19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Politiche europee

Paolo Gentiloni supera l'«esame» del Parlamento UE (dopo la retromarcia del PPE)

Il Ppe, che prima ancora della fine dell'audizione sembrava stesse armando l'artiglieria per impallinare Gentiloni, alla fine ne ha approvato la conferma

Paolo Gentiloni, commissario designato all'Economia nella nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen
Paolo Gentiloni, commissario designato all'Economia nella nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen Foto: ANSA

BRUXELLES (ASKANEWS) - La conferma di Paolo Gentiloni come commissario designato all'Economia nella nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen, dopo l'audizione ieri a Bruxelles da parte delle commissioni competenti dell'Europarlamento (Economica, Affari sociali e Bilancio), era cominciata con l'annuncio di una tempesta, ed è finita con un bel tramonto luminoso e senza nubi. Il Ppe, che prima ancora della fine dell'audizione sembrava stesse armando l'artiglieria per impallinare Gentiloni, alla fine ne ha approvato la conferma insieme agli altri gruppi «mainstream» del Parlamento europeo, e con l'eccezione delle sole due formazioni estreme, la Gue (Sinistra unitaria) e la destra sovranista dell'Id.

La retromarcia del PPE

La retromarcia del Ppe è evidente se si confrontano la bordata sparata su Twitter nel primo pomeriggio dal coordinatore del Ppe, il tedesco Markus Ferber, e le dichiarazioni dello stesso Ferber nel comunicato finale del Ppe. «Per due ore - aveva scritto Ferber su Twitter - Paolo Gentiloni non ha risposto a nessuna domanda. E' un vero politico, ma questo non è abbastanza per diventare commissario». Da notare che il coordinatore del Ppe aveva posto la prima domanda al commissario designato, sulla riforma del Patto di Stabilità Ue. Gentiloni aveva dato delle risposte sulla necessità di spingere la crescita, e di concedere flessibilità agli investimenti «verdi» e per la coesione, che non devono essere piaciute granché all'eurodeputato tedesco.

Il comunicato

Più tardi, nel pomeriggio, un comunicato stampa sull'audizione di Gentiloni annunciava che «il gruppo del Ppe approverà condizionatamente la sua nomina a commissario». E riportava una dichiarazione dello stesso Markus Ferber, che riprendeva solo una parte del precedente tweet, correggendolo sostanzialmente: «È chiaro che Paolo Gentiloni è un politico esperto. Anche se ci dispiace per la vaghezza delle sue risposte, possiamo approvarlo, tutto considerato». Il comunicato continua poi sottolineando che «nel corso dell'audizione, il gruppo Ppe ha insistito sull'importanza di rafforzare il Patto di Stabilità e Crescita e di farlo rispettare indiscriminatamente». E questo in particolare «quando si tratta di affrontare i problemi del debito europeo e la mancanza di riforme strutturali. Per questo eravamo alla ricerca di una rassicurazione concreta che egli fosse pronto ad applicare le regole indiscriminatamente per tutti i paesi». Il Commissario designato, conclude Ferber nel comunicato, «oggi otterrà il beneficio del dubbio del gruppo Ppe».

Pressioni su Ferber

Che cosa è successo dietro le quinte, dopo l'audizione, che ha fatto cambiare opinione in modo così evidente al coordinatore del Ppe? A questa domanda, la presidente della commissione Affari economici ha risposto con una battuta sibillina in inglese: «Sapete come vanno le cose: prima invii (il tweet, ndr) e poi te ne penti». Ma è chiaro che Ferber deve aver ricevuto una pressione molto «pesante» per ordinare la retromarcia. La spiegazione più logica di quanto è accaduto è che qualcuno, dagli altri gruppi politici, e in particolare dal gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) a cui appartiene Gentiloni, abbia spiegato a Ferber che, se avesse cercato oggi di affondare Gentiloni, alle prossime audizioni, lunedì, non ci sarebbe stato scampo per il vicepresidente designato del Ppe Valdis Dombrovskis, che oltretutto per i «rigoristi» è la garanzia che Gentiloni non opererà da solo nel giudicare i bilanci degli Stati membri e l'applicazione del Patto di Stabilità.

Tutto bene quel che finisce bene

Che sia andata così è molto probabile, a quanto sostengono fonti esperte delle dinamiche politiche del Parlamento europeo. Ma nessuno, certo non i Popolari e e meno che mai gli esponenti del gruppo (S&D), ha interesse oggi a fornire dettagli su questa vicenda, visto che l'avvertimento al Ppe ha avuto immediatamente effetto, e tutto è bene quel che finisce bene.