19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Le tre Desmosedici GP17 convincono a Jerez

Per Jorge Lorenzo il podio più importante: «Vale più di una vittoria con Yamaha»

Sono bastate quattro gare con la Ducati a Por Fuera per conquistare la top 3, proprio come accadde al grande rivale Valentino Rossi nel 2011. Ma stavolta sembra un risultato tutt'altro che illusorio: la moto continua a migliorare e anche lui appare più fiducioso

Jorge Lorenzo sul podio di Jerez
Jorge Lorenzo sul podio di Jerez Foto: Michelin

JEREZ DE LA FRONTERA«Non potevo farmi regalo migliore per i miei trent'anni». Sono bastate quattro gare in sella alla sua nuova Ducati, a Jorge Lorenzo, per salire sul podio per la prima volta: proprio come, sei anni fa, era capitato al suo grande rivale Valentino Rossi. Che, infatti, oggi si è tolto il cappello di fronte alla sua impresa. «Ho sempre sostenuto che è uno dei più forti», si è complimentato il Dottore. Ma questo terzo posto a Jerez, per Por Fuera, vale molto di più di quello, illusorio, che ottenne il fenomeno di Tavullia nel 2011: «E vale anche di più di una vittoria con la Yamaha, perché per ottenerlo, con una moto così speciale e su una pista dove negli ultimi anni la Desmosedici non era mai andata bene, abbiamo dovuto faticare». Non si tratta di un risultato fortunoso, infatti, ma della definitiva conferma che qualcosa è cambiato davvero. «A parte le qualifiche, in questo weekend siamo sempre stati veloci – prosegue – e sapevo di potermi giocare una posizione tra i primi cinque. Poi, per via del caldo, il passo gara è stato più lento del previsto e così ho iniziato a superare un pilota via l'altro e a involarmi verso il podio». A cambiare, però, non è stato solo il feeling tra Lorenzo e la sua nuova moto, ma anche il suo atteggiamento, più sereno, sorridente, e soprattutto fiducioso in se stesso: «Merito di una combinazione di fattori. Nel 2006, quando arrivai in MotoGP, trovai una Yamaha che sembrava cucita sul mio stile di guida. Invece, sulla Ducati, mi ci sta volendo più tempo per adattarmi. Ma non ha senso dubitare di un pilota come me, che ha vinto tante gare e tanti titoli». Sarà che ora si sente finalmente leader della sua squadra, senza più un compagno ingombrante come Vale tra i piedi. A noi, comunque, questo nuovo Jorge piace molto di più.

Dovizioso in rimonta
Piacerà forse un po' meno al suo nuovo vicino di box Andrea Dovizioso, che oggi per la prima volta se lo è ritrovato davanti in gara: «Questo weekend Jorge ha guidato come quando era in forma con la Yamaha – riconosce – E in questi casi fa paura. Anche se solo per un paio di decimi, lui è riuscito a fare la differenza, mentre io no. Gli faccio i complimenti». Non che per Desmodovi questa sia stata una gara negativa, come testimonia il suo quinto posto finale: «Partendo quattordicesimo non ci speravo troppo. Invece abbiamo confermato la nostra velocità anche in condizioni più difficili, con il caldo ma soprattutto con il vento che complicava la guida nei curvoni veloci. In quei punti, infatti, perdevo e non riuscivo a sfruttare bene la moto. Ma comunque sono partito bene e ho gestito la gara con oculatezza, senza strafare visto che era facile commettere errori».

E Petrucci lotta con Vale
La conferma definitiva che la nuova versione di questa moto si è avvicinata ai primi arriva poi dal settimo posto di Danilo Petrucci, che sotto le insegne del team Pramac porta in gara la terza GP17: «Sono partito bene, ho subito recuperato posizioni – racconta il pilota di Terni – Sono stato protagonista di una bella lotta con Valentino Rossi, l'ho superato all'ultima curva e lui mi ha ripassato alla prima. Questo mi ha fatto perdere un po' di terreno da Vinales: ho spinto molto per sei o sette giri nel tentativo di recuperare ma lui aveva il mio stesso passo e superarlo è stato impossibile. Comunque, se qualcuno ieri mi avesse detto che sarei arrivato a tre decimi da Maverick, avrei firmato. Il fatto che ho chiuso a due secondi da Dovi e a dieci da Lorenzo mi conferma solo che c'è del margine di miglioramento, soprattutto al sabato visto che da diversi GP mi qualifico molto indietro».