Renzi a Strasburgo tra sogni e realtà
Di fronte all'Europarlamento più euroscettico della storia, Matteo Renzi aprirà oggi a Strasburgo il semestre italiano di presidenza dell'Unione puntando sulla «speranza» che l'Europa può tornare a rappresentare. Solo se, ovviamente, riscoprirà l'importanza di crescita e sviluppo, e inizierà a farsi carico dei problemi concreti, a partire dalla questione immigrazione.
ROMA - Riscoprire le ragioni del sogno europeo, proiettandolo in termini concreti per i cittadini, che alle ultime elezioni hanno mostrato in modo massiccio la delusione per una Europa declinata negli ultimi anni solo in termini di austerity, regole e burocrazia. Di fronte all'Europarlamento più euroscettico della storia, Matteo Renzi aprirà oggi a Strasburgo il semestre italiano di presidenza dell'Unione puntando sulla «speranza» che l'Europa può tornare a rappresentare. Solo se, ovviamente, riscoprirà l'importanza di crescita e sviluppo, e inizierà a farsi carico dei problemi concreti, a partire dalla questione immigrazione.
Del resto, già negli interventi delle scorse settimane il premier era stato esplicito: «Viola i trattati non chi chiede la crescita, ma chi parla solo di stabilità». Dunque, cambiare l'Europa per il bene dell'Europa: intorno a questo concetto Renzi illustrerà le priorità del semestre italiano. Contando su una credibilità ritrovata da parte dell'Italia, e ribadendo tutta la determinazione del governo a fare le riforme in casa propria, con il piano dei mille giorni lanciato la scorsa settimana. E' questa la strada per riuscire ad ottenere finalmente la flessibilità tanta invocata, ma anche per preparare il terreno ad un piano di investimenti europeo per i prossimi 5 anni, facendo massa critica sommando i vari programmi europei, i fondi strutturali e potenziando il ruolo della Banca Europea degli Investimenti.
Un progetto da far marciare in tandem con i francesi, così come con la Francia si lavora ad un approccio europeo all'immigrazione, con Frontex che raccolga il testimone dell'operazione che Mare Nostrum, ora tutte sulle spalle dell'Italia. Il che non significa immaginare un asse transalpino: la Germania di Angela Merkel resta un «paese amico», ha più volte sottolineato il premier, con il quale però ci si «confronta» senza «timori reverenziali».
Nessuno, nello staff del premier, si nasconde la difficoltà dell'impresa che attende il governo italiano: riuscire a declinare concretamente la flessibilità, coinvolgere la Ue nella gestione dei flussi migratori del Mediterraneo, e soprattutto ribaltare l'approccio rigorista che per anni ha dominato a Bruxelles. Ma la convinzione di Renzi è che sia possibile: «Abbiamo fatto capire che siamo un Paese forte, che non va con il cappello in mano ma che si fa rispettare».
«Se l'Europa accetterà di dare un futuro alle proprie ambizioni, sarà bello sfidare l'avvenire insieme», dirà fra l'altro Renzi, in una relazione che avrà ampi spazi e citazioni per Firenze.
Col presidente del Consiglio, inoltre, ci saranno anche la ministra degli Esteri, Federica Mogherini, e il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio.
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