19 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Nei giorni del suo viaggio americano

I 7 motivi per cui Papa Francesco non va giù ai conservatori americani

Qualcuno lo ha definito «storico»: ma il viaggio di Papa Francesco che ha «fatto riconciliare» Usa e Cuba ha rintuzzato anche le «antipatie» di chi, questo Pontefice, proprio non lo vede di buon occhio

NEW YORK – Il viaggio americano di papa Francesco è la dimostrazione più evidente di come questo Pontefice, nonostante abbia conquistato i cuori di molti Cattolici, non piaccia proprio a tutti. Tutt’altro: le sue uscite mediaticamente poco avvedute gli hanno alienato molti «ortodossi», e il suo stile fortemente «popolare» gli ha attirato l’accusa di simpatizzare per il comunismo. Questo viaggio storicamente tanto importante non ha potuto che rintuzzare il dubbio specialmente tra i conservatori americani, quelli che non hanno visto di buon occhio il riavvicinamento con Cuba in cui – si sa – il papa stesso ha messo il suo «zampino».

Questione cubana
A dimostrarlo, un eloquente articolo pubblicato su The Guardian, a commento dell’incontro tra Francesco e Castro. E se per il quotidiano quest’ultimo, nel suo «soporifero» discorso di benvenuto, ha subito colto l’occasione per bollare l’embargo come «crudele, illegale e immorale», Bergoglio non ha risposto alle attese dei dissidenti, che speravano in una parola di condanna del regime. Solo una fulminea allusione ai cubani che «non possono essere qui»; poi, un riferimento al padre dell’indipendenza cubana José Marti e all’importanza della riconciliazione. Un discorso che i conservatori cubani non hanno apprezzato per la mancanza di «coraggio», a fronte invece del grande impegno per favorire il «disgelo» con gli Stati Uniti. Tale posizione è generalmente condivisa dai repubblicani statunitensi, e ben rappresentata dal candidato Marco Rubio, figlio dell’immigrazione cubana: il senatore ha addirittura promesso che, se diventerà presidente, questa svolta avrà vita breve. Ma non è solo Cuba a «inimicare» Francesco ai conservatori americani.

Immigrazione
Tema caldo da un lato all’altro dell’Atlantico, l’immigrazione sembra essere stato un argomento particolarmente divisorio. Almeno da quel 14 luglio 2014, quando il Pontefice si appellò agli Usa perché facessero entrare i tanti migranti provenienti dall’America Latina, partendo dai minori. Un’affermazione del genere – c’è da scommetterlo – non dev’essere stata particolarmente apprezzata dai seguaci di Donald Trump, il cui «beniamino» ha promesso di costruire una barriera lungo il confine del Messico e di ricorrere a deportazioni di massa per gli illegali. Inoltre, l’approccio ai rifugiati siriani, per i quali il Papa ha raccomandato l’accoglienza, differisce dalla posizione di molti candidati, tra cui Rand Paul e Ted Cruz, che non condividono la decisione di Obama di aprire le porte a 10mila di loro.

Clima
Anche la questione del cambiamento climatico divide il Pontefice dai repubblicani. Un tema particolarmente caro a Bergoglio, che attribuisce il fenomeno al comportamento scellerato degli uomini, e che più volte ha lanciato appelli perché ci si prenda più cura del mondo che abitiamo. Niente a che vedere con la posizione dei conservatori: secondo un sondaggio realizzato a giugno, solo il 27% di essi ritiene che il riscaldamento globale sia imputabile all’attività dell’uomo. Addirittura, un deputato cattolico conservatore, Paul Gosar, ha deciso di evitare il discorso del Papa al Congresso per protestare contro tali posizioni: un segnale che non sarebbe potuto essere più chiaro.

Lavoro e capitalismo
Vi è poi il tema del lavoro e delle organizzazioni sindacali. Il Papa non si è mai espresso a favore di queste ultime, ma certi suoi interventi in merito alla dignità del lavoro hanno abbracciato quasi toni sindacali. Del resto, non è un mistero che le decise prese di posizione di Francesco contro le storture e le ingiustizie generate dal capitalismo finanziario, di cui l’America è il baluardo, gli abbiano alienato le simpatie di molti statunitensi, soprattutto tra i conservatori. In una società che «condanna» la povertà quasi come una «colpa» e una «responsabilità» del soggetto, le posizioni di Bergoglio non possono che rimanere incomprese. Molti cattolici statunitensi non hanno digerito la presa di distanza di Francesco dalla teoria del «trickle down» (secondo cui la creazione di ricchezza prima o poi favorirebbe anche i poveri), né il j’accuse contenuto nell’enciclica «Laudato sii» contro un approccio meramente strumentale e predatorio nei confronti della natura, con l’invito a «cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso».

Diritti civili, aborto, islam
Se a tutto ciò si uniscono le cosiddette «aperture» alla comunità omosessuale, alle donne che hanno praticato l’aborto e ai musulmani (con il gesto simbolico di pregare nella storica Moschea di Istanbul), si avrà un quadro completo della situazione. Decisamente, Francesco non piace a tutti, soprattutto in America.