La Bce prepara il paracadute anti-Brexit, ma l'Ue trema più del Regno Unito
La BCE si dichiara pronta a tutto e Mario Draghi prepara il suo paracadute. Ma l'incognita Brexit ha già preso in ostaggio i mercati e forse l'Unione Europea rischia più del Regno Unito il giorno del referendum
ROMA – La Bce si dichiara pronta a tutto. A dieci giorni dal voto, il governatore Mario Draghi prepara il paracadute per far fronte alle turbolenze economiche che potrebbero investire l'Europa dopo l'eventuale vittoria del «leave». Ma basterà? Intanto la data del referendum, che deciderà il destino del Regno Unito e dell'Unione Europea, è sempre più vicina.
La BCE pronta a tutto
La BCE si dichiara pronta alla battaglia. Ieri sera il governatore Mario Draghi ha parlato con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e i due hanno affrontato l'incognita Brexit, che rischia di travolgere come uno tsunami l'economia europea. Nessuna indiscrezione è trapelata dopo la loro conversazione, né i sorrisi di circostanza hanno tradito alcuna emozione. Draghi si è limitato a ribadire, come aveva già fatto ai primi di giugno in occasione della riunione del direttorio della BCE che si è tenuta a Vienna, che «siamo pronti per ogni risultato».
Il paracadute di Mario Draghi
Uno dei paracadute che sta preparando la banca centrale europea consiste in una nuova serie di stress test specifici per gli istituti bancari più a rischio dell'Eurozona. A riferirlo è stato il presidente del Consiglio di Supervisione bancaria, la vigilanza della BCE, Daniele Nouy, nel corso di un'audizione a Bruxelles. Le banche comunitarie saranno messe alla prova per capire se siano in grado di «far fronte ai venti contrari che potrebbero essere generati dai mercati».
L'incognita Brexit ha già preso in ostaggio i mercati
Nouy ha sottolineato che si tratta di «business as usual» per le banche, ma è fuor di dubbio che qualora vincesse il fronte del Brexit l'economia europea sarebbe condannata a una grave fase di indeterminatezza tutt'altro che abituale. I mercati finanziari sono già stati sequestrati dall'incertezza che ruota intorno al risultato del referendum britannico. L'incognita Brexit ha calamitato in una spirale ribassista tutte le borse mondiali. Paradossalmente, ma non troppo, è la sterlina ad aver registrato uno dei cali più contenuti dopo uno scivolone iniziale.
L'Unione trema più del Regno Unito
E le conseguenze del «leave» non tarderanno ad investire l'economia del continente e c'è da temere che a subire le peggiori non sarà il Regno Unito, ma quel che resterà della traballante Unione Europea. Nonostante si siano susseguiti nelle ultime settimane gli appelli del FMI, dell'OCSE, della Bank of England e di molti autorevoli politici ed economisti contrari alla Brexit, secondo gli ultimi sondaggi sarebbero in testa gli antieuropeisti. Difficile, se non impossibile, prevedere l'esito del voto che rischia di cambiare per sempre il destino dell'Europa. Quel che è certo è che la Brexit in questo momento spaventa più l'Unione Europea del Regno Unito. E per diverse ragioni.
A Londra 500mila italiani
Innanzitutto spaventa i migranti comunitari, perché Londra è un importante polo di attrazione per tutti i lavoratori continentali. Basti pensare che solo nella metropoli inglese vivono circa 500mila italiani, che si sono trasferiti per esigenze economiche e professionali. C'è poi la questione finanziaria, perché in caso di Brexit le banche europee potrebbero subire un duro contraccolpo. E infine, ma non è meno importante, c'è la questione politica.
Charles de Gaulle (forse) aveva ragione
Cosa ne sarà dell'Unione Europea senza il Regno Unito? La Brexit potrebbe diventare il colpo di grazia per la sofferente UE: acefala di una vera leadership politica, in piena crisi economica, del tutto incapace di gestire i flussi migratori che stanno cambiando la sua stessa natura, sconvolta dagli attentati terroristici e spaventata dall'ascesa dei movimenti di estrema destra in molti paesi membri, come reagirà all'uscita del Regno Unito dall'alleanza continentale? Secondo alcuni media occidentali Putin farebbe il tifo per la Brexit, perché potrebbe contribuire alla disintegrazione dell'Ue. E, in effetti, a ben guardare, è l'Unione a rischiare di più rispetto alla piccola Inghilterra di Farage. Forse aveva ragione Charles De Gaulle, che in tempi non ancora sospetti definiva gli inglesi la longa manus degli Stati Uniti sull'Europa e non li voleva sul territorio continentale. Il 23 giugno potrebbero assestare un colpo mortale all'Ue.
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