Putin strappa a Xi un contratto da 100 mld. Alla faccia dell'Occidente
Mentre l'Occidente continua imperterrito ad isolare la Russia, Mosca si volge sempre più a Oriente. Trovando nella Cina un partner disponibile a parlare di affari, e non solo
MOSCA - Mentre l'Occidente continua imperterrito ad isolare la Russia, rinnovando ciclicamente le sanzioni a suo sfavore ed esitando a mettere in piedi una seria collaborazione anti-terrorismo, Mosca si volge sempre più a Oriente. La cooperazione con il Dragone cinese non è certo una novità, ma negli ultimi tempi questo trend si è notevolmente rafforzato. Una partnership trasversale che riguarda più settori: da quello politico a quello militare, dal comparto energetico alla tecnologia e al commercio.
Un'intesa 'alla faccia' dell'Occidente
Così, il vertice informate tra Vladimir Putin e Xi Jinping di lunedì e la bilaterale ufficiale di ieri hanno ulteriormente cementificato quella collaborazione sviluppata «alla faccia» dell'Occidente, che ancora difende un ordine mondiale che è evidentemente destinato a tramontare. E la stretta di mano tra Putin e Xi è valsa un bel po' di soldi: per la precisione 100 miliardi di dollari, pari al valore degli accordi ufficializzati nelle scorse ore, già abbozzati in occasione di un vertice precedente dello scorso maggio.
Questione coreana
Il futuro, poi, appare ancora più florido, se si pensa che quella cifra è destinata almeno a raddoppiare entro il 2020. Ma non c'è solo l'economia. Perché, come ha opportunamente ricordato il presidente russo Vladimir Putin, c'è anche molto altro. Nell'ambito della questione coreana, ad esempio, Cina e Russia sono dalla stessa parte, visto che concordando di premere in modo congiunto per un vera soluzione della questione nella penisola coreana tramite il dialogo e il negoziato. Contemporaneamente, entrambe sono molto critiche nei confronti del sistema missilistico statunitense Thaad installato in Corea del Sud, perché temono che possa minare l'equilibrio della regione, allargando i confini della «nuova Guerra Fredda».
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Siria, Brics
Non solo: anche sulla Siria, le due potenze hanno spesso fatto fronte comune all'Onu, ed entrambe sostengono il regime di Bashar al Assad. Il Dragone e l'Orso sono inoltre le due colonne portante dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), organizzazione che, pur ancora acerba, sta cercando di spostare con qualche successo il baricentro del mondo dall'egocentrismo di Washington. Progetti come la creazione della Nuova Banca di Sviluppo, alternativa al Fondo Monetario Nazionale, o come la Nuova Via della Seta che fa a capo alla Cina, e il semplice fatto che quello dei Brics costituisce il mercato più grande al mondo (dove vive il 40% della popolazione del pianeta) sono tutte circostanze che Washington difficilmente potrà sottovalutare. Altro aspetto non trascurabile è quello energetico, visto che, il 20 dicembre del 2019, diverrà operativo il gasdotto «Power of Siberia» per l'esportazione di gas russo alla Cina.
Ordine mondiale
Non a caso, diversi analisti e osservatori sono ormai d'accordo nell'osservare che il «momento unipolare», con gli Usa unica potenza egemonica del globo, è vicino al tramonto. La stessa rivista americana Foreign Affairs ha di recente osservato come la più grande sfida per Trump sarà proprio il progressivo rinsaldarsi del legame tra Mosca e Pechino. Un legame che risale almeno al 1996, quando le due potenze sancirono un partnerariato strategico, rinforzatosi poi nel 2001 a seguito della firma di un trattato di buona fratellanza. Iniziative che, evidentemente, hanno dato i loro buoni frutti.
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