28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Calciomercato

Pittbull Galliani non molla: «Riporterò Ancelotti al Milan»

Continua il pressing dell’amministratore delegato rossonero per convincere l’ex tecnico del Real Madrid a tornare a casa. Berlusconi intanto continua a parlare di stima incondizionata nei confronti di Ancelotti, dimenticando che fu proprio lui a bollarlo come incapace, licenziandolo nel 2009.

MILANO - Se c’è una cosa che al Milan viene rimproverata ormai da diversi anni, con una costanza encomiabile ed un’altrettanto impressionante uniformità di vedute, è l’assoluta mancanza di programmazione dimostrata nel recente passato.
Ebbene, la vicenda Ancelotti, aldilà delle consuete faccende di cuore propinate dalla dirigenza per ingraziarsi i tifosi, sta lì a dimostrarlo.
Dopo l’ennesima stagione fallimentare, consacrata al dio dell’improvvisazione e marchiata dal fallimento del secondo allenatore-non allenatore consecutivo (Filippo Inzaghi dopo Clarence Seedorf) ci si sarebbe aspettati come minimo da parte della società un piano d’azione ben stabilito.

Dopo l’ennesimo fallimento al Milan si va a tentoni
Ad esempio il nome del nuovo allenatore ben chiaro in testa fin da gennaio, con conseguente campagna acquisti già come minimo delineata. E invece ci ritroviamo alla fine di maggio con l’inseguimento al miraggio Ancelotti, opzione nata solo poche settimane fa grazie all’inatteso passaggio in finale di Champions League della Juventus ai danni del Real Madrid e il conseguente licenziamento di Don Carlo da parte di Florentino Perez, con il tecnico di Reggiolo tutt’altro che ben disposto nei confronti dell’opzione ritorno a casa.
Senza dimenticare che oggi, evviva la coerenza, ci tocca sentire Silvio Berlusconi parlare di «grande stima e affetto personale» nei confronti del buon Carletto, quando fu proprio lui a bollarlo come incapace e licenziarlo in malo modo nel maggio del 2009 («Tutta colpa di Ancelotti - le parole del Cav. - se abbiamo perso lo scudetto»).

Galliani: «Con Ancelotti è una storia che non finisce»
Vista la penuria di alternative credibili (Montella, Conte, Unai Emery, Sarri, tutti nomi difficilmente raggiungibili, per un motivo o per l’altro), Adriano Galliani continua la sua missione a Madrid, e sembra addirittura che, dopo due cene consecutive con l’amico Carletto, la sua fiducia nella riuscita dell’operazione sia cresciuta: «Ancelotti è un grande allenatore, ma anche un grande cuoco, ha cucinato una carbonara meravigliosa - le parole scherzose dell’ad rossonero ai giornalisti in attesa sotto casa del tecnico -. Domani ci vedremo di nuovo, sono qui per riportarlo al Milan e il mio pressing continuerà. Carlo fa parte della nostra storia e della nostra famiglia, con lui, prima da calciatore e poi da allenatore, abbiamo vinto 11 trofei internazionali. Stasera abbiamo perfino riparlato di quella notte di Istanbul contro il il Liverpool. È una storia che non finisce, Carlo sa che se non viene con me a Milano vado a Vancouver con lui e sua moglie». 

Operazione difficile, ma non impossibile per il pittbull Galliani
Oggi come oggi l’operazione sembra solo una mossa pretestuosa, in mancanza di un progetto serio per il futuro, per poter dire ai tifosi: «Almeno ci abbiamo provato».
Ma tutto può ancora accadere. le vie del mercato sono infinite e così anche la capacità di Galliani di vincere le diffidenze e le incertezze dei suoi interlocutori.
E allora attendiamo altre cene, che siano a Madrid o a Vancouver poco importa, l’ad rossonero è uno che difficilmente molla l’osso, e oggi Ancelotti rappresenta per pittbull Galliani un bell’osso succulento, seppur con tanta carne attorno.