19 marzo 2024
Aggiornato 11:00
La crisi di Governo

I «responsabili» latitano, ma il PD insiste: ora in Parlamento

Restano ancora un paio di giorni, per vedere se cambia lo scenario. Ma Pd e M5s sembrano più che mai decisi a consumare comunque il rito del passaggio in Parlamento

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte Foto: Fabio Frustaci ANSA

I numeri al Senato ancora non ci sono i responsabili non arrivano, l'Udc va al vertice del centrodestra e dentro la coalizione di governo sale la tensione in vista del voto di martedì a palazzo Madama. Al momento, secondo i conti degli alleati di governo, Giuseppe Conte al Senato dovrebbe avere circa 155 voti, abbastanza per avere la fiducia, ma non tanti da garantire la maggioranza assoluta, necessaria i votazioni cruciali come quelle sullo scostamento di bilancio. Una situazione molto al limite, tanto che nel pomeriggio comincia a girare - in maggioranza - la voce di un possibile cambio di strategia: Conte che, dopo il passaggio di lunedì alla Camera - più tranquillo - evita il Senato e sale direttamente al Quirinale per provare ad avviare un giro di consultazioni.

Voci che per qualche ora rasserenano Italia Viva. Matteo Renzi anche ieri ha riunito in videoconferenza i propri parlamentari, l'ex Premier sa bene che molti sono in sofferenza e che il pressing su di loro è forte. Vito De Filippo alla Camera annuncia il suo ritorno nel Pd, Eugenio Comincini al Senato dice che avrebbe «evitato volentieri una crisi al buio» e chiede ora un «nuovo patto di legislatura tra le forze di maggioranza».

Ma, appunto, Renzi rassicura tutti sul fatto che i numeri per Conte non ci sono e confida nella riapertura di un dialogo. Anche Teresa Bellanova, in Tv, dice: «Credo che è arrivato il momento di fermarsi un attimo e riprendere il lavoro da dove è stato interrotto. Bisogna ricostruire le condizioni per darsi un programma che risponde ai problemi di questo Paese».

L'ipotesi della frenata di Conte prima del passaggio al Senato, però, viene di fatto stoppata dal Pd, che esce con una nota secca: «I problemi vanno affrontati e risolti, non aumentati e fatti esplodere. Ora per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese».

Anche M5s, dopo una riunione tra Crimi, Bonafede e i direttivi dei gruppi, afferma: «E' stata ribadita da tutti l'assoluta compattezza del Movimento 5 Stelle attorno al presidente Conte». Una posizione che «non è in discussione», così come resta confermata «l'impossibilità di qualunque riavvicinamento con Renzi, che ha voluto lo strappo nonostante i nostri parlamentari avessero lavorato bene su tanti progetti».

Restano ancora un paio di giorni, per vedere se cambia lo scenario. Ma Pd e M5s sembrano più che mai decisi a consumare comunque il rito del passaggio in Parlamento. Anche se il vice-segretario democratico Andrea Orlando avverte in una intervista a Repubblica: non bastano i numeri, bisogna avere un «nuovo patto di legislatura» e si deve «consolidare la maggioranza».

(con fonte Askanews)