18 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Legge elettorale

Fassina: Fiducia sulla legge elettorale? Renzi «bluffa»

Stefano Fassina, esponente delle minoranze del Pd, alle parole di Matteo Renzi, secondo il quale se l'Italicum non verrà approvato, sarà costretto a salire al Colle per rassegnare le dimissioni risponde che «Quello di Renzi è un bluff scadente». «Le dimissioni sulla legge elettorale sono incomprensibili», aggiunge.

ROMA (askanews) - «Quello di Renzi è un bluff scadente». E' il commento di Stefano Fassina, esponente delle minoranze del Pd, alle parole di Matteo Renzi, secondo il quale se l'Italicum non verrà approvato, sarà costretto a salire al Colle per rassegnare le dimissioni.

La tattica del premier
«Il messaggio in campo è: dopo l'approvazione della legge elettorale elezioni prima possibile, cioè a primavera 2016 - dice Fassina a poche ore dalla riunione del gruppo parlamentare Pd che deciderà sul voto dei deputati democratici all'Italicum -. Le dimissioni sulla legge elettorale che è materia di livello costituzionale sono incomprensibili e votare con il Consultellum sarebbe lo scenario peggiore possibile per Renzi. Quindi considero le sue parole un bluff, sia perché in quel caso si dovrebbe votare con il Consultellum che non piace al premier, sia perché le dimissioni per un eventuale modifica della legge elettorale sono un assoluta forzatura».

Grave la minaccia continua alla fiducia
Sull'esito della riunione del gruppo parlamentare di stasera il deputato del Pd osserva: «Uscirà ciò che è assolutamente scontato che esca, ovvero un'approvazione a maggioranza della proposta del segretario Pd-presiedente del Consiglio; dopodiché è grave che si continui a minacciare il ricorso alla fiducia; oltretutto è un indicatore della subalternità nella quale si vuole tenere il Parlamento. Non solo ma la fiducia su una legge elettorale è inaccettabile in termini di principio anche se fosse la legge elettorale più bella e perfetta del mondo».

Regole del gioco dovrebbero essere condivise
Per Stefano Fassina uno «strappo sarebbe molto grave perché vi è circa un terzo del gruppo parlamentare contrario. Le regole del gioco dovrebbero essere condivise da larghissima parte del parlamento ma qui non sono condivide neanche dal principale partito che sta al governo. Lo strappo lo determina chi non riconosce su una materia così delicata le posizioni diverse di parte significativa del gruppo parlamentare, a cominciare dal capogruppo Speranza che in questi mesi ha dimostrato grande senso di responsabilità».