D'Alema: Renzi spacca l'Italia
L' ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha rilasciato un'intervista al Sole 24 Ore, e accusa il premier Matteo Renzi di spaccare in due il paese, oltre che il Pd.
ROMA - L' ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha rilasciato un'intervista al Sole 24 Ore, e accusa il premier Matteo Renzi di spaccare in due il paese, oltre che il Pd.
D'ALEMA: RENZI SPACCA IL PAESE - Per D'Alema «questo modo di fare spacca il Paese, prima ancora che il Pd. Vengono usate parole sprezzanti verso i magistrati, verso i funzionari pubblici. Sull'articolo 18 si è condotta una polemica tutta ideologica». L'ex presidente del Consiglio ha sottolineato che nella Legge di stabilità «non c'è la svolta auspicata. Non è colpa di Renzi. E' che in Europa manca il cambiamento necessario verso la crescita». Sull'ipotesi di scissione del Pd ha avvertito che «sarebbe un errore. Si deve rendere più visibile e incisiva la presenza delle posizioni autenticamente riformiste».
NON SONO CONSERVATORE, HO CAMBIATO IL PAESE IN PROFONDITÀ - A tal proposito gli è stato chiesto come mai oggi viene annoverato tra i conservatori, nonostante nel passato gli sia stata attribuita più di una svolta riformista. E lui risponde: "Credo sia semplicemente una raffigurazione falsa. Un'offesa a una verità storica. È grottesco che si dipinga il centrosinistra italiano come un mondo che ha atteso Renzi per scoprire il riformismo. I nostri governi, a partire dal governo Amato, e poi dal governo Ciampi, dal governo Prodi, compreso il mio, vengono ora raffigurati come quelli della conservazione, ma noi abbiamo cambiato il Paese in profondità.»
IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI NON È LA SOLUZIONE - Gli è stato anche chiesto se il contratto a tutele crescenti possa davvero essere la soluzione ai problemi dell'Italia, e Massimo D'Alema ha risposto: «Può esserlo. Ma vedo due contraddizioni nel progetto di Renzi. La prima l'ha sollevata Tito Boeri: gli incentivi nei primi tre anni, se sommati alla possibilità di licenziare, possono portare ad abusi e aumentare la precarietà. La seconda riguarda proprio l'articolo 18. Nella delega non se ne parla. E anche Renzi all'inizio non sembrava intenzionato a toccarlo. Poi ha cambiato idea. Il vero problema è che mentre i lavoratori più anziani possono ottenere dal magistrato la reintegra, ciò non sarà possibile per i lavoratori più giovani, assunti con i nuovi contratti. In questo modo si renderà stabile una diseguaglianza, altro che legge a favore delle nuove generazioni. Ho sinceramente dei dubbi che questa differenza di trattamento sia costituzionalmente accettabile. Tra l'altro, sull'articolo 18 già abbiamo votato la riforma Fornero. Abbiamo già cambiato, non senza un confronto aspro con i sindacati. È una riforma che ha un anno e mezzo di vita. Valutiamo gli effetti di quella riforma, tanto più che i primi segnali sono positivi, nel senso che c'è una forte riduzione del ricorso alla magistratura».
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