, prevederebbe – come abbiamo già avuto modo di anticipare – una «ricapitalizzazione precauzionale»: da realizzarsi in vista dei risultati (potenzialmente negativi) dei prossimi stress test che rischiano di trasformarsi in un altro violento scossone per la banca senese. Secondo Il Sole 24 ore la ricapitalizzazione avverrebbe a spese dello Stato, direttamente o attraverso la Cdp, ed è l'unica forma di aiuto pubblico che permette di non far scattare il bail in.
Una soluzione alla greca
Inoltre, prevedendo un costo per gli azionisti dovuto alla diluizione del capitale della banca, sarebbe in linea con la normativa comunitaria. Ma c'è di più. Come scrive l'Ansa e riporta Fernando Pineda sull'articolo pubblicato da Formiche.net, quella che si prospetta per Mps sarebbe una «soluzione alla greca». Si tratta, infatti, «di quelle stesse misure già applicate lo scorso anno per la Grecia, nel contesto della ripatrimonializzazione delle quattro banche (Alpha Bank, Piraeus Bank, National Bank of Greece ed Eurobank), a cui arrivarono ad agosto 10 miliardi di euro per rafforzare il capitale».
Il burden-sharing
Esattamente un anno fa, il salvataggio di queste quattro banche greche venne realizzato grazie a una iniezione di denaro pubblico pari a circa 5,4 miliardi di euro. Ma il via libera di Bruxelles arrivò perché insieme all'aiuto statale giunsero anche contributi privati per 8,6 miliardi di euro. Le regole europee, infatti, prevedono il burden-sharing per limitare gli aiuti di Stato: cioè la condivisione dei costi da parte degli investitori privati. Gli azionisti e i creditori non privilegiati vengono quindi solitamente chiamati a partecipare alla ricapitalizzazione della loro banca per non contravvenire alle norme comunitarie.
Una condizione fondamentale
Nel caso del salvataggio delle quattro banche greche, gli azionisti hanno partecipato pagando il costo della ricapitalizzazione con la diluizione del loro capitale, mentre ai creditori non privilegiati è stato imposto uno scambio obbligazione contro azione. Lo stesso potrebbe accadere per la ricapitalizzazione di Mps. Ma prima di concedere il suo benestare, Bruxelles dovrà accertarsi che venga innanzitutto rispettata una condizione fondamentale per il via libera al piano di Renzi: secondo le regole Ue, la Commissione dovrà verificare con un'analisi ad hoc sui conti della banca che l'istituto in questione abbia le carte in regola per avere un futuro dopo l'intervento statale. E non è affatto detto che il Monte dei Paschi superi l'esame.
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