12 dicembre 2024
Aggiornato 06:30
L'annuncio del comandante dell'aviazione militare

Mosca invia sistemi missilistici anti-aereo in Siria. E su Assad: «Nessuna posizione di principio»

La Russia ha inviato sistemi missilistici anti-aereo in Siria per supportare la sua campagna di bombardamenti. «Teniamo in considerazione ogni possibile minaccia», ha detto il comandante dell'aviazione militare Bondarev

MOSCA - La Russia ha inviato sistemi missilistici anti-aereo in Siria per supportare la sua campagna di bombardamenti. Lo ha indicato il comandante dell'aviazione militare, Viktor Bondarev, in un'intervista rilasciata al quotidiano Komsomolskaya Pravda.

Equipaggiati per tutti i rischi
«Non abbiamo inviato soltanto caccia, aerei d'attacco ed elicotteri ma anche sistemi a razzo anti-aerei", ha spiegato Bondarev al giornale. Ha aggiunto che la Russia ha preso la decisione di portare sistemi missilistici in Siria perchè «teniamo in considerazione ogni possibile minaccia»«Potrebbero esserci varie situazioni di forza maggiore. Immaginiamo che un aereo militare sia dirottato e portato in un Paese vicino e ci siano raid aerei diretti contro di noi. Dobbiamo essere preparati per questo», ha sottolineato. Il comandante ha poi ricordato che la Russia ha «più di cinquanta aerei ed elicotteri» in Siria, «esattamente il numero di cui abbiamo bisogno. Al momento, non ce ne servono di più».

Lotta contro l'Isis
Nei giorni scorsi, l’aviazione russa ha martellato l’Is, colpendo ripetutamente nell’area di Raqqa, la capitale de facto dello Stato islamico, nel nord Siria. È l’area destinataria dell’offensiva dei ribelli US-backed, quelli che avranno assistenza diretta dalle forze speciali americane: questa è una nota importante, perché anche sotto quest’ottica di bilanciamento, possono essere letti i raid russi. E infatti, il generale Andrei Kartapolov, che dirige l’intera operazione militare russa in Siria, ha dichiarato che «le coordinate di tutti questi obiettivi ci sono state fornite da alcuni dei rappresentanti dell’opposizione», non indicando quali: sarebbero stati colpiti 24 obiettivi, comprendendo quelli di Palmyra, Deir Ezzor, Ithriya e Aleppo orientale. Poche ore dopo le parole del generale russo, dal Pentagono hanno fatto sapere che i piloti dei caccia americani hanno comunicato direttamente con i colleghi russi nei cieli sopra alla Siria: è la prima volta che viene diffusa un’informazione del genere dal 20 ottobre, dati in cui USA e Russia hanno firmato un protocollo di gestione per evitare incidenti durante i bombardamenti.

Le accuse americane
Intanto, continuano le accuse da parte americana alla condotta di Mosca in Siria. Il vicesgeretario di Stato americano per il Medio Oriente, Anne Patterson, ha dichiarato che almeno 120mila siriani sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni dalla fine di settembre, quando sono iniziate le operazioni aeree russe sul territorio siriano.  «Da quando sono iniziate le incursioni, almeno 120mila siriani sono stati costretti a fuggire, come conseguenza delle offensive del regime appoggiato dai raid russi sulle città di Hama, Idleb e Aleppo», ha dichiarato Patterson nel corso di un'audizione alla Camera dei Rappresentanti. Questi dati erano stati diffusi già la settimana scorsa dalle Nazioni Unite ma è la prima volta che l'amministrazione le riprende e utilizza per accusare direttamente Mosca, già sospettata di voler colpire non tanto le milizie jihadiste dello Stato Islamico quanto l'opposizione moderata. Anche il vicesegretario per gli Affari europei, Victoria Nuland, ha sottolineato nella stessa audizione che dall'inizio delle incursioni russe la Grecia ha fatto registrare il flusso settimanale di migranti più alto del 2015, con oltre 48mila persone.

Nessuna posizione di principio su Assad
Nelle scorse ore, inoltre, il governo di Mosca, per voce del ministero degli Esteri, ha puntualizzato che garantire che il presidente Bashar al Assad resti al potere in Siria non rappresenta una posizione di principio per la Russia. «Assolutamente no, non lo abbiamo mai detto», ha spiegato ai giornalisti la portavoce Maria Zakharova rispondendo alla domanda se la conferma di Assad al potere fosse una questione di principio per la Russia. «Non stiamo dicendo se Assad debba andarsene o restare», ha aggiunto sulle agenzie di stampa russe. Il governo di Mosca in passato aveva sottolineato di essere contrario alla destituzione del presidente Assad.

(Con fonte Askanews)