24 aprile 2024
Aggiornato 02:00
L'ex segretario di Stato Usa una ricetta ce l'ha

Il Kissinger-pensiero (alternativo) per uscire dalla crisi ucraina

L'ex braccio destro di Nixon è convinto che l'Occidente abbia sbagliato a gestire la crisi ucraina, soprattutto non considerando cosa significa esattamenente Kiev per Mosca. Putin va ascoltato, dice, e serve una cooperazione tra Russia e Stati Uniti

KIEV - Proprio mentre l'Occidente «scopre» casualmente che Mosca in Ucraina c'è eccome (le vittime nell'est del Paese sono 6700 secondo le stime dell'Onu), qualcuno Oltreoceano sostiene che la riconciliazione tra le diverse parti in conflitto è possibile e che la soluzione armata non è quella ideale. A dirlo è nientemeno che Henry Kissinger. Il 92enne ex Segretario di Stato americano, inarrivabile stratega nella Guerra Fredda e in Vietnam che ha fatto del pragmatismo la sua unica religione, è convinto che i margini per un tentativo di collaborazione tra Stati Uniti e Russia in merito alla crisi ucraina ci sono tutti.

Ucraina qualcosa di «speciale»
L'analisi del conflitto tra Mosca e Kiev, sottolinea l'ex braccio destro di Nixon, non può essere ridotta solo alla rivalità tra i due Stati. Non è solo una guerra di territorio o di risorse questa: l'Ucraina rappresenta qualcosa di «speciale» per la Russia, da un punto di vista culturale e storico. Lo scontro riguarda questioni più profonde collegate all'identità, all'appartenenza etnica, alla cultura, alla storia.

Tutti hanno sbagliato
Il primo errore che ha commesso l'Occidente è stato dell'Unione europea, «che non ha capito quali sarebbero state le implicazioni delle condizioni dettate proprio da Bruxelles». La politica interna ucraina ha fatto sembrare «impossibile», spiega Kissinger, per l'ex presidente ucraino Yanukovich accettare le condizioni dell'Europa ed essere rieletto o, per la Russia, vederle in chiave «puramente economica». Una volta che Yanukovich ha respinto l'accordo nel novembre 2013, l'Unione europea è finita «in preda al panico», Mosca è diventata «troppo sicura di sé» e gli Stati Uniti sono rimasti «passivi», come se ciascuno agisse sulla base di qualcosa di razionale che in realtà era frutto di «equivoci» reciproci.

Ucraina stato cuscinetto
Per Kissinger la strada da percorrere è una sola: avere un'Ucraina militarmente non allineata, uno stato cuscinetto per capirci, cosa che allenterebbe le tensioni nella zona. Per arrivare a questo, è fondamentale che gli Stati Uniti riconoscano la Russia come «grande potenza». Insomma, la parola chiave è cambio di prospettiva: invece di «frammentare» la Russia in tante piccole parti, obiettivo perseguito nemmeno troppo sotto banco dai falchi a stelle e strisce, «lo scopo a lungo termine dovrebbe essere quello di integrarla».

Il possibile asse Mosca-Washington
Mosca e Washington sono determinanti per la stabilità dell'ordine globale: se collaborano, anziché farsi la guerra, la pace è garantita. Come dire: visto che il mondo di problemi ne ha già tanti – terrorismo, estremismi vari, Medio Oriente in fiamme, per citarne solo alcuni – non sarebbe meglio stare uniti per dettare legge insieme? "La crisi Ucraina si sta trasformando in una tragedia, perché si sono confusi gli interessi collegati all'ordine globale di lungo termine con il bisogno immediato di ripristinare l'identità ucraina». Quello che è importante – disse Kissinger appena prima di sprofondare l'America nelle paludose acque del Vietnam – è che la «strategia militare sia accompagnata da una permanente attività diplomatica, poiché il controllo degli armamenti non è meno essenziale della costruzione delle armi».