19 marzo 2024
Aggiornato 03:00
Calcio - Serie A

Mercato e non-gioco, duri colpi alle ambizioni del Milan

I proclami di inizio stagione lasciavano presagire ben altri sviluppi. Invece dopo appena due giornate di campionato, complici le pessime prestazioni del Milan e il non interventismo di Galliani sul mercato, la tifoseria è sul piede di guerra e le ambizioni di scudetto rossonero sembrano definitivamente tramontate.

MILANO - Partiamo da un legittimo interrogativo: ad una squadra che schiera un centrocampo titolare formato da De Jong, Bertolacci, Nocerino e Suso (per scelta tecnica, non per un’improvvisa epidemia a Milanello) si può chiedere di arrivare sul podio in campionato e ottenere un posto nella prossima edizione della Champions League, o addirittura di competere per la vittoria dello scudetto?
Al di là delle comprensibile congetture di chi vede nelle scelte di Mihajlovic una sorta di messaggio provocatorio alla dirigenza, della serie «qui stiamo messi male, o provvedete con acquisti all’altezza oppure altro che sogni di gloria», resta il fatto che il Milan, così com’è stato costruito non pare in grado di spaventare nessuno.

Dall’addio di Pirlo al Milan manca un vero regista
I segnali erano stati evidenti e anche troppo concreti fin dall’inizio. Al Milan manca ormai da anni un calciatore alla Pirlo e, complice il gravissimo infortunio occorso a Montolivo in una delle amichevoli pre-mondiale brasiliano (parliamo di maggio 2014), la falla in mezzo al campo si è fatta ancora più imbarazzante.
Ancora una volta però la strategia della dirigenza rossonera è stata allarmante: inizio della campagna acquisti con mille proclami, 100 milioni da immettere sul mercato e la prima mossa di Galliani è stata il rinnovo al vecchio De Jong (un sontuoso triennale a 2,5 milioni di euro netti a stagione per l’olandese classe ’84). E naturalmente zero investimenti sul mercato per il ruolo di regista. Come dire addio ai sogni di gloria.

Galliani primo responsabile, Mihajlovic complice
Appare evidente che il principale complice dell’ad rossonera in una scelta tanto discutibile, quasi «tafazziana», sia stato il nuovo allenatore Sinisa Mihajlovic e questo aumenta sensibilmente le sue responsabilità, oltre a quella emersa nelle prime due giornate di campionato di una totale incapacità di fare gioco. Ovvio che un problema sia una diretta conseguenza dell’altro: se si decide di rinunciare a un uomo in grado di costruire e velocizzare il gioco è poi naturale che la manovra risulti poco fluida, lenta e involuta, esattamente come quella del Milan negli ultimi tre anni. Ma a questo punto pare chiaro che in via Aldo Rossi si sia deciso di non voler tornare a regalare calcio spettacolo ai suoi tifosi.

Un’altra annata in chiaroscuro
E allora prepariamoci ad un’altra annata fatta di precarietà mortificanti, magari impreziosita dal genio e dal talento di alcuni degli uomini acquistati in estate grazie a enormi sacrifici sul mercato (Carlos Bacca, costato ben 30 milioni di euro, su tutti), ma certo non in grado di scatenare l’entusiasmo dei tifosi. Le aspettative ad inizio estate erano di ben altro tenore, avvalorate dai quasi 90 milioni investiti sul mercato. Ma non sempre i soldi fanno la felicità, soprattutto quando vengono spesi male.
Il popolo rossonero, intristito dalle ultime deprimenti stagioni, sembra aver fatto il callo alle delusioni, ma non può essere questo il destino di una società gloriosa come l’Ac Milan, l’ex club più titolato al mondo.

Basterebbe poco per cambiare le cose al Milan
Eppure basterebbe poco per cambiare completamente prospettive per il futuro rossonero e l’imminente ingresso in società della cordata cino-thailandese dell’uomo d’affari Bee Taechaubol potrebbe favorire questa mini-rivoluzione: un radicale cambio della guarda in società soprattutto per quanto riguarda la gestione della parte tecnica. L’intero universo milanista ha individuato in Adriano Galliani il principale responsabile di questa situazione. Lungi dal voler sparare sulla croce rosse, appare evidente che l’ad mostri giorno dopo giorno tutti i limiti nella gestione di un club che prima era garantito anche dall’efficienza di collaboratori del prestigio e della competenza di Ariedo Braida e Leonardo. Piano piano Galliani ha fatto in modo di restare da solo a governare il tutto rendendo sempre più eclatante il problema.
Se Mr. Bee, di concerto con Silvio Berlusconi, pretenderà accanto al vecchio ad l’affiancamento di un direttore sportivo giovane, intraprendente e brillante, di uno staff energico di talent scout, osservatori e tecnici sparsi in giro per il mondo, le cose potrebbero cambiare all’improvviso in Casa Milan. E finalmente i tifosi potranno tornare a fare sogni di gloria. Al momento - purtroppo - la cosa appare impossibile.