25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Per Putin assist da Berlusconi

Mosca continuerà ad aiutare Assad. «Strano che gli USA non capiscano»

Così in un colloquio con askanews il politologo Feodor Lukyanov azzarda la previsione: «Non escludo che se la Russia continuerà su questa strada, anche altre persone e alcune forze politiche in Usa ed Europa offriranno il proprio sostegno, a loro volta, anche se non direttamente, ad Assad»

MOSCA (askanews) - È «strano» che gli USA «non capiscano, perché la situazione è sin troppo chiara: la Russia continuerà ad aiutare il governo di Bashar Assad perché è l'unico modo per combattere l'Isis in Siria». Così in un colloquio con askanews il politologo Feodor Lukyanov azzarda la previsione: «Non escludo che se la Russia continuerà su questa strada, anche altre persone e alcune forze politiche in Usa ed Europa offriranno il proprio sostegno, a loro volta, anche se non direttamente, ad Assad». Intanto in Occidente continuano a destare clamore le informazioni relative allo sbarco di forze russe a Latakia - oggi nuovo arrivo di due aerei - e le prime operazioni militari, mentre parallelamente da Mosca, sulla questione, si continua a coltivare l'orto della diplomazia parallela, intrattenendo buoni rapporti con le opposizioni di molti Paesi europei. A partire dall'Italia.

Non a caso anche oggi Silvio Berlusconi è da Vladimir Putin in Crimea, dove nei mesi scorsi si sono avvicendati altri politici del vecchio continente, ma mai di così alto rango. E proprio dalla penisola sul Mar Nero, l'ex premier italiano in collegamento con Fiuggi ha detto di essere là «per contribuire alla nascita di una grande coalizione internazionale per sconfiggere l'Isis, una grande coalizione con Europa, Federazione russa, Stati Uniti e naturalmente Nato sotto la bandiera delle Nazioni unite». Il tutto dopo che già il Cremlino aveva lasciato intendere che l'incontro Putin-Berlusconi, al di là della veste privata, avrebbe avuto anche una dimensione di confronto su «affari internazionali e le questioni regionali più urgenti. Compresa la minaccia dell'Isis».

Le parole di Lukianov suonano quindi molto suggestive in un momento particolare e sembrano la continuazione logica di quanto affermato dal Ministro degli esteri russo Sergey Lavrov: «Meglio tardi che mai: chiediamo di nuovo ai membri della coalizione a guida Usa di cooperare con il governo e l'esercito siriano». Lavrov ha anche fatto appello a Washington per «sbloccare i canali» di comunicazione con Mosca. «Questo è importante per evitare incidenti non intenzionali», ha detto. Il capo della diplomazia russa ha nuovamente sottolineato che la Russia «continuerà a fornire quanto necessario al governo siriano per poter difendersi contro la minaccia terroristica».

In base alle parole di Lukianov gli Usa conservano una posizione che «guarda all'indietro», mentre «ormai è lapalissiano che la Siria non sarà più come prima». A parte la Russia, c'è inoltre l'Iran ad aiutare Assad. Peraltro il recente accordo con Teheran sul nucleare è stato uno dei risultati più significativi in politica estera dei due mandati di Barack Obama, che ha inaugurato una nuova stagione di rapporti bilaterali. Accordo raggiunto con il sostegno di Mosca, e successivi ringraziamenti personali da John Kerry allo stesso Lavrov.

Ci sarebbe da chiedersi che cosa è cambiato negli equilibri internazionali, dopo quell'accordo. E che cosa ha dato a Putin la convinzione che proprio ora si potesse agire in maniera più significativa per aiutare l'alleato mediorientale per eccellenza? Soprattutto dopo anni di guerra civile, in un conflitto che non solo ha messo in ginocchio un Paese, la Siria, ma ha anche provocato un flusso di profughi che interessa tutto il vecchio continente, ha destabilizzato l'intera area. Oltre ovviamente a dare origine e forza a una delle più insidiose realtà terroristiche che la storia ricordi: l'Isis appunto.