28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Ma nessun dietrofront su pena di morte

Turchia, premier Yildirim rassicura USA e UE: golpisti giudicati nel quadro del diritto

Il premier turco Binali Yildirim ha cercato di rassicurare Bruxelles e Washington, che hanno espresso timori sulle «purghe» messe in atto da Erdogan dopo il golpe. Mogherini: «Con pena di morte, Turchia mai in UE».

ANKARA - I fautori del colpo di stato in Turchia «ne renderanno conto» ma «nel quadro del diritto»: lo ha detto il primo ministro di Ankara, Binali Yildirim. Il premier turco ha parlato al termine di consiglio dei ministri ad Ankara.

Ankara chiede conto del sangue versato
«Chiederemo conto per ciascuna goccia di sangue versato», ha promesso il primo ministro Yildirim, sottolineando tuttavia che Ankara «agirà nel quadro del diritto». Il primo ministro turco ha poi confermato che più di 7.500 persone si trovano in carcere dopo il tentativo fallito di colpo di stato.

I timori di Washington e Bruxelles
La situazione turca continua a preoccupare Stati Uniti e Unione europea, che non sembrano apprezzare le purghe di presunti golpisti volute dal presidente Recep Tayyip Erdogan, con l'arresto di oltre 7.500 persone, tra militari, funzionari e giudici. Da Bruxelles, Usa e Ue hanno messo in guardia Ankara sulla tentazione di mettere in campo una repressione generalizzata e hanno esortato le autorità turche a rispettare «lo stato di diritto» evitando la «vendetta» .

Le richieste di Kerry
«Chiediamo con fermezza che il governo della Turchia mantenga la calma e la stabilità in tutto il Paese e inoltre esortiamo l'esecutivo turco a mantenere i più alti standard di rispetto delle istituzioni democratiche della nazione e dello stato di diritto», ha dichiarato il segretario di stato Usa John Kerry nel corso di una conferenza stampa dopo l'incontro con i ministri degli Esteri Ue. Kerry ha aggiunto che «il livello di vigilanza sarà alto nei prossimi giorni» per controllare la situazione in Turchia.

La durezza della Germania
Durissima la presa di posizione della Germania, che si è scagliata contro «episodi rivoltanti di giustizia arbitraria e di vendetta» nei confronti di soldati sospettati di aver partecipato al tentato. «Abbiamo visto nelle prime ore dopo il fallimento del golpe delle scene raccapriccianti di arbitrio e di vendetta contro i soldati in mezzo alla strada», ha detto Steffen Seibert, il portavoce della cancelliera Angela Merkel, aggiungendo: «Un simile fatto è inaccettabile».

Mogherini: con pena di morte, Turchia mai in Ue
«Nessun Paese può diventare Stato membro dell'Ue se introduce la pena di morte nel proprio ordinamento, e questo è chiaro», ha detto l'Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Federica Mogherini, commentando l'ipotesi. «Nelle ore difficili» del tentato golpe «noi siamo stati i primi a sottolineare che le istituzioni legittime in Turchia dovevano essere protette, ma questo non deve costituire una scusa per portare il Paese fuori dallo stato di diritto e dai diritti fondamentali, e su questo saremo estremamente vigili, non nell'interesse dell'Ue o dei negoziati con la Turchia, ma per il bene della Turchia stessa e del popolo turco». Una dichiarazione a cui ha fatto eco la cancelleria di Berlino. «Reintrodurre la pena di morte in Turchia significherebbe la fine dei negoziati per l'adesione all'Ue», ha detto Seibert.

La scusa del popolo
Il premier turco Binali Yildirim ha tentato di ridimensionare i timori dell'Europa, ma ha poi aggiunto che sull'introduzione della pena di morte «la richiesta da parte del popolo per noi è un ordine. Non sarebbe giusto agire guidati dalla fretta, ma non possiamo ignorare quanto ci viene chiesto dai nostri cittadini». In ogni caso «è necessario un passaggio parlamentare» ha spiegato Yildirim. «Si tratta di una questione che deve essere deliberata dal Parlamento poiché richiede una modifica costituzionale».

Nodo Gulen
Un altro punto caldo nei rapporti tra Ankara e Washington è quello che riguarda l'imam Fetullah Gulen, attualmente in esilio negli Stati Uniti e accusato da Erdogan di aver fomentato il golpe. Il presidente turco ha chiesto a Washington la consegna dell'anziano predicatore. «Invito il ministero degli Esteri affinché si accerti che in qualsiasi documento e richiesta verrà inviata agli Usa, vengano mandate prove e non accuse - ha dichiarato Kerry rispondendo all'annuncio di una richiesta di estradizione da parte del presidente turco - Abbiamo bisogno di vedere delle prove autentiche che rispettino gli standard minuziosi che esistono in molti Paesi che rispettano il sistema di estradizione».

Insinuazioni
Ieri il dipartimento di stato Usa aveva reso noto che Kerry, parlando con il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva rigettato «le insinuazioni o affermazioni pubbliche a proposito del ruolo che gli Stati uniti avrebbero potuto avere nel tentativo abortito di colpo di stato» definendole «assolutamente false e nocive per le relazioni bilaterali».

(Fonte Askanews)