28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Mercato del lavoro

Jobs act al traguardo, addio articolo 18

L'Aula di palazzo Madama ha acceso il semaforo verde sul provvedimento con 166 voti favorevoli, 112 contrari e un astenuto, con la minoranza Pd che vota per «senso di responsabilità». L'ok finale al testo è arrivato in tempo per consentire l'entrata in vigore delle nuove regole già a gennaio dopo il varo dei primi decreti delegati.

ROMA - Con il sì del Senato alla fiducia sul Jobs act, la delega per la riforma del lavoro taglia il traguardo dopo un lungo e contrastato iter parlamentare. L'Aula di palazzo Madama ha acceso il semaforo verde sul provvedimento con 166 voti favorevoli, 112 contrari e un astenuto, con la minoranza Pd che vota per «senso di responsabilità». L'ok finale al testo è arrivato in tempo per consentire l'entrata in vigore delle nuove regole già a gennaio dopo il varo dei primi decreti delegati. Sui tempi ha garantito il titolare del Welfare Giuliano Poletti: «Il nostro impegno sarà ora quello di procedere speditamente alla stesura dei decreti di attuazione» a partire dal contratto a tutele crescenti.
Il governo ha raggiunto il suo obiettivo: approvare il collegato alla legge di Stabilità in tempo utile per consentire alle imprese di cogliere dal nuovo anno gli sconti sulle nuove assunzioni con contratti a tutele crescenti e la deducibilità integrale del costo del lavoro dalla base imponibile Irap. Tuttavia, la riforma del mercato del lavoro è tutta ancora da scrivere perchè con cinque deleghe viene affidato al governo il compito di definire con i decreti attuativi le soluzioni concrete. A cominciare da quella sui licenziamenti individuali per giusta causa.

CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI - Molte le novità in arrivo su cui si è consumata una dura battaglia nelle aule parlamentari con la spaccatura all'interno del Pd oltre che nelle piazze con i sindacati, la Cgil in primis, che ha duramente attaccato il governo. Nel mirino in particolare le modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, quello sui licenziamenti ingiustificati. Viene introdotto il nuovo contratto a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio per tutti i neoassunti che di fatto implica il superamento delle colaborazioni coordinate e continuative. Novità anche sugli ammortizzatori sociali (1,5 miliardi aggiuntivi) e sui controlli a distanza con la possibilità di controllare impianti e strumenti di lavoro. Viene azzerato, inoltre, il periodo di 'vacazio legis' con l'entrata in vigore del provvedimento il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta.
Sui licenziamenti a Montecitorio è stato approvato un emendamento che esclude per le nuove assunzioni la possibilità di reintegro per i licenziamenti economici (prevedendo solo un indennizzo certo e crescente con l'anzianità di servizio) e conserva il diritto al reintegro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti 'nulli e discriminatori' e per 'specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato' che poi verranno definite nel dettaglio dai decreti delegati.
Viene rivista, inoltre, la disciplina delle mansioni in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l'interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell'inquadramento. Il passaggio da una mansione all'altra diventa più semplice con la possibilità anche di demansionamento.

TUTELE UNIFORMI PER TUTTI I LAVORATORI - Per quanto riguarda la Cig, sarà impossibile autorizzarla in caso di cessazione definitiva di attività aziendale. L'obiettivo è di assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori con tutele uniformi. Saranno, inoltre, rivisti i limiti di durata dell'indennità e sarà prevista una maggiore partecipazione da parte delle aziende che la utilizzano. Arriva inoltre la riforma dell'Aspi: la durata del trattamento di disoccupazione dovrà essere rapportata alla 'pregressa storia contributiva' del lavoratore con l'incremento della durata massima per quelli con le carriere contributive più rilevanti. Si punta a estendere il sussidio ai collaboraori fino al superamento di questa tipologia contrattuale.
Si istituisce, inoltre, un'Agenzia nazionale per l'impiego, viene semplificato il campo di applicazione dei contratti di solidarietà, il ricorso al voucher viene esteso ma torna il tetto dei 5mila euro, arrivano le cosiddette 'ferie solidali', cioè la possibilità per il lavoratore che un un surplus di ferie di cederle ai colleghi in caso di necessità. Resta, infine, l'obiettivo di introdurre il salario minimo anche per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.