18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
La crisi ucraina

Odessa simbolo dell'Ucraina divisa

Nel rogo della Casa dei sindacati al Campo di Kulikovo morirono 42 persone, 35 uomini e sette donne, tutti filorussi, mentre altre sei, pro Kiev, persero la vita negli scontri avvenuti in pieno centro cittadino, nella zona pedonale di via Deribasovskaya. La strage di Odessa, diversamente da quella di Maidan a Kiev di febbraio, è però scivolata ufficialmente nel dimenticatoio. Le indagini sono in a

ODESSA - Sono passati tre mesi da quel 2 maggio in cui Odessa è diventata suo malgrado il simbolo dell'Ucraina in preda alla guerra civile. Nel rogo della Casa dei sindacati al Campo di Kulikovo morirono 42 persone, 35 uomini e sette donne, tutti filorussi, mentre altre sei, pro Kiev, persero la vita negli scontri avvenuti in pieno centro cittadino, nella zona pedonale di via Deribasovskaya. La strage di Odessa, diversamente da quella di Maidan a Kiev di febbraio, è però scivolata ufficialmente nel dimenticatoio. Le indagini sono in alto mare. E la città sul mar Nero, con grande tradizione multiculturale e di pacifica coabitazione tra etnie, è oggi più divisa che mai.

Le decine di morti in quel rogo di inizio maggio, ignorate allora come oggi dal potere centrale, rappresentano la spaccatura di un intero paese che, al di là della guerra nel Donbass, ha ferite molto difficili, se non impossibili da rimarginare in breve tempo. Che le vittime di Kulikovo Pole siano di serie B è facile capirlo non appena si arriva davanti alla grande piazza dove sorge la Casa dei sindacati. Qualche mazzo di fiori, niente più cartelli, insegne e fotografie. Dopo alcune settimane è stato tolto tutto.

Esattamente il contrario di Maidan, diventata con via Grushevsky una sorta di gran cimitero, con lapidi e monumenti. Le autorità di Odessa hanno invece vietato ogni esposizione, mandando su tutte le furie gli abitanti, almeno la parte schierata contro Kiev, che vedono i loro morti bistrattati in confronto a quelli che sono considerati eroi della capitale.

"E´ il governo nazista centrale sponsorizzato dagli americani che ha ordinato così, chi è morto bruciato non vale nulla", dice Viktor, pensionato veterocomunista sulla sessantina che se la prende sia con il premier Arseni Yatseniuk che con il nuovo governatore Igor Palitsa, oligarca vicino al più potente Igor Kolomoisky.

Viktor e il drappello filorusso che presidia Kulikovo Pole hanno dato appuntamento per sabato, quando una piccola manifestazione ricorderà le vittime. Non ci sarà grande folla, la città é divisa tra minoranze estremiste e la grande maggioranza silenziosa, che nella torrida estate si lascia portare dal ritmo vacanziero che ha condotto come ogni anno migliaia di turisti da tutta l'Ucraina sulle sponde del Mar Nero. Anzi, forse più, dato che in Crimea non va ora più nessuno.

Che Odessa sia una città spaccata e alla ricerca della verità sulla tragedia che ha acuito la tensione tra la periferia e il centro lo conferma anche l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sui diritti umani in Ucraina. Il documento non si è soffermato solo sugli effetti collaterali del conflitto nel Donbass, ma ha dedicato ampio spazio ai fatti del 2 maggio.

L'Onu ha sottolineato come sulla strage della Casa dei sindacati siano state aperte ben sei inchieste, dirette da differenti agenzie e istituzioni, con il risultato che tre mesi dopo il fatto il caos investigativo è completo e a Odessa nessuno si fida più di ciò che le autorità comunicano, anche perché le informazioni snocciolate dall'inizio della vicenda si sono mostrate spesso false e contraddittorie.

La popolazione di Odessa è in sostanza ancora all'oscuro di tutto ciò su cui si è indagato e il fatto che il ministero dell'Interno e la Commissione speciale parlamentare abbiano richiesto l'aiuto di esperti stranieri di mezzo mondo non ha in realtà aumentato la trasparenza e ha aggiunto confusione. In più, la propaganda mediatica in un senso o nell'altro non aiuta certo a districarsi nei meandri della verità: è facile quindi intuire come la carneficina del 2 maggio sia polarizzante sino agli accessi.

Per Nastia, giovane ragazza tra i filorussi del Campo di Kulikovo, i morti di Odessa sono stati ignorati da Kiev come adesso vengono ignorate le vittime civili nel Donbass. E l'Occidente lascia fare e non dice nulla, complice del presidente Petro Poroshenko, "uno che bombarda il suo popolo", aggiunge Viktor, secondo cui la guerra potrebbe arrivare sino a Odessa.

In realtà, a parte le frequenti tensioni tra i gruppi estremisti di entrambi i "campi", l'episodio della Casa dei sindacati è rimasto unico. È evidente però il solco che ha scavato anche in una città tradizionalmente aperta e tollerante come Odessa, come evidente è il differente trattamento riservato alle vittime.

Persino subito dopo la tragedia al ministro degli esteri tedesco Frank Walter Steinmeier, giunto a Odessa in missione straordinaria, era stato vietato di apporre una corona di fiori sul luogo della strage. Questioni di sicurezza, si era detto ufficialmente allora, le stesse che vengono addotte ancora oggi dalle autorità che impediscono agli odessiti filorussi di tenere commemorazioni. Ma se tre mesi dopo la tragedia del Campo di Kulikovo c´è chi vuole dimenticare in fretta, in altri cresce un risentimento che non promette facili riconciliazioni.