18 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Il M5S denuncia i mille trabocchetti contro l'anticorruzione

Businarolo: stanno trasformando Cantone in uomo di facciata

Siamo il Paese di Mafia Capitale, ma sull'anticorruzione la strada non è per nulla spianata. Al DiariodelWeb.it, Francesca Businarolo racconta di come un progetto di legge sulla prescrizione sia fermo in Commissione, un emendamento sul tema sia stato bocciato, e il solo aumento delle pene, svincolato da una riforma seria della prescrizione, si riduca a uno specchietto per le allodole.

ROMA – Ha insistito più volte Raffaele Cantone sulla necessità di «una corsia preferenziale sul ddl anti-corruzione». Eppure, la strada che porta all’approvazione del provvedimento pare sempre più irta di ostacoli, con il Pd diviso, Ncd più vicina a Forza Italia che all’alleato di governo e il partito di Berlusconi spesso impegnato in un efficace ostruzionismo. Prescrizione, falso in bilancio, pene più dure contro la corruzione, un'unica figura di reato per la concussione cancellando la legge Severino, gola profonda per la corruzione: tutti punti su cui il Parlamento non sembra andare d’accordo, bloccando di continuo l’iter legislativo. Paradossale che questo avvenga nel Paese di Mafia Capitale, al 68esimo posto al mondo per trasparenza, e che vanta il made-in della metà delle mazzette che circolano nell’intero continente. Secondo Francesca Businarolo, deputata M5S e membro della Commissione Giustizia, «sembra che per la maggioranza la lotta alla corruzione sia più che altro uno slogan e che nei fatti si faccia poco. Lo stesso Cantone, che è stato messo a dirigere l’Anac, ha veramente pochi strumenti per la tutela dei cittadini contro la corruzione».

PRESCRIZIONE – In particolare, un nodo su cui si è infiammato il dibattito è quello della prescrizione, che spesso azzera i processi proprio contro i colletti bianchi, tanto che l’Europa ha più volte richiamato l’Italia su questo specifico punto. «In Commissione Giustizia alla Camera è fermo un intero progetto di legge di riforma della prescrizione anche in relazione alla corruzione. C’è un problema di fondo: questo Parlamento è stato esautorato dal Governo, che continua a lavorare con decretazioni di urgenza, quindi queste prevalgono sui lavori ordinari di Commissione. Vero è che, in ogni maniera, anche in fase di decretazione d’urgenza, tentiamo di inserire delle migliorie e di portare avanti un principio fondamentale», spiega la Businarolo: «non si può pensare che in Italia non vengono più a investire perché siamo un Paese di corrotti e di malaffare. Questioni come Mose ed Expo sono sotto gli occhi di tutti». Per evitare che troppi processi per tangenti finiscano al macero, con l’ulteriore beffa di aver divorato altri soldi pubblici in indagini e udienze, le ipotesi sul tappeto sono due: o un intervento generale che fermi la clessidra dell’estinzione del reato quando arrivano condanne di primo e di secondo grado, o un intervento mirato che allunghi i tempi ad hoc per determinati reati, tra cui appunto la corruzione. Eppure, la prescrizione resta un nodo da sciogliere: lo scorso 17 febbraio, ad esempio, un compatto fronte che ha riunito Pd, Ncd e Fi ha bocciato un emendamento dello stesso M5S, che prevedeva il raddoppio dei tempi di prescrizione per i reati contro la Pubblica Amministrazione: in primis, corruzione e concussione.

AUMENTO DELLE PENE - Altro tema scottante e connesso al precedente, l’aumento delle pene. «E’ un palliativo», dichiara la Businarolo. «Gli stessi magistrati l’hanno valutato relativamente. Sostanzialmente, non risolve il problema, perché la prescrizione è un problema all’origine. Secondo noi la prescrizione dovrebbe essere modificata in toto e dovrebbe essere sospesa dal rinvio a giudizio, in modo tale che il processo non debba rincorrere i tempi della prescrizione. Questo punto di vista è stato condiviso dai più autorevoli auditi in Commissione, e tra tutti il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. Aumentare le pene è uno specchietto per le allodole, ma lascia irrisolto il problema della prescrizione», conclude la Businarolo. Per ora, è stato aumentato il massimo di pena da 5 a 6 anni per i pubblici ufficiali che si fanno corrompere, e, per la corruzione propria, il minimo della pena da 4 a 8 e il massimo da 6 a 10. Provvedimenti che hanno causato la rivolta di Ncd e Forza Italia, secondo i quali in questo modo la pena per corruzione diventerebbe più rilevante della corruzione in atti giudiziari, introducendo, di fatto, uno squilibrio nel sistema sanzionatorio.

FALSO IN BILANCIO – La Businarolo è critica anche sui progressi in tema di falso in bilancio: «Ci sono grandi promesse», commenta in proposito, «ma pochi passi avanti. Dal nostro punto di vista la reintroduzione del reato di falso in bilancio è fondamentale, ma fino a questo momento non abbiamo visto grossi risultati». Il testo governativo, a quanto si apprende, non prevede più soglie di non punibilità né in percentuale né rispetto al volume d’affari, mantenendo una distinzione solo tra società quotate e non quotate e abbassando la pena per queste ultime da un minimo di 1 ad un massimo di 5 anni di detenzione. Resta invece a 3-8 anni la pena per le non quotate e la perseguibilità del reato d’ufficio. Punto critico, il fatto che la riduzione della pena escluderebbe il reato dalla possibilità di intercettazioni telefoniche, che la legge prevede solo per reati con pena massima superiore ai 5 anni.

PERCORSO A OSTACOLI – Insomma, l’iter del ddl anticorruzione appare un cammino irto di ostacoli. «Io sono convinta che se Orlando avesse preso in considerazione, già a luglio, almeno una delle nostre proposte, avremmo fatto qualche passo avanti. Noto invece con deciso disappunto che il Ministro non prende in considerazione idee forti come la tutela dei whistleblowers, la riforma della prescrizione, la sospensione dal rinvio a giudizio e tante altre questioni sottoposte mesi e mesi fa», dichiara la Businarolo. Evidentemente, chi si aspettava che - vista la vera e propria emergenza corruzione che grava sul nostro Paese - il percorso del provvedimento sarebbe stato rapido ed efficace e avrebbe messo d’accordo le aule parlamentari, non potrà, a questo punto, evitare un’amara delusione.