28 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Appuntamento è dall'8 al 10 a Ufa, in Bashkiria

Putin e il club esclusivo dal quale l'Occidente è escluso

Proprio mentre il dialogo tra Mosca e Washington sembra regredito ai tempi della Guerra fredda, il presidente russo Vladimir Putin ospita un doppio summit con i leader mondiali delle potenze alternative: i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e l'Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO), che raggruppa Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan.

MOSCA (askanews) - Un club esclusivo, dal quale l'Occidente è escluso, ma dove si discute anche delle minacce più preoccupanti per l'Ovest, come l'Isis. E proprio mentre il dialogo tra Mosca e Washington sembra regredito ai tempi della Guerra fredda, il presidente russo Vladimir Putin ospita un doppio summit con i leader mondiali delle potenze alternative: i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e l'Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO), che raggruppa Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. L'appuntamento è dall'8 al 10 a Ufa, in Bashkiria, una provincia russa poco conosciuta, ma in rapido sviluppo e ricca di petrolio.

Ci saranno il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Narendra Modi, e altri protagonisti della diplomazia internazionale. Compreso il presidente iraniano Hassan Rohani. Putin e gli altri dovranno affrontare molti temi, compresa la road map per la creazione di una nuova Banca per lo sviluppo Brics. Ma inevitabilmente alta in agenda sarà la minaccia costituita dallo Stato Islamico. Con motivo di allarme per la rapida ascesa dell'influenza Isis in Afghanistan, con almeno tre Paesi dell'Asia centrale confinanti (il Tagikistan ha quasi 1.500 chilometri di confine con l'Afghanistan).

Peraltro la Cina sta cercando interessi economici in Afghanistan ed è sensibile a qualsiasi ricaduta dell'estremismo islamico nel Paese, che ha un breve confine con la regione occidentale a maggioranza musulmana dello Xinjiang. «Per effetto della ricaduta delle attività terroristiche dello Stato islamico, l'Afghanistan deve ora affrontare una situazione cupa della sicurezza», ha detto il vice ministro degli Esteri cinese Cheng Guoping. I leader della SCO «avranno certamente un dibattito approfondito sulla questione afgana», ha aggiunto. Questione complicata davvero.

Negli ultimi mesi i talebani afgani hanno dovuto fare i conti con defezioni a favore dello Stato islamico, motivate anche dalla disaffezione rispetto al mullah Omar, che in Afghanistan non si vede dall'invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2001 e che sarebbe nascosto in Pakistan. Secondo vari osservatori, lo scontro tra gruppi jihadisti potrebbe preludere ad una spartizione più «globale» delle rispettive sfere di azione, mentre il mondo per ora è stato a guardare.

Oltre all'agenda comune, Xi avrà colloqui con Putin per un loro ottavo bilaterale. Xi è diventato presidente nel 2013; da ultimo ha visitato la Russia a maggio per assistere alla grande parata militare in Piazza Rossa per commemorare la sconfitta della Germania nazista nel 1945. «I leader cinesi e russi hanno stabilito un ottimo rapporto di lavoro e amicizia personale», ha detto Cheng, aggiungendo che «essendo entrambi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Onu) una relazione tra i due paesi ha un ruolo importante nella promozione della pace nel mondo».

C'è poi l'India, che parteciperà anche al vertice SCO (10 luglio) con il suo primo ministro, presente per la prima volta a un appuntamento del genere. Nuova Delhi punta a entrare con membro del gruppo, insieme con il «concorrente» Pakistan. Anche l'Iran ha aspettato dietro le quinte per anni, ma la sua attesa potrebbe allungarsi un po' finchè le sanzioni internazionali contro Teheran non verranno completamente rimosse: un raro dossier sul quale Russia e Usa stanno collaborando.

In seno al Brics l'anello debole potrebbe invece rivelarsi il Sudafrica, critico un po' su tutto e di cui è difficile discernere le posizioni sul programma economico del gruppo. Mentre per la presidente brasiliana Dilma Rousseff, il summit potrebbe rappresentare una botta di ottimismo, in un 2015 annus horribilis: una serie di fattori interni hanno infatti eroso la posizione della sua amministrazione poco dopo la sua rielezione a fine 2014. Compreso un rallentamento dell'economia e l'espansione della corruzione che coinvolge funzionari governativi di alto livello.