18 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Europee 2014

Stravince Renzi, ma non vota 1 italiano su 2

Il Pd di Matteo Renzi vince le elezioni europee e arriva quasi a doppiare il Movimento 5 Stelle di Grillo. Forza Italia al suo minimo storico ben sotto la soglia del 20%, mentre il Nuovo centrodestra di Alfano come L’Altra Europa di Grillo sono in bilico, intorno alla soglia del 4 per cento ma dovrebbero riuscire a mandare tre o quattro candidati ciascuno al Parlamento europeo.

ROMA - «Storico»: è questo l'aggettivo che stasera riecheggia di più nei corridoi di largo del Nazareno, la sede del Pd nella quale Matteo Renzi si è presentato solo dopo l'una di notte, quando ormai il risultato appariva consolidato. Il premier parlerà solo domani in conferenza stampa, a caldo se la cava con un tweet nel quale, appunto, parla di «risultato storico».

I sondaggi degli ultimi giorni, che non potevano essere pubblicati ma arrivavano sulle scrivanie dei leader di partito, avevano preoccupato assai il segretario Pd: M5s in rimonta, l'incubo del bis del film del 2013 quando un Pd dato per sicuro vincente finì per subire la rimonta del centrodestra e dei grillini. Anche per esorcizzare quel fantasma, Renzi negli ultimi giorni aveva suonato l'allarme: «L'importante è arrivare primi, l'anno scorso il primo partito era M5s». Bisognava mobilitare tutto l'elettorato Pd, quello militante, quello simpatizzante, e magari spaventare un po' di moderati e di berlusconiani delusi, tentati dall'astensione, per convincerli che era il momento di sostenere il Pd. Renzi, già con i numeri molto meno generosi degli ultimi sondaggi, contava di far valere il paragone tra il risultato del Pd e quello dei partiti progressisti europei. Dopo l'apertura delle urne il confronto appare addirittura impietoso, se si pensa che il Ps francese è crollato letteralmente.

Il premier farà pesare questo successo al Parlamento europeo e in seno al Pse. E, ovviamente, farà altrettanto in casa: Lorenzo Guerini ha annunciato a tempo di record la convocazione della direzione Pd per giovedì «per l'analisi del voto» e «entro due settimane l'assemblea». Il premier intende sfruttare l'onda per incorporare in maggioranza aree del partito che fino ad ora erano opposizione interna e isolare gli eventuali irriducibili. Poi c'è il governo, e anche qui difficile immaginare che si possano vedere di nuovo le fibrillazioni e le assenze strategiche andate in scena per esempio sulla riforma del Senato. «Il cambiamento che abbiamo messo in atto come Pd ha convinto i cittadini», avverte Maria Elena Boschi.

Qualcuno ipotizza che il leader Pd possa essere tentato di sfruttare fino in fondo il successo, tornado presto al voto. Guerini nega: «Gli italiani ci hanno votato per governare». Ma è chiaro che a questo punto se c'è qualcuno che non teme le urne, questo è Renzi. E il premier farà in modo di ricordarlo a tutti coloro che dovessero provare a mettersi sulla sua strada.