19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
È lui il talento che riporterà l'Italia in Formula 1

Solo un collaudatore? No: per la Ferrari, Giovinazzi è il pilota del futuro

Il 23enne di Martina Franca è qualcosa di più di un giovane da parcheggiare nella Driver Academy o da stancare al simulatore. Sergio Marchionne crede in lui e quest'anno lo farà crescere. Magari per promuoverlo poi a titolare

Antonio Giovinazzi
Antonio Giovinazzi Foto: Ferrari

MARANELLO – Che, per la Ferrari, Antonio Giovinazzi non fosse solo un collaudatore come tutti gli altri lo si è capito lo scorso giovedì 2 febbraio, data del suo debutto assoluto al volante di una Formula 1. Di giovani talenti italiani passati sotto l'ala del Cavallino rampante, in questi anni, ne abbiamo visti fin troppi, da Mirko Bortolotti a Daniel Zampieri, da Raffaele Marciello al più recente Antonio Fuoco. Ma nessuno di questi pilotini ha mai avuto realmente la possibilità di lavorare con il team ufficiale: loro sono stati semplicemente parcheggiati nel vivaio della Ferrari Driver Academy, salendo raramente sulle monoposto vere e proprie, magari nelle giornate riservate per regolamento ai debuttanti, e limitandosi semmai a quelle lunghe ed estenuanti giornate al simulatore che i titolari si risparmiano volentieri. Giovinazzi no. Alla prima occasione utile dell'anno, il test concesso dalla Federazione per confermare la correlazione dei dati tra simulatore e pista, è stato lui il prescelto (al secondo giorno insieme a Kimi Raikkonen). E probabilmente bisserà il 9 e 10 febbraio prossimi, quando, sempre a Fiorano e sempre con la SF15-T di due anni fa, sono in programma le prove delle nuove gomme Pirelli da bagnato. Insomma, il suo ingaggio come terzo pilota non sembra solo un annuncio di facciata, ma un autentico attestato di stima da parte della Scuderia, che del resto il 23enne di Martina Franca si è meritato l'anno scorso in Gp2 dimostrando doti non comuni di velocità e grinta.

Programma di crescita
La Rossa (ma anche la Pirelli e l'Aci) sembra seriamente intenzionata a spezzare l'assenza di piloti italiani dalla massima Formula che perdura dall'ormai lontano 2011, quando si ritirarono in contemporanea Jarno Trulli e Tonio Liuzzi. E, per farlo, il presidente Sergio Marchionne si è deciso ad adottare il metodo che fu del vecchio fondatore Enzo Ferrari: individuare il più promettente dalle categorie propedeutiche e svezzarlo in casa. L'obiettivo del numero uno di Maranello, a dirla tutta, era quello di far esordire Antonio nei Gran Premi già da quest'anno, con la ferrarina svizzera Sauber: ma nemmeno le promesse di una fornitura gratuita di motori e di una sponsorizzazione extra (magari con il marchio Alfa Romeo, che Marchionne vorrebbe riportare in F1 proprio per puntare sui giovani) hanno convinto gli elvetici, che gli hanno preferito Pascal Wehrlein con la prospettiva di ottenere i propulsori Mercedes dal 2018. Ma non per questo quello del pugliese sarà un anno perso: sulla Sauber avrà comunque occasione di salire nelle prove libere del venerdì, come terzo pilota, e in altre gare potrebbe ricoprire lo stesso ruolo anche con la cugina americana Haas. Nel corso dell'anno, poi, subentrerà a provare la Ferrari tutte le volte in cui i titolari non potranno, magari per evitare di stancarli troppo con sfiancanti sessioni alla guida di vetture che quest'anno si preannunciano decisamente più fisiche. Forse questo avverrà già a fine mese a Barcellona, dove scatteranno i primi test collettivi pre-campionato. Insomma, la Scuderia crede nel suo giovane talento del futuro e vuole fare di tutto per portarlo a maturazione nel più breve tempo possibile. Magari nella speranza, manco troppo segreta, che un giorno possa accomodarsi lui su quei sedili che oggi sono di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen.