18 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Renzi ha modificato il partito e ha aperto ai comitati d'affare

Pd, Mineo lascia il gruppo: mi considerano incompatibile

Corradino Mineo annuncia di aver lasciato il gruppo del Pd al Senato, e spiega le sue ragioni

ROMA - «Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una 'Italia Bene Comune' - ricorda in un post sulla sua pagina Facebook -. Non amo i salta fossi e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d'affare, e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto».

Troppe volte in dissenso
«Però è vero che ho votato troppe volte in dissenso: sulla scuola, la riforma costituzionale, l'Italicum, il jobs act, la Rai. Ed è vero - ammette ancora il senatore dem - che una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico, lanciando il sasso (ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di stabilità) per poi ritirare la mano. Ieri, poi, Luigi Zanda mi ha dedicato - senza avvertire né me né altri di quale fosse l'ordine del giorno - una intera assemblea, cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti 'buoni', Amati, Casson e Tocci e del 'cattivo', Mineo. Il Pd non espelle nessuno - ha detto Zanda - ma nelle conclusioni ha parlato di 'incompatibilita" tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate».

L'addio
«Come deluderlo? Da oggi lascio il gruppo, auguro buon lavoro ai senatori democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di stabilità che, come dice Bersani, 'sta isolando il Pd'», conclude Mineo.

(Con fonte Askanews)