Berlusconi-Renzi, il grande feeling
Forza Italia potrebbe ripetere lo «schema» già usato per le riforme costituzionali anche per riforme di tipo economico. D'altra parte, questa è una posizione che a Silvio Berlusconi viene fortemente caldeggiata dal binomio azienda-famiglia.
ROMA - Grande feeling. Il resoconto è più o meno lo stesso, sia che a farlo siano i «tifosi» del duo, sia che provenga da chi lo «avversa». E' la quarta volta che Silvio Berlusconi e Matteo Renzi si incontrano per parlare di riforme. Non è mancata una buona dose di amarcord: come non aspettarsi, d'altra parte, che rientrando a Palazzo Chigi l'ex premier si lasciasse scappare l'occasione di passare da un «mi ricordo quella volta che...» a un «questo arredamento l'ho voluto io», o cose del genere. Il personaggio è così.
Ma è evidente che nelle tre ore di colloquio (presenti anche Guerini e Lotti da una parte e Verdini e Letta dall'altra) non ci sia solo intrattenuti in chiacchiere e convenevoli. Nè - viene spiegato - si può pensare che il fulcro dell'incontro sia stato la legge elettorale, che pure era l'argomento ufficialmente al centro dell'agenda.
E questo, non soltanto perché a Silvio Berlusconi le tecnicalità interessano soltanto nella misura in cui ne capisce il conseguente tornaconto, ma soprattutto perché l'obiettivo principale era quello di rinsaldare, anche rispetto all'esterno, la «vicinanza» con il premier. «Tanto ci si mette d'accordo» è stata più o meno la risposta del Cav a chi gli chiedeva numi sulle modifiche all'Italicum. Ci si rivedrà a settembre per tirare le conclusioni. Intanto, la sintesi dell'incontro è affidata al vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini: ok alle modifiche, pronti a cambiare le soglie per il premio di maggioranza e quella minima di sbarramento ma sull'introduzione delle preferenze è tutto ancora da decidere.
Ma si sarebbe parlato anche di molto altro: della situazione internazionale, dell'Europa e, soprattutto, del pesante dato economico diffuso oggi dall'Istat sul Pil. Ed è su questo punto che i due si sarebbero sostanzialmente ribaditi quel patto di reciproco sostegno che già era alla base dell'intesa del Nazareno. Forza Italia, insomma, potrebbe ripetere lo «schema» già usato per le riforme costituzionali anche per riforme di tipo economico. D'altra parte, questa è una posizione che a Silvio Berlusconi viene fortemente caldeggiata dal binomio azienda-famiglia.
Un binomio che sembra sempre più prendere una strada divergente rispetto a quella del partito. Tra gli azzurri, molti sono più che perplessi da questa posizione così filo-governativa. Tra questi, anche Raffaele Fitto che, non a caso, verga un comunicato poco dopo la conclusione dell'incontro. La missione del «centrodestra italiano», «in una logica di limpido bipolarismo» deve essere - spiega - quella di «costruire un'alternativa credibile alla politica del governo e alla sinistra del Pd». «Non si tratta, come fece la sinistra contro i governi Berlusconi, di vivere - aggiunge - all'insegna di una contrapposizione astiosa e pregiudiziale, ma, questo sì, di rendere chiaramente distinguibile agli occhi degli elettori la nostra proposta alternativa».
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