Airola: D&G rispettino le idee altrui e lo Stato riconosca le famiglie arcobaleno
A che punto è l'Italia in merito alla legislazione dei diritti civili? Il senatore del Movimento 5 Stelle, Alberto Airola, risponde che il nostro è un Paese arretrato. Lo Stato dovrebbe porsi il problema delle coppie di fatto e delle famiglie omosessuali, realtà concrete ma ancora ignorate dalla legislazione.
ROMA - «Le famiglie arcobaleno esistono», «lo Stato in qualche modo deve porsi questi problemi, deve riconoscerlo». A parlare è il senatore del Movimento 5 Stelle, Alberto Airola, che, in una intervista al DiariodelWeb.it, illustra la posizione del M5S rispetto alla questione delicatissima dei diritti civili, in particolare quelli legati a omosessuali e coppie di fatto.
MISURARSI CON LA REALTA' - «Le famiglie arcobaleno esistono, le lesbiche, gli omosessuali e i transessuali esistono, vivono, vanno avanti con le loro vite – continua Airola –. Sono tantissime le famiglie arcobaleno, mi risulta che siano oltre 100mila. Tutto questo è una realtà, quindi possiamo dire tutto quello che si vuole – sarebbe opportuno nell'ambito della Costituzione non sparare cose così a caso –, però bisogna misurarsi con questa realtà che va aldilà delle leggi, perché segue la giusta pulsione umana all'affettività, alla famiglia. Quello che serve è garantire diritti, garantiti in tutta Europa, in varie forme e gradi, tranne in Italia, perché abbiamo degli oggettivi problemi culturali e politici, soprattutto, all'interno della maggioranza», spiega il senatore del Movimento 5 Stelle.
D&G TAGLIANO IL DIRITTO DI ESPRESSIONE? - «Purtroppo è un Paese in rovina. Non può che aumentare l'intolleranza e la strumentalizzazione ideologica. Perché se io riconosco un diritto ad un gay, non lo tolgo ad un altro gay. E qui veniamo anche alle dichiarazioni di Dolce e Gabbana, che sono liberissimi di dire la loro, come tanti altri, ma devono tener presente che c'è un'opinione e che sono assolutamente lecite anche le altre. Qui invece mi sembra che si voglia togliere il diritto a qualcuno anche di parlare». Il riferimento a Dolce e Gabbana arriva in seguito ad un'intervista rilasciata dai due stilisti a Panorama, nella quale Domenico Dolce – dichiaratamente omosessuale – affermava di sostenere la famiglia naturale, quella con un papà e una mamma, un uomo e una donna. Dolce diceva no ai «figli della chimica», alludendo alle nascite in vitro. Le affermazioni dello stilista hanno ricevuto dure condanne da parte del mondo gay, ma non solo. Il primo a muoversi è stato Elton Jihn, che – gay e padre di due bambini – ha lanciato la campagna per il boicottaggio del marchio italiano.
L'ARRETRATEZZA LEGISLATIVA - Il senatore Airola passa poi a trattare la questione legislativa, sottolineando il forte ritardo del nostro Paese nei confronti dei diritti civili. Arretratezza culturale, probabilmente, ma non soltanto. «Le leggi come stanno? – continua il senatore – Le leggi stanno messe male. Il divorzio breve forse passerà domani, facendo un sacrificio, cioè tagliando il divorzio diretto, che era un comma messo lì per diventare merce di scambio con NCD. Ma altre leggi sono quelle delle unioni civili, anche il testo unico Cirinnà, che giace in Senato. Il Pd ha presentato, per scompigliare le carte, un altro disegno di legge a prima firma Fattorini. È un disegno di legge che è saltato fuori da poco, diverso rispetto al testo Cirinnà, che è cioè l'unione di tutti i testi presentati in merito a coppie di fatto e unioni civili. C'era stato questo percorso in Commissione in Senato ed erano stati riuniti tutti i testi che riguardavano il matrimonio, che sono stati accantonati, tra cui anche uno a prima firma di Orellana, un pacchetto di leggi su omofobia, matrimonio e identità di genere, cui sono primo firmatario io. Per le persone transessuali che possono cambiare identità anagrafica prima dell'operazione, seguendo un percorso psicologico, una serie di passaggi normati, molto attenti. Per cui non si sta parlando di bombe buttate nella società italiana, senza pensare con scrupolo a tutelare parti deboli, così come nel divorzio breve, così come nelle unioni civili».
GUERRA IDEOLOGICA SULLA PELLE DELLE PERSONE - Come spiega ancora il senatore del Movimento 5 Stelle, «tutti questi testi che riguardavano le unioni civili sono stati unificati in un testo di cui è relatrice la senatrice del Pd Cirinnà. In questo testo c'è tutta una serie di norme, sia per le unioni eterosessuali che omosessuali, che equiparano questo istituto al matrimonio, nei fatti e nelle tutele. Tanto che c'era la possibilità della 'stepchild adoption', una semplice tutela dei minori che sono in una coppia gay provenienti da un altro matrimonio o arrivano con una fecondazione eterologa fatta all'estero o muore il genitore biologico e questo bambino va in istituto, mentre invece si prevederebbe la possibilità del genitore per un tot di anni di adottarlo. Ma non succede questo perché in Italia la legislazione arriva sempre molto molto dopo le scelte che fanno tribunali e giustizia. Già succedono queste cose oggi, perché vengono tutelati i diritti dei minori, perché viene fatto nell'ambito della valutazione costituzionale. Perché noi non ci possiamo adeguare a quello che i giudici sanciscono? In realtà perché sono strumentali a una guerra ideologica fatta sulla pelle delle persone. Perché qui stiamo parlando di libertà e diritti di persone, minori, donne e uomini», spiega Airola. «Ci sono problemi quotidiani che queste famiglie vivono, nonostante il fatto che vivano insieme. Nei fatti, loro sono una famiglia, lo Stato in qualche modo deve porsi questi problemi. Sono usati in maniera strumentale, per varie ragioni. C'è un tentativo di controllo della società attraverso delle strutture legislative ormai desuete,che andrebbero adeguate, nel rispetto della legislazione europea», continua il senatore pentastellato.
COME I FIGLI DEI DIVORZIATI - Il senatore del Movimento 5 Stelle azzarda un parallelismo, quello con i «figli dei divorziati» che negli anni Settanta venivano visti dagli altri ragazzi come «diversi», solo perché una precisa impostazione culturale faceva in modo che quelli dovessero essere penalizzati agli occhi del resto del mondo «normale», sebbene il trauma affettivo fosse di spessore diverso. Come in quel momento si è arrivati alla comprensione di dover normare una situazione che di fatto esisteva e rischiava di avere conseguenze giuridiche per molti che decideva consenzientemente di separarsi, così, oggi, il nostro Paese dovrebbe avvertire la necessità di aggiornare la legislatura in merito ai diritti gay. «E poi è cambiato tutto, la percezione culturale è cambiata».
LA LEGGE BLOCCATA - «Il ddl Cirinnà – spiega Airola –, ha visto arrivare il disegno di legge Fattorini, che prevede l'istituto del matrimonio solo per gli eterosessuali e per gli omosessuali un istituto di un tipo di unioni civili che riconosce le coppie di fatto, senza toccare minimamente la questione delle adoption». In relazione alla legge sull'omofobia, «come si è bloccata questa legge? Alla Camera ha visto la votazione di un emendamento che escludeva come categorie dalla imputazione rispetto a dichiarazioni omofobiche chi apparteneva ad associazioni culturali, religiose, sindacali, scolastiche. Quindi, tutti quelli che, dal prete al professore al sindacalista, sul posto di lavoro potessero esprimersi liberamente in maniera omofobica. Questo è un emendamento che ridicolizza la legge, è un insulto, quasi. Al Senato c'è stata la presentazione ostruzionistica di centinaia di emendamenti da parte di Giovanardi eccetera. Lo Giudice ha cercato di mettere qualche pezza all'emendamento, ma lì si è fermato tutto. La stessa cosa temiamo possa succedere con le unioni civili. Questo è la situazione. Imputo la responsabilità della riuscita o meno della legge a quella parte di Pd più reazionaria che ha interesse a non forzare le cose. Hanno il coltello dalla parte del manico, il problema è saperlo usare», continua il senatore.
LA RIVOLUZIONE CULTURALE - Secondo Airola, le energie andrebbero convogliate in una rivoluzione di tipo culturale, perché le leggi, come è evidente, non sono abbastanza. «Io sono anche in Commissione Rai – afferma Airola –, c'è tutta l'operazione culturale che manca dietro. Una cosa condivisa da tutti, Il nuovo testo di servizio di contratto pubblico, abbiamo fatto inserire tutta una serie di clausole per salvaguardare sia varie tipi di categorie che potrebbero essere discriminati, tra cui anche omosessuali, transessuali, per favorire, attarverso il servizio pubblico, la diffusione di strumenti, perché crediamo che la Rai possa fare molto», conclude il senatore.
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