Brexit, l'addio di Juncker e Tusk agli inglesi
Ecco cosa hanno detto Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, e Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, nel giorno dell'addio di Londra all'Ue
BRUXELLES - «È una giornata storica, ma per la ragione sbagliata: un Paese membro ha deciso di lasciare l'Unione e io sono profondamente triste». Così, in un colloquio con il Corriere della Sera, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, commenta la notifica formale al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk dell'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona da parte del Regno unito.
Juncker: negozieremo in modo fermo, aperto, onesto
«Negozieremo in modo fermo, aperto, onesto, saremo disponibili ad ascoltare le ragioni dell'altra parte, ma non saremo ingenui», sottolinea Juncker. «Ora la palla è nel nostro campo - dice Juncker -, renderemo nota una risposta entro fine aprile di concerto con il Consiglio, ma fino ad allora cercherò di dire il meno possibile», spiega il presidente della Commissione europea.
L'addio di Tusk
Parole di tristezza anche dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. «Eccola, la notifica del primo ministro Theresa May che fa scattare l'art. 50 e l'inizio dei negoziati sul recesso del Regno Unito dall'Ue». ha esordito, brandendo nella mano destra la lettera di Londra ricevuta poco prima dall'ambasciatore britannico presso l'Ue, Sir Tim Barrow. Nella nuovissima sala stampa del nuovo palazzo del Consiglio europeo a Bruxelles, gremita, scattavano i flash dei fotografi: era la prima volta nei sessant'anni della storia della Comunità, poi Unione europea, che invece dell'arrivo di un nuovo paese si annunciava l'abbandono di un vecchio Stato membro.
Non è un giorno felice
«Non c'è ragione - ha continuato Tusk - di fingere che questo sia un giorno felice, né a Bruxelles né a Londra, dopotutto, la maggior parte degli europei, inclusa quasi la metà degli elettori britannici, voleva restare insieme, non dividersi. E per quanto mi riguarda, non posso fingere di essere felice oggi».
I 27 più uniti di prima
«Ma paradossalmente - ha osservato il presidente del Consiglio europeo - c'è anche qualcosa positivo nella Brexit: ha reso noi, la comunità dei Ventisette, più determinati e più uniti di prima. Ho piena fiducia che è così, specialmente dopo la dichiarazione di Roma» sabato scorso, alle celebrazioni per il 30esimo anniversario del Trattato Ue. «E oggi posso dire - ha assicurato Tusk - che resteremo determinati e uniti anche in futuro, anche nei difficili negoziati che ci attendono».
Il mandato della Commissione
«Io e la Commissione - ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo - abbiamo un forte mandato per proteggere gli interessi dei Ventisette. Non c'è niente da guadagnare in questo processo, e parlo di entrambe le parti. Essenzialmente, si tratta di un'esercizio di limitazione del danno. Il nostro obiettivo è chiaro: minimizzare i costi per i cittadini, le imprese e gli Stati membri dell'Ue». «Ma per ora - ha ricordato Tusk - niente è cambiato: fino a che il Regno Unito lascerà l'Ue, il diritto comunitario continuerà ad applicarsi al Regno Unito e al suo interno». «Abbiamo pubblicato - ha riferito poi - una dichiarazione ufficiale del Consiglio europeo in cui i leader dei Ventisette sottolineano che agiranno all'unisono, e che cominceranno i negoziati focalizzandosi su tutti gli adattamenti cruciali per un ritiro ordinato» del Regno Unito dall'Ue.
La proposta
«Venerdì - ha annunciato Tusk - io pubblicherò la proposta per le guide linee guida negoziali e la condividerò con gli Stati membri, affinché sia adottata al Consiglio europeo del 29 aprile. Venerdì ne parlerò in una conferenza stampa con il premier maltese Joseph Muscat, a Malta». «Che cosa posso aggiungere? Ci mancate già, grazie e addio», ha concluso il presidente del Consiglio europeo, evidentemente rivolto ai britannici.
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