Tra le Coree è scoppiata la pace? Dubbi da Giappone e Nato
Certamente per le due Coree è un giorno importante, pieno di simbolismi. Tuttavia, dopo le strette di mano e gli abbracci, cominciano a emergere analisi prudenti

SEOUL - Un summit storico, un importante passo avanti sulla via della pace nella Penisola coreana. Non si risparmiano le definizioni altisonanti per il vertice intercoreano di oggi nel villaggio dell'Armistizio di Panmunjom. E certamente per le due Coree è un giorno importante, pieno di simbolismi. Tuttavia, dopo le strette di mano e gli abbracci, cominciano a emergere analisi prudenti.
Il primo a tirare il freno è stato il premier giapponese, Shinzo Abe. Tokyo è stata dall'inizio scettica sul processo di distensione avviato dal presidente sudcoreano Moon Jae-in e accettato dal leader nordcoreano Kim Jong Un. Il capo dell'esecutivo nipponico ha espresso un giudizio ovviamente positivo sul summit, per poi aggiungere di attendersi ora «azioni concrete» dalla Corea del Nord verso la denuclearizzazione totale e la soluzione degli altri problemi. Il capo della Nato Jens Stoltenberg, dal canto suo, ha chiarito che, sì, si tratta di un evento «incoraggiante», ma è solo «un primo passo» e va fatto «ancora molto duro lavoro».
Il presidente Usa Donald Trump, che inserito nel processo di distensione e tra fine maggio e inizio giugno dovrebbe vedere Kim in un vertice probabilmente più importante, ha parlato via Twitter di un fatto «storico» e ha scritto trionfante che «la guerra in Corea sta per terminare». Nonostante l'approccio per nulla prudente, che è tipico del personaggio, ha comunque anche invitato a vedere cosa accadrà d'ora in poi.
Al di là del clima particolarmente positivo che si è respirato oggi nellasede del vertice di Panmunjom, il villaggio dove 65 anni fu firmato l'armistizio che ha interrotto ma non chiuso formalmente la Guerra di Corea, l'atto più concreto che è emerso dal vertice è una Dichiarazione congiunta firmata dai due leader.
In essa sono contenute dichiarazioni di principio importanti, la primo delle quali è l'idea del superamento dell'armistizio per stabilire un «permanente regime di pace» nella Penisola coreana. In tal senso, è da notare che il documento non indica la firma di un possibile trattato di pace intercoreano, perché questo vorrebbe dire riconoscimento reciproco e quindi rinuncia all'obiettivo dell'unificazione, invece ribadito nella dichiarazione.
I firmatari dell'armistizio sono Corea del Nord, Comando delle forze Onu (Usa) e Cina. La dichiarazione evoca la convocazione di incontri in formato trilaterale (Usa, Corea del Nord, Corea del Sud) o quadrilaterale (Usa, Corea del Nord, Corea del Sud, Cina) per andare verso la pace duratura. Mette, insomma, da parte il «sestetto», cioè il formato a sei che ha discusso la questione nucleare per diversi anni e che comprende anche Russia e Giappone. In particolare quest'ultimo non avrebbe voce in capitolo nella vicenda.
La Dichiarazione di Panmunjom, in realtà, mette sul tavolo una serie di azioni concrete simboliche, ma sul fronte caldo della denuclearizzazione e del superamento del regime formale di guerra, si limita auspici. La sua stessa formulazione richiama fortemente la Dichiarazione congiunta di Pyongyang del 2007, il secondo vertice intercoreano con protagonisti Roh Moo-hyun per la Corea del Sud e Kim Jong Il per la Corea del Nord. Una dichiarazione che, poi, non portò affatto a una pacificazione.
In particolare gli occhi di tutti sono concentrati sul valutare le parole utilizzate nella dichiarazione firmata dai due leader. Il presidente sudcoreano Moon, parlando coi giornalisti, ha sottolineato l'importanza della «moratoria» adottata da Kim Jong Un per i test nucleari e un riconoscimento dei passi fatti da Pyongyang è contenuto anche nella dichiarazione congiunta. Il leader nordcoreano, in effetti, ha dichiarato lo stop ai testi nucleari (finora ne sono stati realizzati sei) e ha annunciato lo smantellamento del sito nucleare di Punggye-ri, anche se secondo osservatori internazionali quest'ultima mossa potrebbe essere stata dettata da un crollo avvenuto mesi fa nel sito che lo renderebbe inutilizzabile. Queste ultima, comunque, sono valutazioni da prendere con le pinzette.
In ogni caso la Dichiarazione di Panmunjom di oggi rimane abbastanza vaga rispetto a questo obiettivo. «La Corea del Sud e del Nord hanno confermato l'obiettivo comune di realizzare, attraverso la completa denuclearizzazione, una Penisola coreana libera da armi nucleari» recita il documento. Non rappresenta un particolare passo avanti rispetto alla dichiarazione del 2007, che era persino più precisa richiamando l'Accordo a sei del 13 febbraio 2007 sulla denuclearizzazione nel quale erano definiti passi di dettaglio del tutto mancanti nel documento firmato oggi. Bisognerà quindi attendere il summit Kim-Trump per avere qualche elemento in più.
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