20 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Le elezioni si avvicinano, le contraddizioni aumentano

Merkel ad Abu Dhabi non indossa il velo, ma non rinuncia a fare affari con i Paesi del Golfo

La visita di Angela Merkel ad Abu Dhabi e in Arabia Saudita ha fatto scalpore perché la Cancelliera non ha indossato il velo. Peccato che la Germania resti uno dei principali partner occidentali dei Paesi del Golfo finanziatori del terrorismo

BERLINO - La visita di Angela Merkel ad Abu Dhabi prima, dove la Cancelliera ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Zayed Al Nahyan, e in Arabia Saudita poi ha fatto scalpore per il motivo sbagliato. La notizia che tutti hanno riportato, infatti, è che Frau Merkel ha rifiutato di indossare il velo, come prima di lei ha fatto Theresa May durante la sua recente visita nei Paesi del Golfo Persico. Una scelta apprezzabile, senza dubbio, ma non priva di contraddizioni. Perché, più che non indossare il velo, Angela Merkel (e la May prima di lei) avrebbe dovuto coraggiosamente scegliere di riconsiderare la partnership tra il suo Paese e Stati inguardabili come l'Arabia Saudita.

Oltre al velo c'è di più
Inguardabili sotto molti, troppi punti di vista: sotto l'aspetto del rispetto dei diritti umani, ad esempio, tematica a cui l'Occidente appare sensibile solo quando gli conviene. O, ancora, sotto il profilo del sostegno, ormai acclarato, che i Paesi del Golfo Persico hanno fornito (e forniscono) ai terroristi che tanto ci spaventano. Il rifiuto di indossare il velo è certamente un segnale che fa scalpore, abituati come siamo agli inchini; eppure, la verità è che di sostanziale c'è molto poco.

Le elezioni tedesche si avvicinano
Anche evitando di osservare «maliziosamente» che l'avvicinarsi delle elezioni potrebbe aver incoraggiato la leader tedesca a compiere questo gesto forte e popolare, le contraddizioni rimangono numerose e ben visibili. Sarà anche vero che Merkel, come ha riportato all'unisono la stampa mainstream, abbia voluto discutere, ad Abu Dhabi, «delle crisi in Siria, Libia e Yemen così come delle iniziative dei due Paesi per combattere il terrorismo». Sarà anche vero che ha sfiorato il delicatissimo argomento del conflitto yemenita, dove l'Arabia Saudita è impegnata a perpetrare, nello scandaloso silenzio internazionale, una vera e propria strage; e ancora, non vogliamo mettere in dubbio il fatto che la Cancelliera abbia offerto il suo sostegno per promuovere un progetto politico guidato dall'Onu per risolvere quel conflitto con mezzi diplomatici. Ma finché la Germania, e l'Occidente tutto, continuerà a fare affari con i sauditi e a foraggiarli di armi, ogni altra iniziativa di senso opposto rimarrà irrimediabilmente confinata sul piano dei buoni propositi irrealizzabili, se non, peggio, degli slogan elettorali.

Commercio e investimenti
Non a caso, nel corso dell'incontro ad Abu Dhabi, il principe ereditario ha specificato che gli Emirati puntano a «sviluppare e promuovere i propri rapporti con la Germania in tutti i settori». E l'agenzia di stampa emiratina WAM ha ricordato che tra i due Paesi intercorre un interscambio annuale pari a 16 miliardi di dollari, e che gli investimenti tedeschi negli Emirati ammontano a circa 2,4 miliardi di euro.

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Vendita di armi
Per non parlare della vendita di armi tra Germania e Arabia Saudita. Secondo il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), nel 2014 Berlino era il sesto Paese esportatore di armi verso Riad. E un rapporto del Governo ha ufficializzato come, nel corso dei primi sei mesi del 2016, la Germania abbia aumentato la vendita di armi, fatturando un record di 4 miliardi di euro. Tra i clienti più fedeli, sempre l'Arabia Saudita, che in quel periodo ha raddoppiato gli acquisti, portandoli da 179 milioni di euro a 484.

Armi in cambio della candidatura ai Mondiali 2006
Nel 2015, fece scalpore la notizia (riportata dal settimanale tedesco Die Zeit) secondo cui la Germania, in cambio della candidatura al Mondiale del 2006, avrebbe donato a Riad un grosso carico d'armi. La vicenda risalirebbe all'anno 2000. Secondo la ricostruzione di Die Zeit, inizialmente l'Arabia Saudita intendeva offrire il proprio appoggio alla candidatura del Marocco, ma la Federazione calcistica teutonica, d'accordo con il governo tedesco di Gerhard Schroeder, organizzò il «colpaccio»: a una settimana dal voto, una nave carica di granate a razzo, prodotte in Germania, sarebbe così arrivata nel Paese musulmano.

L'Arabia Saudita nella Commissione Onu sulle donne
L'ipocrisia dell'Occidente sulla questione è ben dimostrata dalla grottesca decisione dell'Onu di far entrare l'Arabia Saudita nella commissione sullo status delle donne. La Commissione è un organismo intergovernativo, composto da 45 rappresentanti di Stati membri delle Nazioni Unite che rimangono in carica per quattro anni, e che ha, tra i suoi compiti, quello di promuovere l’uguaglianza di genere e di migliorare la condizione sociale delle donne. Tutto questo, nonostante Riad discrimini notoriamente e apertamente il genere femminile. Per raggiungere il quorum necessario alla elezioni, Riad dovrebbe essere stata sostenuta anche da Paesi non islamici e non direttamente finanziati dalle petrolmonarchie del Golfo Persico. E sul tema, per quel che si sa, la Germania di Angela Merkel e con lei tutti gli altri governi occidentali hanno preferito barricarsi dietro a una conveniente e «politicamente corretta» indifferenza.