19 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Severo sì, ma...

Macron con Putin, il solito «burattino» di Washington alla corte dello zar?

Com'è andato l'incontro tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin? Di certo, l'Occidente ha apprezzato la fermezza di Macron nel puntare il dito contro la cosiddetta 'propaganda russa'. Ma non è tutto qui

PARIGI - La performance di Emmanuel Macron durante il suo primo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, avvenuto in occasione del trecentesimo anniversario dell’apertura dell’ambasciata russa in Francia e dell’esposizione dedicata a Pietro il Grande, «Pierre le Grand, un tsar en France, 1717» al Grand Trianon, è stata largamente apprezzata. Un incontro avvenuto nella storica cornice della reggia di Versailles, e che ha attirato gli sguardi della comunità internazionale e dei media, interessati a presagire il prossimo corso della presidenza Macron su un argomento tanto delicato come i rapporti con la Russia. L'atmosfera è stata di incrollabile cortesia, ma l'aria si è fatta a tratti frizzante, per non dire pesante. Perché Macron, la cui vigorosa stretta di mano con il presidente Trump aveva già conquistato pochi giorni prima la stampa mondiale, ha voluto far vedere a Putin e al mondo intero di che pasta è fatto.

Macron salda i conti
Così, il nuovo Presidente, in mezzo a sorrisi e convenevoli, durante la conferenza stampa è giunto al punto. E ha voluto «saldare i conti» che erano rimasti aperti con Mosca dai tempi (recenti) della campagna elettorale. Campagna che i media di stato russi - secondo Macron - avrebbero cercato di influenzare comportandosi come «agenti di propaganda» e diffondendo «controverità infamanti», motivo per il quale il neo-inquilino dell'Eliseo li ha esclusi dal quartier generale della sua campagna elettorale. Macron ha insomma serenamente dimostrato di condividere l'attuale ossessione occidentale per la «propaganda russa», e ha voluto lanciare un avvertimento al Cremlino in mondovisione. Non che Putin si sia scomposto più di tanto: con la stessa serenità del suo interlocutore, ha infatti dichiarato che non c’è stato niente di male nella sua decisione di ricevere Marine Le Pen, visto che la leader del Front National ha sempre detto di voler riavvicinare Francia e Russia e condivide le sue idee sulla difesa dell’identità occidentale.

Siria e Ucraina
Questo è stato certamente l'episodio più chiacchierato dell'incontro, ma la bilaterale, naturalmente, ha contemplato molto altro. Come il confronto sulla crisi siriana e quella ucraina, argomenti che stanno a cuore ad entrambe le potenze. E lì l'atteggiamento di Macron è stato quello del leader che deve (e vuole) dimostrare la propria risolutezza nei confronti del «nemico numero uno» dell'Occidente (senza però innervosirlo troppo), e che deve (e vuole) conquistarsi ala fiducia e l'ammirazione della comunità internazionale. Così, sulla Siria ha fatto la voce grossa con Putin, proclamando la propria irreprensibile contrarietà all'uso di armi chimiche – contrarietà peraltro condivisa dal suo interlocutore russo – , circostanza che il Presidente francese ha definito una «linea rossa» valicata la quale la Francia non esiterà a intervenire. Contemporaneamente, però, ha ribadito la disponibilità della Francia a dialogare con la Russia sulla lotta al terrorismo. Sull'Ucraina, poi, Macron, dopo la sfilza di fallimenti incassati dalla diplomazia occidentale, potrà «vantarsi» di aver convinto Putin ad accettare che la trattativa si basi su un rapporto dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che è incaricata di valutare gli scontri e i movimenti di truppe in Ucraina orientale.

Dopo Hollande...
Quello che abbiamo visto è forse ancora troppo poco per valutare come evolveranno i rapporti tra Francia (o, più in generale, Europa) e Russia nell'era Macron. Certamente, il Presidente francese, con i suoi rimbrotti sulla propaganda russa, sembra aver accontentato chi, in Occidente, segue la linea intransigente contro Mosca. Al contempo, però, ha lasciato la porta socchiusa per evitare che le relazioni con Mosca precipitino del tutto. Relazioni che sono andate degradandosi a poco a poco passando dalla presidenza di Jacques Chirac a quella Nicolas Sarkozy e, peggio ancora, di Francois Hollande. Con il primo, come ha di recente ricordato il portavoce di Putin Dimitri Peskov, i rapporti erano ancora cordiali, anche perché Mosca apprezzò il disagio francese di fronte al rocambolesco intervento in Iraq. Più difficile e altalenante il rapporto con Sarkozy, molto vicino all'America, strappo in parte ricucito dopo la firma del maxi-contratto per la vendita delle portaelicotteri Mistral. Ma il record negativo nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi l'ha toccato Hollande, che ha sempre manifestato divergenze profonde con Putin sia sulla questione siriana, sia su quella ucraina. Al punto da annullare il contratto di vendita delle Mistral e la visita di Putin a Parigi nel 2016.

Un colpo al cerchio e uno alla botte
E ora? Gli analisti sono divisi, anche quelli che scrivono per la stampa russa. Secondo Finian Cunningham, il fatto che Putin sia stato il primo leader ad essere ospitato in Francia dal'insediamento di Macron dimostrerebbe l'intenzione di promuovere un reset nelle relazioni con la Russia. Per Paul Craig-Roberts, invece, Macron sarebbe il solito «burattino» di Washington, che perseguirà nei confronti di Mosca politiche tanto intransigenti quanto suicide. In effetti, entrambe le letture sono legittime, perché supportate da alcuni segnali. E' proprio questo, forse, il risultato che sin dall'inizio voleva ottenere Macron: sembrare intransigente a sufficienza per non far innervosire i colleghi europei, e aperto abbastanza per non dare l'impressione a Mosca di voler chiudere del tutto la porta. Anche perché, per l'economia francese, l'interscambio con la Russia è fondamentale. Come si dice, un colpo al cerchio e uno alla botte.