24 settembre 2023
Aggiornato 03:00
Ecco cosa è davvero successo nel GP degli USA

Ducati: «Nessun allarme benzina». Ma corre ai ripari

Il nuovo limite di litri imposto dal regolamento non c'entra: le due rosse hanno dovuto parcheggiare dopo il traguardo per colpa della «cavitazione». Eppure il progettista Dall'Igna è volato a Borgo Panigale per costruire nuove parti per la moto

RIO HONDO – Quando entrambe le Ducati GP15 sono state costrette a parcheggiare a bordo pista nel giro di rallentamento dopo il traguardo di Austin, nel box rosso è partito l'allarme. Il Gran Premio degli Stati Uniti, infatti, era il primo con il serbatoio più piccolo per la Desmosedici GP15. Colpa del doppio podio in Qatar che, come prevede il regolamento, aveva fatto perdere alla moto di Borgo Panigale due dei quattro litri extra concessi alla classe Open rispetto alle Factory Honda e Yamaha. Molti osservatori non hanno avuto dubbi: Dovizioso e Iannone si sono dovuti fermare contemporaneamente perché avevano finito la benzina. La prova che il direttore generale Gigi Dall'Igna mentiva, quando affermava che i consumi della sua moto erano comunque nettamente inferiori dei 22 litri imposti dal nuovo limite. E che, dunque, Valentino Rossi aveva ragione a lamentare che è colpa dei vantaggi regolamentari, se oggi si ritrova a lottare alla pari con la sua ex squadra.

Il nemico si chiama cavitazione
Invece no. Secondo i diretti interessati, la causa dello stop è stata un'altra. «La realtà è che non abbiamo finito la benzina – ha smentito ieri in conferenza stampa Andrea Dovizioso – C'era qualcosa che non andava nel serbatoio: un problema diverso». La natura di questo problema la rivela il progettista Dall'Igna oggi al Corriere dello Sport: «Quando c'è poco carburante nel serbatoio la sua temperatura sale rapidamente, specie quando si rallenta nel giro di rientro». In gergo tecnico si parla di cavitazione: ovvero la formazione di bollicine di vapore all'interno del carburante, che complicano il lavoro di pescaggio della pompa. «Era un problema che conoscevamo già con la GP14, sulla GP15 è meno pronunciato, ma non cancellato», ammette l'ingegnere. Non è un caso, sostengono le indiscrezioni, se Dall'Igna, appena concluso il weekend di gara in Texas, è salito su un aereo che lo ha riportato in Italia, per poi atterrare in Argentina solo qualche giorno più tardi.

Arriva il soccorso rosso
Il motivo del suo frettoloso ritorno in officina è stato proprio la ricerca di soluzioni per questo ed altri piccoli problemi emersi sulla GP15. Che sembrano essere già state trovate e tradotte in pratica, in nuove componenti che saranno montate a partire da questo GP. «Abbiamo fatto in modo di avere un maggior flusso d'aria fra motore e serbatoio – prosegue Dall’Igna – e quella presa d’aria sul lato sinistro di cui si parla tanto non c’entra niente. È vero, invece, che il nostro motore può lavorare con la temperatura del liquido di raffreddamento oltre i 100 gradi e con la GP14 era abbastanza normale farlo. Ora lavoriamo con temperature più basse». A suffragare la versione ufficiale della Ducati c'è anche il fatto che il nuovo limite di carburante riguarda pure la GP14.1 affidata al team satellite Pramac, che però non ha accusato alcun problema dopo il traguardo ad Austin. Anzi, Danilo Petrucci ha addirittura accostato per dare un passaggio ai box a Iannone. Allarme rientrato, dunque. Almeno, così sembrerebbe.