28 maggio 2023
Aggiornato 01:30
La polemica sull'Articolo 18

Baretta: «Ripensare lo Statuto dei lavoratori»

Lo afferma il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, in un'intervista a Radio Vaticana, commentando le dichiarazioni del ministro Alfano: «Lo Statuto ha molti anni, è necessario pensare ad una riforma del lavoro complessiva. Concentrarsi su un unico punto, credo che rischi di essere deviante».

ROMA - «No, non mi pare che sia una priorità» una riforma dell'art. 18. Lo afferma il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, in un'intervista a Radio Vaticana, commentando le dichiarazioni del ministro Alfano.

«Abbiamo un mercato del lavoro che è molto cambiato - dice Baretta - Oggi l'art. 18 coinvolge una parte minoritaria dell'occupazione e nonostante questo abbiamo situazioni di crisi laddove l'art. 18 c'è, e abbiamo anche tassi di disoccupazione e di precarietà laddove l'art. 18 non è presente. Credo che la questione vera non sia parlare dell'art. 18, ma semmai ripensare allo Statuto dei lavoratori, che ha molti anni, e complessivamente pensare ad una riforma del lavoro. Concentrarsi su un unico punto, credo che rischi di essere deviante».

Sul taglio del cuneo fiscale Baretta afferma che «c'è un problema di conti pubblici delicato, perchè dobbiamo aggredire anche la parte sul debito. Però sicuramente la via maestra è quella. Noi abbiamo già cominciato con la riduzione dell'Irap per le imprese e con la distribuzione degli 80 euro per i lavoratori dipendenti e quindi in un percorso che è all'interno della riduzione del cuneo fiscale. Sicuramente oggi il peso delle tasse sul lavoro è francamente eccessivo e quindi questo sì è una penalizzazione allo sviluppo anche dell'occupazione».

Alla domanda sull'introduzione del quoziente familiare nel 2015, Baretta ha risposto che «c'è un dibattito importante sulla possibilità di adottare anche in Italia il quoziente familiare. Abbiamo una delega fiscale che è stata approvata dal Parlamento e che cominciamo già ad applicare con i primi provvedimenti. L'idea di fondo è esattamente quella di considerare la famiglia e il lavoro i due punti di riferimento e migliorare il fisco in funzione della possibilità che questi due elementi, famiglia e lavoro, siano al centro della possibilità dello sviluppo. La strada è lunga, per la ragione che ho detto, i conti pubblici, ma sicuramente è su questo che stiamo lavorando e dobbiamo lavorare e anzi accelerare un intervento».

Il sottosegretario ribadisce poi che «ridurre la spesa pubblica è un obiettivo fondamentale, perchè ci consente di avere risorse senza aumentare le tasse. La ragione per la quale noi siamo contrari ad una manovra correttiva nel corso di questo anno è proprio perchè una manovra correttiva significherebbe aumentare il peso delle tasse e come abbiamo detto ce ne sono già troppe! Nel nostro caso credo che sia meglio agire sulle uscite riducendole».