19 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Era solo questione di tempo

Referendum, al coro straniero di illustri «sì» si aggiunge anche la Germania della Merkel

Dopo l'ambasciatore americano, Jp Morgan, l'FMI, Barack Obama, Soros, Moscovici, arriva l'assist teutonico alla riforma costituzionale di Renzi. Stupiti? Noi per niente

La cancelliera tedesca Angela Merkel con il premier Matteo Renzi.
La cancelliera tedesca Angela Merkel con il premier Matteo Renzi. Foto: Shutterstock

ROMA - Dopo l'ambasciatore americano Phillips, Jp Morgan, Soros, il Fondo Monetario Internazionale e Barack Obama in persona, l'assist a Matteo Renzi sulla riforma costituzionale giunge anche da terra teutonica: il governo di Angela Merkel sostiene il sì (LEGGI ANCHE «Jp Morgan e l'amico Renzi: storia di come vogliono cambiarci la Costituzione (e il sistema bancario)»). Non che ci sia molto di cui stupirsi, anche solo per inferenza: dopo gli endorsement giunti da finanziarie e finanzieri, organismi economici internazionali, istituzioni a stelle e strisce e addirittura dal Presidente americano in persona, mancava solo la «regina d'Europa» a far sentire la propria voce nel coro di illustri sì giunti dall'estero. Anche perchè un indizio su come la pensasse la Merkel in proposito era già arrivato in occasione del solenne incontro di Ventotene, qualche mese fa, quando la Cancelliera fece ufficialmente e pubblicamente i suoi migliori auguri al giovane Matteo per il coraggioso cammino di riforme intrapreso.

De Maizière: con la riforma l'Italia avrà un futuro migliore
E se allora era difficile non vedere un velato riferimento al referendum costituzionale, oggi è proprio impossibile far finta di nulla. Perché il ministro dell'Interno di Angela Merkel, in un'intervista a Maria Latella su Sky Tg24, è stato persino troppo chiaro sull'argomento. Dopo la dovuta premessa richiesta dal cerimoniale del «politically correct» «Non spetta a me esprimere un giudizio sulla struttura sociale di un popolo», Thomas De Maizière ha infatti specificato: «Quando la struttura parlamentare non è abbastanza efficiente è il popolo a dover intervenire. Riconosco il coraggio di questo governo nel voler cambiare la Costituzione e la struttura decisionale di questo Paese. Potrà dare all'Italia un futuro migliore. Approvare un simile cambiamento per il futuro è una decisione coraggiosa».

Renzi: un argine al populismo anti-Bruxelles
Nessun dubbio, insomma sulla linea di Berlino, che pare riaffermata con forza proprio mentre i sondaggi danno il fronte del «No» in vantaggio, al punto che, secondo alcuni media, Renzi starebbe pensando, dopo gli ultimi eventi sismici di questi giorni, di rimandare la data del voto. D’altra parte, anche in Europa De Maizière è in ottima compagnia. All'inizio di ottobre, il commissario Ue  agli Affari Economici Pierre Moscovici aveva sventolato lo spettro di una «una minaccia populista» che incombe sull'Italia. E davanti a una tale sciagura Moscovici aveva lasciato intendere che Renzi avrebbe potuto costituire un argine, facendo capire che la Ue era pronta a sostenere gli sforzi del premier e addirittura lasciare aperto uno spiraglio sulla flessibilità.

Manovra in stand-by fino al 5 dicembre
Del resto, il solo fatto che le critiche europee sulla legge di Bilancio siano state messe in stand-by fino al 5 dicembre è già una dichiarazione di intenti piuttosto esplicita da parte di Bruxelles. Significherebbe, in pratica, che l’Europa è disponibile a valutare la manovra in funzione del risultato referendario, che sarà capace di influenzare l’immagine di affidabilità del Belpaese all’estero (LEGGI ANCHE «Manovra, la blanda trattativa tra Renzi e Ue dimostra che il Parlamento non conta più nulla»).

Ma sull'immigrazione...
Ma se il ministro dell’Interno tedesco non ha dubbi nell’esaltare la virtù dell’«Italia del sì» di Matteo Renzi, c’è un punto su cui critica, invece, l’operato del Belpaese: l’immigrazione. Perché, ha registrato, Roma si è macchiata «in passato di un deficit nella registrazione degli immigrati» che così sono arrivati nel Nord Europa in barba al trattato di Dublino. E invece, ha aggiunto, «l’Italia si comporta in modo corretto quando registra gli immigrati e non li esorta ad andare al Nord». E la ricollocazione, ha sottolineato De Maizière, «deve riguardare persone vulnerabili. Cioè bisognose di protezione. Quando Angelino Alfano mi dice che il 70-75 per cento di coloro che arrivano in Italia sono migranti economici, dunque non soggetti vulnerabili, dev'essere chiaro che queste persone non saranno ricollocate».

Bastone e carota
In parole povere, se da un lato Renzi è particolarmente apprezzato in terra teutonica sul tema referendario, la sua «rivolta» in merito ai migranti sembra destinata a cadere nel vuoto. Da Berlino, che pure ha annunciato a inizio ottobre di voler accogliere 500 porfughi al mese dall'Italia, non sembra esserci disponibilità ad affrontare il vero nodo della questione: rivedere, cioè, l'impianto di Dublino II (come invece qualche mese fa si ventilava), che poi è quello che obbliga i migranti sbarcati sul nostro Paese a fare richiesta d'asilo in Italia. Quando si dice «bastone e carota». Renzi è avvisato...