25 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Partito democratico

D'Alema: «Sul voto all'estero abusi di potere»

L'ex premier ha bocciato la linea dei comitati per il No, che hanno annunciato di fare ricorso se al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre vincerà il Sì grazie ai voti degli espatriati, ma ha parlato di «un atto molto sgradevole»

ROMA – Massimo D'Alema ha bocciato la linea dei comitati per il No, che hanno annunciato di fare ricorso se al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre vincerà il Sì grazie ai voti degli italiani all'estero. Ospite di 8 e mezzo condotto da Lilli Gruber su La7, l'ex premier ha argomentato: «Io non lo avrei fatto. I ricorsi li fa chi perde ed io credo che il "No" non perderà il referendum».

Sul voto all'estero «abuso di potere»
Formulato così questo annuncio, ha spiegato l'esponente del Partito democratico (Pd), «appare come un dubbio preventivo verso il voto degli italiani all'estero». Comunque nonostante la lettera inviata dal governo agli italiani all'estero, recapitata assieme alla scheda elettorale «il risultato del referendum non si sposterà» e vincerà il No, nonostante le «forzature». Per il Dem quindi non si deve parlare di brogli «che vanno provati» ma di «un abuso di potere. Un atto molto sgradevole».

«Una riforma cattiva dannosa e confusa»
Quindi D'Alema si è detto concorde con chi chiede di abbassare i toni sul referendum, ricordando di essere lui vittima di «insulti e insinuazioni». L'ex presidente del Consiglio ha spiegato che quando lui ha mosso «obiezioni ad una riforma che io considero cattiva dannosa e confusa» non gli si è risposto «nel merito, ma mi si è detto che ero mosso da rancore». Il presidente del Consiglio «non ha contribuito a rasserenare il clima» sul referendum costituzionale, «anzi ha dato una mano» nel rendere più teso il clima del referendum costituzionale, ha aggiunto sorridendo.

Nessun confronto con Renzi
Gruber ha quindi chiesto al suo ospite perché non ha intenzione di confrontarsi con Renzi sul referendum, e lui ha spiegato di non voler «drammatizzare questo conflitto». Per D'Alema è «sbagliato venire a fare un confronto, che sarebbe fortemente dialettico, con il segretario del mio partito. Ritengo che il Pd sia stato già profondamente ferito, per responsabilità soprattutto del suo segretario, per aggiungere anche quest'episodio».

«Renzi tenta di spaventare gli italiani»
Il Dem però ha criticato il suo segretario, sostenendo che sia «sbagliato tentare di spaventare gli italiani, che devono votare senza timori... Io non ho mai chiesto le dimissioni del premier, se poi Renzi si volesse dimettere (nel caso vinca il No al referendum costituzionale, ndr) il Capo dello Stato è nelle condizioni in poche ore di scegliere una personalità autorevole che possa guidare il Paese. Se vince il No non si va a elezioni». D'Alema però non ha intenzione di tornare nell'agone politico: «Io? Torno al mio lavoro, non cerco poltrone, ho lasciato quelle che avevo» ha risposto D'Alema a chi gli chiedeva se lui fosse disponibile nell'eventualità.

«Io resto un appassionato delle riforme, ma di quelle buone»
Il senatore ha poi ricordato di non essere un conservatore, ma anzi un riformista: «Io resto un appassionato delle riforme, ma di quelle buone. Questo è un pasticcio. Io sono stato tra gli autori della legge elettorale uninominale maggioritaria. Ma anche quella Calderoli fu chiamata riforma, invece era una porcheria. Trovo insostenibile l'elogio del cambiamento: ne abbiamo vissuti di positivi ma anche di terribilmente negativi». Quanto al Senato, «io l'avrei fatto come il Bundesrat, ma quello che ci viene propinato è un pasticcetto. Se la legge è sbagliata produce dei danni incalcolabili e non è vero che l'Italia sia il Paese del conservatorismo costituzionale. Non credo affatto che stiamo perdendo l'ultimo treno per Yuma». Infine una battuta su Berlusconi: «Ho trovato significativo da parte del Presidente del Consiglio il fatto che Berlusconi non sia stato messo nel paginone dei cattivi» dell'opuscolo per il Sì al referendum costituzionale, ha detto D'Alema.