28 agosto 2025
Aggiornato 04:30
Salute e malattie cardiovascolari

Basta demonizzare il burro, non è un rischio per la salute

Università statunitensi e australiane hanno dimostrato come non esista alcun rischio di malattie cardiovascolari legate al consumo di burro. Al contrario, diminuirebbe il rischio di contrarre il diabete di tipo 2

ROMA – È un luogo comune: il burro è nocivo per la salute. Molti, infatti, ritengono che i suoi grassi saturi siano implicati con l’aumentato rischio di malattie cardiache, ictus e diabete. Tuttavia, negli ultimi anni sempre più ricerche scientifiche enfatizzano le preziose virtù di alcuni latticini – come i formaggi – che proteggerebbero proprio l’apparato cardiovascolare. Nonostante ciò, il burro è sempre rimasto sotto accusa. Ma fa veramente male come si è soliti credere? Alcuni scienziati sembrano smentire questa convinzione.

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Nessun effetto negativo
Lo studio, condotto dai ricercatori della Tufts University, della Stanford School of Medicine, e dell'Università di Sydney in Australia, ha analizzato i dati provenienti da nove studi scientifici. In totale sono stati coinvolti oltre seicentomila (636.151) partecipanti provenienti da quindici nazioni, di età compresa fra 44 e 71 anni. Dai risultati è emerso che una dose media di 14 grammi di burro al giorno – mediamente un cucchiaio da cucina – non ha sortito alcun effetto sul rischio di morte, ictus e malattie cardiache. Ma non solo: sembra che abbia avuto anche un’azione protettiva nei confronti del diabete.

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Non bisogna demonizzare il burro
Dai risultati è quindi emerso che non ha senso temere il burro. «I nostri risultati suggeriscono che il burro non deve essere né demonizzato né considerato 'indietro' come un percorso per una buona salute», spiega Dariush Mozaffarian. Tuttavia, ciò di cui per ora sono certi è che il consumo moderato di burro – un cucchiaio al giorno – potrebbe essere direttamente collegato con la riduzione di circa quattro volte il rischio di diabete.

Perché alcune ricerche collegano burro e rischio di mortalità?
I ricercatori sospettano che in alcuni casi il rischio di mortalità aumentato rilevato da alcuni studi – che risulta essere pari a 1 solo punto percentuale – potrebbe essere dovuto al fatto che spesso chi mangia molto burro tende anche ad avere uno stile di vita malsano. Bisogna infatti anche specificare che sono numerose le ricerche che puntano il dito sui grassi davvero pericolosi, come i trans – tipici dei prodotti industriali – che mettono a serio rischio la salute delle persone.

La protezione è tipica dei prodotti lattiero-caseari
Il team di ricerca guidato da Mozaffarian ammette che sono necessarie ulteriori ricerche al fine di comprendere il motivo per cui il burro è collegato a un minor rischio di diabete. Tuttavia, è bene dire che risultati simili sono stati osservati anche per altre tipologie di prodotti lattieri caseari.

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Quanto burro hanno assunto i partecipanti?
Abbiamo compreso che un cucchiaio di burro al giorno riduce il rischio di diabete senza aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Ma quanto consumavano mediamente i partecipanti allo studio? Il consumo medio si aggirava dai 4,5 g ai 46 g al giorno. Nessun risultato, tuttavia, ha potuto evidenziare legami tra consumo di burro e aumento delle malattie cardiovascolari. Però i ricercatori hanno notato che aumentando ulteriormente la dose di altri 14 grammi potrebbe aumentare debolmente – intorno all’1% - il rischio di morte. Ma questo risultato è privo di significativa statistica. Ovvero non fornisce prove che vi sia un reale collegamento.

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Le linee guide dietetiche sono da rivedere?
«Questi risultati non supportano la necessità di maggiore enfasi nelle linee guida dietetiche sull’aumento o la diminuzione del consumo di burro, in confronto ad altre priorità dietetiche meglio stabilite; pur sottolineando la necessità di ulteriori indagini della salute e gli effetti metabolici di burro e latticini grassi», continuano i ricercatori.

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Se non è il burro, che cos’è?
Puntare il dito solo ed esclusivamente su un alimento non è corretto. Ciò che aumenta il rischio di mortalità è un insieme di fattori ‘negativi’ tra cui l’ereditarietà verso certe patologie, lo stile di vita, lo stress, il fumo e la mancanza di attività fisica. In alcune ricerche che indicano che è il consumo di burro ad aver aumentato il rischio – specie quelle basate su questionari – non viene specificato quanti alimenti industriali si utilizzano, magari ricchi di fruttosio, grassi trans o simili. E se fossero quelli ad aver inciso sul rischio di mortalità? È indubbio che una dieta corretta è quella che si basa su cibi freschi, sani, non raffinati o già pronti. E a essa deve rigorosamente associarsi uno stile di vita salutare abbinato ad attività fisica quotidiana. Lo studio è stato pubblicato nel peer-reviewed di PLoS ONE.