18 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Dopo l'apertura della Germania

Migranti, le ragioni per cui tutti ora vogliono accogliere (solo) i siriani

Dopo mesi di latitanza, in queste ore vari Paesi europei si accodano alla disponibilità della Germania ad accogliere profughi dalla Siria. Ma perché proprio siriani, e non eritrei, afgani, iracheni, nigeriani ecc ecc.?

BRUXELLES – Le cronache delle ultime settimane ci parlano di un flusso inarrestabile di aspiranti profughi che percorrono le rotte verso l’Europa, rischiando la propria vita e quella dei propri cari. Un flusso che sempre di più interroga l’Unione sulla propria identità, palesandone tutte le falle e le divisioni interne. Eppure, qualcosa, negli ultimi giorni, sembra essersi smosso: da quando l’egemone Germania ha annunciato un’apertura senza precedenti ai profughi siriani, il suo esempio è stato (pur più modestamente) seguito da altri Paesi, quali la Svezia, la Francia e persino il Regno Unito del semi-euroscettico Cameron. Nessuno Stato, per ora, ha mostrato la stessa disponibilità – in numeri – di Berlino, ma le manifestazioni pubbliche di questi giorni segnano un’inversione di rotta rispetto ai mesi scorsi.

L’improvviso risveglio dell’Occidente
Che cosa è accaduto? Da osservare, innanzitutto, è che in quella fiumana di persone provenienti dal Medio-Oriente, dall’Africa del nord e sud-sahariana, i principali (se non gli unici) beneficiari di questa nuova generosità sembrano essere i siriani. Siriani che sono alla ribalta dell’attualità da settimane, da quando la crudele uccisione dell’archeologo di Palmira ha ricordato al mondo le brutalità di cui l’Isis è capace, ma soprattutto da quando la foto del piccolo Aylan ha risvegliato le coscienze assopite. Eppure, tale spiegazione è fin troppo semplicistica. Soprattutto se si pensa che quel conflitto è in corso da più di tre anni, ha già mietuto 250mila morti, ha provocato quasi 11 milioni di sfollati (circa la metà della popolazione), e vanta il tragico primato di dare origine a una delle più catastrofiche crisi umanitarie da dopo la seconda guerra mondiale. Tutto ciò si è consumato per anni sotto gli occhi dell’Occidente, le cui contrapposte agende lo hanno condannato all’immobilità.

Real politik a vantaggio dei siriani?
Su questo sfondo, l’apertura incondizionata ai siriani della Germania, seguita da altri Paesi, assume un significato nuovo. Perché i siriani sono soltanto una parte di un problema infinitamente più largo, che coinvolge altre nazionalità – eritrei, libici, afgani, nigeriani –. Tale «priorità» potrebbe dunque dipendere da ragioni di real politik. Da un lato, come già abbiamo avuto modo di sottolineare, i siriani sono mediamente più laici, istruiti e preparati di molte altre etnie che pure potrebbero vantare qualche diritto in materia d’asilo. I migranti meno «qualificati», al contrario, vengono facilmente lasciati ai Paesi del Sud Europa – come l’Italia –. Non è tutto: come osserva l’interessante analisi di Armando Sanguini dell’Ispi,  la priorità ai siriani richiama il tentativo di concentrare l’attenzione internazionale sulla Siria, campo su cui l’attivismo politico, diplomatico e anche militare si sta intensificando. Sono notizie dell’ultima ora l’intervento del Regno Unito, a fine agosto, contro l’Isis, e i voli di ricognizione promessi da Hollande per il medesimo scopo. Intanto, dal Pentagono si spargono voci di una possibile presenza russa al fianco dell’odiatissimo Assad.

Tempo scaduto
Insomma, pare che per l’Occidente sia scaduto il tempo delle riflessioni sulla Siria. L’ora della transizione non è lontana, e tra chi vuole infliggere un duro colpo all’Isis e chi vuole soprattutto mettere Assad fuori dai giochi, la partita politico-diplomatica (e militare) è aperta. E la disponibilità ad accogliere i siriani potrebbe essere un discreto biglietto da visita per parteciparvi da protagonisti.