19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Una risposta all'attivismo inaugurato da Bush e perseguito da Obama

Putin rinforza il potenziale nucleare russo. Il disgelo con gli Usa è ancora lontano?

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un rinforzo del potenziale nucleare russo, in risposta al sistema anti-missile introdotto da Bush e confermato da Obama. Cosa farà Trump?

MOSCA - Sono numerosi i segnali che fanno pensare che Donald Trump imprimerà, o cercherà di imprimere, un reset nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia: le tante dichiarazioni fatte in campagna elettorale, che lasciavano trasparire un'ammirazione nei confronti di Vladimir Putin e una interpretazione delle crisi ucraina e siriana decisamente in controtendenza rispetto a quelle dell'amministrazione Obama; la scelta di Rex Tillerson, noto per i suoi legami con la Russia e la sua contrarietà alle sanzioni, a segretario di Stato; e ancora, l'assenza di Mosca nella lista delle priorità nazionali di Difesa compilata dal team di Trump e già emersa a seguito di alcune indiscrezioni giornalistiche.

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I segni che il disgelo non è ancora arrivato
Non solo: Trump ha anche definito «obsoleta» un'organizzazione come la Nato, che sotto le ultime amministrazioni si è notevolmente espansa verso Est con lo scopo ufficiale di difendere la sicurezza europea dalla minaccia russa. Eppure, che l'era del disgelo non sia ancora arrivata lo si capisce da molti fattori: non solo la vera e propria guerra di propaganda che sta tenendo banco negli ultimi mesi sui quotidiani occidentali, che accusano Mosca di aver effettuato attacchi hacker e aver diffuso fake news nel tentativo di influenzare le elezioni statunitensi; non solo l'annuncio del Congresso e del Senato di un'indagine a proposito della presunta ingerenza di Mosca a favore di Donald Trump: anche il recente annuncio del presidente russo Vladimir Putin dimostra che il futuro delle relazioni tra Washington e Mosca è tutt'altro che definito.

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L'iniziativa di Putin
Putin, infatti, ha ordinato un rinforzo per il 2017 delle forze nucleari russe al fine di rendere possibile un'eventuale risposta a un attacco e la penetrazione di scudi antimissile nemici. «C'è bisogno di rafforzare il potenziale militare strategico delle forze nucleari» ha detto Putin, "soprattutto con missili complessi che possano rendere penetrabile qualsiasi scudo di difesa missilistico».

Il sistema anti-missile Usa firmato George Bush
L'iniziativa di Putin appare come una risposta all'attivismo muscolare esibito da Washington, in particolare nel costituire uno scudo anti-missilistico in Europa orientale. Misura che risale, in realtà, al predecessore di Obama: fu George W. Bush nel 2002, infatti, ad annunciare la volontà di dispiegare un sistema di intercettazione missilistica in Europa. Annuncio puntualmente seguito, un anno dopo, da una discutibile denuncia del trattato ABM, pilastro della de-escalation nella corsa agli armamenti nel periodo della Guerra fredda. Il programma missilistico americano – che prevedeva lo stanziamento di una base di intercettazione in Polonia e di un centro radar in Repubblica Ceca – fu ufficialmente giustificato con la necessità di difendersi da Iran e Corea del Nord, ma era chiaro che dietro vi fosse l’intenzione  di limitare l’influenza internazionale di Mosca sorretta dal suo arsenale militare: posizione sostenuta anche da Pechino.

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Un cammino seguito da Obama, che non è ancora finito
Dal canto suo, Obama non si è più di tanto discostato da tale impostazione: nel 2009, infatti, optò per un modesto ridimensionamento del suddetto scudo, e per un cambio di gestione: non più in capo a Washington ma alla Nato. Cosa che, è immaginabile, non rassicurò più di tanto Mosca in quanto a minaccia percepita. Oggi, stiamo ancora vivendo una fase storica che assomiglia pericolosamente a un revival 2.0 della Guerra fredda. Parlare di disgelo, insomma, è ancora presto, nonostante le intenzioni di Trump sembrino andare in quella direzione.