3 giugno 2023
Aggiornato 23:30
Lega Nord

Borghi: «L'euro? Ci tiene uniti per controllarci, come l'anello di Sauron»

I sovranisti avanzano e gli euristi si difendono. Di tutto questo ne parliamo con l'economista della Lega Nord, speaker No euro e consigliere regionale del Carroccio in Toscana

ROMA - I sovranisti avanzano e gli euristi si difendono. Se da un lato, con l'elezione di Donald Trump, il fronte di chi chiede il ritorno a un controllo diretto della propria sovranità ha trovato un inedito sostegno oltreoceano, dall'altro i sostenitori dell'inevitabilità dell'Unione europea, per come la stiamo "subendo", rincarano la dose prospettando i trattati sulla moneta unica come un vero e proprio punto di non ritorno.  Di tutto questo ne parliamo con Claudio Borghi, economista della Lega Nord, speaker No euro e consigliere regionale del Carroccio in Toscana.  

"L'euro ci tiene uniti in tempi di chiusure nazionali». Parole di Mario Draghi. Che cosa ne pensa lei, professore?
Sì, ci tiene uniti come il potere dell'unico anello ne "Il Signore degli anelli": un anello per controllarli tutti. In realtà ci tiene uniti nella schiavitù. Quello che salta agli occhi, in modo sempre più inequivocabile, è che i paesi che hanno il "privilegio" di avere l'euro sono gli unici a cui vengono riservati tutta una serie di disastri totalmente contrari al loro interesse e al loro benessere da cui invece i paesi che non hanno l'euro sono del tutto immuni. La Gran Bretagna, ad esempio, ha potuto decidere del suo destino senza essere insediata da spread o problemi bancari, stesse sorti possono avere l'Ungheria, la Polonia: tutti paesi che pur facendo parte dell'Unione europea non hanno l'euro. A noi, viceversa, tocca alzarci la mattina con l'incubo dello spread e addirittura pensare che ci siano dei problemi a tenere delle regolari elezioni perché sennò "altrimenti arriva lo spread" oppure, cosa altrettanto fastidiosa, che la Grecia si debba poi risolvere la questione azzerando il debito, vale a dire semplicemente non rivedendo più un centesimo di quelle decine di miliardi che gli abbiamo prestato per una partita di giro tutta interna all'eurozona: dove i Paesi che invece non avevano l'euro ovviamente non hanno partecipato perché non hanno partecipato né ai fondi salva-Stato né ai programmi  si austerità né, ovviamente,  alle questioni relative alla stabilizzazione dello spread.

Sempre Draghi sostiene che l'euro è "irrevocabile".
Se fosse irrevocabile dovremmo supporre che nel "5000", quando arriverà un'astronave da Vega a trovarci, ci sarà ancora l'euro. Non esiste nulla di irrevocabile al mondo. Il fatto che i trattati non prevedano l'uscita dall'euro innanzitutto è falso: perché l'euro è trattato, nelle leggi istitutive, come se fosse un privilegio. Quindi, in una maniera o nell'altra, ai privilegi si può rinunciare. Al "privilegio" si rinuncia, mentre Draghi da parte sua deve fare buon viso a cattivo gioco: i trattati sono validi sempre finché è valida la volontà dei contraenti, nel momento in cui uno cambia idea un trattato può essere denunciato, modificato o gettato dalla finestra...Quello dell'impossibilità è un concetto fisico non è un concetto politico. 

A proposito di concetti politici, qualche giorno fa Angela Merkel ha teorizzato un'Europa a due velocità. Siamo destinati a diventare una nazione di serie B?
Europa a due velocità vuol dire tutto e niente. Potrebbe significare che esistono, come è già, Paesi che devono seguire determinate regole perché sono nell'area euro e Paesi che non devono sottostare a queste perché non ne fanno parte. Quindi un'Europa a due velocità perché c'è un'Europa che va piano perché ha l'euro e un'Europa senza euro che cresce (fatta eccezione la Germania...). La novità, nella "narrazione" di Angela Merkel, è far cadere il castello di sabbia del tutti uniti, tutti assieme, tutti uguali. Si insinua, dunque, un concetto di diversità che è un ulteriore tassello di disgregazione a cui segue quello che la Gran Bretagna ha fatto rispetto a tanti che sostenevano che ciò fosse "impensabile": andarsene dall'Unione europea. Anche l'Italia, in modo abbastanza eroico, ha detto di "no" con il referendum al tentativo di far penetrare ancora di più l'Ue nel nostro sistema. Chi sostiene che non c'è alternativa è un mentitore. 

In una battuta, perché ci conviene uscire dall'euro?
Conviene uscire perché noi diventeremmo padroni di tutte le leve possibili per far ripartire la nostra economia. Nel momento in cui non abbiamo il controllo di queste leve è come dire che si sta guidando una macchina senza volante: prima o poi lo schianto è garantito. Dallo schianto certo all'esser padroni del nostro destino non ci dovrebbero essere dubbi: tenuto presente che il Paese "guida" dell'euro ha tutto l'interesse a farci schiantare. Non si creda alla balla della cooperazione tra fratelli europei. La Germania è una nostra diretta concorrente: la nostra sfortuna è la sua prosperità.