28 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Calcio | Milan

L’ultima figuraccia di Higuain: il Milan replica a dovere

Il centravanti argentino si appresta a lasciare l’Italia per tornare ad abbracciare Maurizio Sarri al Chelsea. Ma l’uscita di scena del Pipita lo farà passare alla storia milanista come l’uomo dell’ultimo rifiuto

Higuain il giorno della presentazione
Higuain il giorno della presentazione Foto: ANSA

MILANO - «La dimensione del Milan la capisci quando ci entri dentro. Varchi la soglia di Milanello e ti viene la pelle d’oca», firmato Gonzalo Higuain. Quelle frasi pesanti come piombo e che hanno avuto il potere di esaltare il fin lì silente e intristito popolo rossonero, pronunciate il giorno della sua presentazione estiva, ancora rimbombano negli antri scuri del Museo di Casa Milan. Peccato che da lì ad appena 6 mesi il celebratissimo centravanti argentino, messo di fronte alle proprie responsabilità dall’allenatore Gattuso alla vigilia di un match delicato come Genoa-Milan, rifiutasse la convocazione, bissando la figuraccia in mondovisione della «febbre» da Supercoppa.

Modo peggiore per chiudere la sua avventura in rossonero non avrebbe potuto esserci per il Pipita. Un allenamento, quello di rifinitura prima della partenza per Genova, definito dal tecnico rossonero il più brutto da quando allena il Milan. Colpa naturalmente di Higuain che con la sua indolenza, il suo passo trascinato e pigro e la testa tra la nuvole, è riuscito a contagiare anche i compagni di squadra facendo infuriare Gattuso.
Per fortuna che poi la risposta sul campo da parte di Cutrone & compagni è stata perentoria: un secco 0-2 a casa del Genoa e il fantasma del Pipa messo in soffitta senza alcuna sofferenza. Perchè al termine della sua avventura milanista è questo quanto emerge: senza il suo numero 9 in campo il Milan non ha mai perso, in cinque partite ha ottenuto 3 vittorie e due pareggi. Alla faccia dell’insostituibilità. E allora Higuain vuole andare al Chelsea? Prego si accomodi…

Parole, parole, parole - «Sono venuto al Milan perchè qui mi volevano tutti - le parole dell’attaccante appena sbarcato a Milanello - , mentre alla Juve non avevano più bisogno di me e al Chelsea l’unico che mi voleva era Sarri». Una maniera edulcorata per dire che una volta messo alla porta da Allegri l’unico club disposto ad acquistarlo a quelle cifre è stato quello rossonero. La sensazione è che se fosse dipeso da lui il Pipita al Milan non si sarebbe mai trasferito. Ed infatti l’insofferenza di Gonzalo nei confronti dei suoi compagni e dell’ambiente in generale è apparsa subito chiara dall’inizio. Sbracciate, strepiti, richiami, ogni passaggio sbagliato, ogni ripartenza abortita, ogni suggerimento non recepito rappresentava l’occasione per dar vita alla sagra di improperi del 9 rossonero. Fin dalle prime giornate di campionato. Segni inequivocabili di un  malessere profondo covato fin nelle viscere dall’attaccante, scacciato dal trono bianconero all’arrivo di Cristiano Ronaldo a Torino.

Controvoglia - Eppure negli ultimi giorni abbiamo letto qualunque cosa. C’è chi ha puntato il dito contro la nuova proprietà e lo staff dirigenziale, tutti evidentemente incapaci di opporsi con forza alla volontà del calciatore. Come se fosse bastato dire ad uno come il Pipita «Adesso caro Gonzalo te ne resti buono buono a Milanello senza fare lagne e soprattutto ricomincia a fare 30 gol all’anno». Alcuni dei tanti esperti che nelle ultime ore si sono pronunciati sulla vicenda hanno rimproverato alla società di aver acconsentito alla voglia dell’argentino di andarsene anzichè richiamarlo alle sue responsabilità. A parte che nemmeno questo è vero, perchè Leonardo l’ha fatto e per questo è stato criticato, ma cosa doveva fare il Milan, costringere Higuain a restare controvoglia a Milano e giocare come ha fatto - quindi male - per la restante metà della stagione, o magari castigarlo con panchine e tribune punitive dopo aver investito quasi 40 milioni di euro per averlo in squadra? Ma dico, stiamo scherzando?

Causa-effetto - E anche la storia del confronto aspro tra il centravanti e il direttore tecnico del Milan Leonardo va ridimensionata. Secondo alcuni è stata l’uscita - effettivamente un po’ sopra le righe - del dirigente brasiliano il giorno della presentazione di Paquetà a convincere l’attaccante a cambiare aria. Quell’invito a pedalare e a prendersi le proprie responsabilità non può però essere visto come la causa dell’abbandono di Higuain, casomai il contrario. Come in ogni rapporto di causa-effetto è fondamentale fare le dovute proporzioni. E in questo caso specifico non è stato lo sfogo di Leonardo la causa scatenante di questa separazione anticipata, quanto piuttosto è stato l’atteggiamento indolente e la continua voglia di andare al Chelsea, manifestata dall’entourage del calciatore alla dirigenza rossonera, a provocare la reazione di Leonardo e a mettere Higuain con le spalle al muro.
La società rossonera, seppur in difficoltà da qualche anno a questa parte, non può essere tenuta in ostaggio dalle bizze di un calciatore per quanto forte come il Pipita. E allora buon viaggio Gonzalo, il Milan non ha bisogno di te e i milanisti non sentiranno la tua mancanza. Nella storia di uno dei club più prestigiosi al mondo resterai per sempre come quello che è scappato senza avere neppure il coraggio di giocare l’ultima partita.